Ucraina, affari e guerra: l’Italia in prima linea
Domenico D’Amico
Giovedì 26 ottobre 2023
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Il Milex, osservatorio sulle spese militari, a marzo di quest’anno calcolava preventivamente in circa un miliardo di euro la spesa italiana sul fronte ucraino a tutto il 2023; in questa spesa è compresa la partecipazione italiana all’European Peace Facility, che a dispetto del poco fantasioso nome di facciata, rappresenta il contributo dell’Unione Europea per il rifornimento di armi all’Ucraina. Partito con una dotazione di 5 miliardi di euro, è arrivato però ora a 12 miliardi di euro di dotazione complessiva; proprio per questa nuova dotazione, l’Italia si è impegnata per un altro miliardo di euro nei prossimi quattro anni, come riporta la legge finanziaria.
Vanno poi aggiunti altri cento milioni di euro per la partecipazione dell’Italia al programma della Banca europea per gli investimenti a sostegno dell’Ucraina nel 2024.
Ma è tutto il fronte dell’Europa dell’Est a vedere impegnata l’Italia, mette in evidenza il Milex: nuovo personale assieme ad unità aeree e navali, oltre ad armamenti, sono stati dispiegati in special modo in Bulgaria, Ungheria e Slovenia nel programma Enhanced Vigilance Activity e nel mar Baltico con il programma di difesa aereo-navale.
In realtà l’Unione Europea, come riporta l’Ansa includendo anche altri tipi di aiuti a Kiev, ha già speso trenta miliardi di euro e prevede di incrementare questa spesa, costi ulteriori ai quali l’Italia dovrà partecipare in quota parte.
Da par loro gli Stati Uniti hanno già speso sul fronte ucraino settanta miliardi di euro e pochi giorni fa Biden, con un discorso dal suo Studio Ovale di 15 minuti, ha pubblicamente chiesto al Congresso altri 100 miliardi di dollari, necessari
a suo dire per portare avanti i due fronti ucraino-russo e medio-orientale; richiesta che verrà prontamente esaudita, a dispetto degli allarmi di shutdown, visto anche il recente report della Commissione Parlamentare Usa che riteneva indispensabile un aumento considerevole dei budget militari per portare avanti più fronti di guerra.
L’Italia, da fedelissimo partner NATO, ha dato ampia disponibilità a sostenere questi incrementi di spesa, come da richiesta Usa, con l’impegno di arrivare rapidamente al 2% di Pil in termini di spesa militare dall’attuale 1,46%: bilancio permettendo, sottolineava ‘prudente’ Meloni al vertice NATO di Vilnius a luglio.
C’è da scommettere però che i nuovi e fortissimi venti di guerra facciano correre più veloci le promesse fatte: la guerra, come sempre, fa correre gli affari e mette tutti d’accordo.