Art and crafts, sogno nostalgico di un artigianato la cui finalità, fin dalle forme più primitive, consisteva nel dare un contenuto spirituale alla materia, rivelarne la duplice potenzialità, ricavandone oggetti d'uso dalle cui forme si espandesse l'armoniosa complessità del mondo dell'uomo.
Mondo che stava per essere definitivamente conquistato e sommerso dalla approssimativa, progressiva brutalità della presunzione scientifica, e dei suoi indecifrabili prodotti industriali in procinto di estrometterne proprio l'uomo.
Primadellesabbie: a proposito di Art and Crafts, mi viene in mente il libro del socialista utopico William Morris, Notizie da nessun luogo (News from Nowhere), cito da wikipedia: ''Nel romanzo, il protagonista William Guest (inglese per "Ospite") si addormenta dopo un'assemblea alla lega socialista di Hammersmith, di cui fa parte. Si risveglia poco dopo in una società futura, che si basa sul collettivismo e il controllo democratico dei mezzi di produzione. In questa società non esiste la proprietà privata. L'autorità, il sistema monetario, le prigioni, il divorzio non esistono come non esiste nemmeno un sistema di divisione in classi. La società agraria funziona semplicemente nel trovare piacere nella natura, nella bellezza e nel proprio lavoro.'' https://it.wikipedia.org/wiki/Notizie_da_nessun_luogo
Prima del tramonto degli ideali utopici del 19° secolo, in cui secondo me bisognerebbe tornare a cercare spunti per nuove visioni del mondo, cercare lì in quella zona che non è mai diventata ideologia del potere, ma è restata ricerca, pratica di vita e visione: utopia in senso buono, da contrapporre alle distopie da cui siamo circondati oggi.
ekain, mi ha appassionato e ci penso da sempre, si tratta di un periodo in cui una parte della cultura europea ha cercato disperatamente di arginare, o di fornire un'anima, all'avanzante modernità ferocemente razionale.
Sono stati numerosi i tentativi, anche da parte di mecenati, di trovare la strada per una convivenza che non condannasse l'uomo al ruolo materiale che una società basata sullo sfruttamento esige.
Nel mondo dell'arte accanto all' Art and Crafts agivano la Vienna Secession e L'Art Nuveau, questa di matrice massonica.
Un link per la Secessione:
https://en.wikipedia.org/wiki/Otto_Wagner
e uno per una comunità religiosa il cui particolare minimalismo estetico unito allo stile di vita possono fornire argomenti di riflessione:
https://www.google.co.uk/search?q=inventions+of+the+shakers&hl=en&source=lnms&tbm=isch&sa=X&ved=2ahUKEwiHmbfkyrn4AhWKZ8AKHXQ2BzAQ_AUoAXoECAEQAw&biw=1268&bih=682&dpr=1
Durante i miei studi universitari alla facoltà di Lettere a Genova, dal 1972 al 1976 ricordo che sui muri delle scale che portavano agli ampi saloni dei palazzi antichi di via Balbi c'erano scritte a piccoli caratteri: Ludo ti vede, Ludo è qui ecc. Non so chi li scrivesse, ma in quegli anni si cominciava a parlare dei luddisti, sotto la guida di uno dei miei professori di italiano, Enrico Fenzi, che in seguito venne incriminato come ideologo di una delle colonne fiancheggiatrici delle brigate rosse, appunto, i luddisti. Dei loro programmi non ne so quasi nulla, ma per conoscerli credo sia necessario leggere il libro che anni dopo scrisse lo stesso Fenzi, Armi e bagagli, di cui vi metto il link dell'introduzione
https://www.minimaetmoralia.it/wp/estratti/armi-e-bagagli-un-diario-dalle-brigate-rosse/
Letto, grazie Emily.
@emilyever: interessante, magari provo a carcare se trovo qualche altra informazine, grazie!
Per la cronaca, un altro mio professore di Genova, Gianfranco Faina, docente di storia dei partiti politici, fondò la cellula genovese di Azione rivoluzionaria, gruppo fra l'anarchico e il terrorismo rosso. Al contrario di Fenzi, Faina non si pentì mai, e morì in carcere nel 1981. Oggi mi chiedo se il fatto di non essermi piegata in questi due anni di narrazione della pandemia e della guerra non lo debba anche a loro
È merito tuo, e la riflessione ti fa onore (perdonami: sono fatti personali).
Non capisco bene: di che cosa dovrei perdonarti?
Credo lo scorso anno, ma non ricordo sotto quale articolo in home, ci eravamo interrogati su che cosa ci avesse resi così dubbiosi dall'inizio sulla pandemia, ed io ero risalita molto indietro, all'infanzia, quando la verità, o comunque un'altra narrazione, credevo fosse dietro la porta chiusa della camera dei miei genitori, e poi alla mia formazione storica ecc, e non so più se fossi stato proprio tu o un altro utente, a concludere che uno certe cose ce le ha dentro, quasi innate.
(Di essermi spinto a valutazioni personali).
Ricordo anch'io, nell'infanzia, un periodo in cui, a volte in modo molto cosciente, mi sembrava di essere avvolto da qualche cosa che mi impediva di accedere alla realtà (qualche cosa del genere: ma dove sono capitato?).
Oggi azzardo qualche idea al proposito, credo che il mondo che ti appresti a affrontare, scacci inesorabilmente, in quella fase della vita, la memoria molto vaga di un mondo altro dal quale una nostra componente proviene.