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LA GRANDE TRUFFA DELLA DIETA SENZA CARNE - Parte 4

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LA GRANDE TRUFFA DELLA DIETA SENZA CARNE - Parte 4

Fonte: The Exposé

Mercoledì 17 maggio 2023

Link: https://expose-news.com/2023/05/17/the-great-meatless-diet-con-part-4/

 

Lo sproposito secondo cui le eruttazioni e le scoregge delle mucche contribuiscono in modo catastrofico ai nostri livelli di metano viene da uno studio dell'Università di Oxford. I media hanno usato questa storia come prova che gli esseri umani potrebbero ridurre il loro apporto di CO2 del 61-73% se diventassero vegani. I media mentono. Ma non è tutto ciò di cui sono colpevoli. Invece di informare il pubblico sulle politiche consapevoli di gestione del territorio per la riduzione del problema, i media aziendali propagano accuse assurde fatte per mezzo di acrobazie pubblicitarie come il documentario Cowspiracy [letteralmente la cospirazione delle vacche].

Jan Wellmann ha scritto un saggio considerando le sei argomentazioni di coloro che promuovono l'agenda contro la carne. Questi sono i motivi che sono comunemente usati per giustificare la loro narrazione e demonizzare la carne che fa parte della dieta umana. Li smonta tutti. 

Abbiamo suddiviso il saggio di Wellmann in cinque parti, come abbiamo più sopra indicato, e pubblicheremo tutte le parti, una al giorno, nei prossimi giorni. Quella che segue è la Parte 4.

 

"Le mucche e le scoregge causano il cambiamento climatico"

Se ci fidiamo di quanto ci raccontano, le mucche sono responsabili dell'imminente apocalisse. Ma c'è un problema. 

La storia originaria di come le eruttazioni e le scoregge delle mucche contribuiscono in modo catastrofico ai nostri livelli di metano viene da uno studio dell'Università di Oxford [39] a cui si fa riferimento in una trasmissione pubblica nel Regno Unito del 2020. I media hanno usato questa storia come prova che gli esseri umani potrebbero ridurre il loro apporto di carbonio del 61-73 per cento se diventassero vegani. Però, l'attuale studio di Oxford si riferisce all’apporto di CO2 di cibi diversi, non ai popoli. Grande differenza.

Le stime per l'apporto alimentare di un individuo sono al massimo del 16%, il che significa che il massimo teorico per ridurre l'apporto individuale diventando vegani è del 16% sul 73%, ovvero circa il 10%. 

Tuttavia, anche questo massimo del 10 per cento non è corretto perché l'intera argomentazione è sbilanciata. 

Facciamo un esempio di come è esattamente sbagliato. 

Se rinchiudi un migliaio di coniglietti in un piccolo capannone e questi distruggono il posto con i loro escrementi, dai la colpa ai coniglietti per aver distrutto il capannone o come prima cosa te ne assumi la responsabilità per averli rinchiusi in un capannone? 

Finché manterremo miliardi di animali da allevamento separati dal ciclo [naturale] dell'azoto, animali che producono rifiuti che poi non vengono riciclati in modo efficace in natura, si continueranno a creare danni incalcolabili agli animali e al pianeta, comprese le enormi quantità di emissioni non necessarie di metano [40].

Se, invece, seguiamo i cicli naturali della Terra e lasciamo interagire [con la natura] gli animali al pascolo libero nei nostri futuri eco-piani, c'è un altro vantaggio che inverte la narrativa, che è il sequestro (*), il modo in cui la gestione naturale del territorio cattura il biossido di carbonio (CO2). Questo processo può essere ulteriormente accelerato con la silvopastorizia (**), che è un metodo per integrare gli alberi nei paesaggi lavorativi [41,42]. 

Le politiche di gestione del territorio che comportano il sequestro [del CO2] hanno il potere di invertire il processo del cambiamento climatico, la desertificazione e la produzione di metano, ma sono raramente discusse dagli scienziati o dai media. Mi chiedo, perché non lo fanno?

Invece, i media propagano accuse assurde fatte da trovate pubblicitarie come il documentario Cowspiracy, che afferma che l'agricoltura animale rappresenta il 51% di tutte le emissioni di gas serra. Sebbene i produttori siano stati in seguito costretti a ritrattare queste accuse, la storia è rimasta impressa nel pubblico, perché rispetta la narrativa ingegnerizzata. 

La realtà è che negli Stati Uniti, dove il consumo pro capite di carne è il più alto al mondo, l'agricoltura rappresenta il 9%, i trasporti il ​​29% e l'industria il 22% delle emissioni totali. 

Le emissioni dell'allevamento animale sono circa il 4 per cento del totale di quello dell'agricoltura, mentre quelle dell'agricoltura non animale sono il 5 per cento.
Ecco come stanno le cose. L'agricoltura animale, anche nella sua forma incredibilmente malvagia odierna, non è peggiore dell'agricoltura non animale in termini di emissioni.

Questi numeri rappresentano la realtà attuale, assolutamente inefficiente, senza il sequestro e senza il ciclo dell'azoto. Questo è ciò che dovremmo riformare invece di castrare il nostro approvvigionamento alimentare.

 

La parte finale dell'articolo di Wellmann sarà pubblicata domani. 

 

(*) In ingegneria industriale la cattura e sequestro (o stoccaggio) del diossido di carbonio (spesso indicato anche con l'acronimo CCS, derivato dal termine inglese Carbon Capture and Storage - o Sequestration) in scienze ambientali è un processo di confinamento geologico dell'anidride carbonica (CO2) prodotta da grandi impianti di combustione; una tecnologia che sta entrando a far parte del mix di strategie disponibili per far fronte alla crescente concentrazione in atmosfera di CO2 di origine antropica, un gas ad effetto serra che concorre all'attuale riscaldamento del globo. https://it.wikipedia.org/wiki/Cattura_e_sequestro_del_carbonio

(**) La silvopastorizia (dal latino silva, bosco/foresta) è la combinazione in maniera mutuamente benefica della selvicoltura e del pascolo degli animali addomesticati. I vantaggi di un'operazione di silvopastorizia comprendono la protezione del suolo e introiti accresciuti per un lungo periodo di tempo in quanto si ha una produzione simultanea di alberi e animali al pascolo.  https://it.wikipedia.org/wiki/Silvopastorizia

 

Riferimenti

39. Ridurre l'impatto ambientale del cibo attraverso produttori e consumatori 

40. Noi siamo la terra e la terra siamo noi: come i palati collegano paesaggi alimentari, paesaggi, paesaggi del cuore e paesaggi del pensiero

41. Fai la tua giusta parte per il clima 

42. L'agricoltura per uscire dalla crisi climatica

 

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