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Vigliacco, selvaggio e retrogrado XXI secolo - fine del regime coloniale "israeliano".

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Susana Khalil 
 
Il problema è il colonialismo e come popolo autoctono, i palestinesi devono abolirlo. 
Per difendere questo falso "Israele", un "Israele" che non ha alcun legame con l'antico "Israele" semitico. Un "Israele" imposto dall'Europa e dagli slavi europei nel 1948 sulla terra del popolo palestinese semitico nativo, sostiene oggi nel 21° secolo un anacronismo coloniale.  È sottomettersi e difendere il sionismo che è il fascismo più potente del nostro tempo storico. È difendere la falsificazione della Storia, è difendere lo sterminio di un popolo semitico autoctono che è stato alla luce della storia umana per più di 11.000 anni.
Non ci sarà un mondo arabo-persiano in pace e libertà finché esisterà nel Levante il regime coloniale ed espansionista di "Israele". La fine della barbarie coloniale, "Israele", non è la fine dei problemi del mondo arabo-persiano, perché la fine dei problemi non esiste.
Ma la fine del fascismo espansionistico coloniale "israeliano" è proprio evitare la scomparsa del popolo palestinese semitico autoctono di fronte allo sterminio esercitato da questo colonialismo. E allo stesso modo, per evitare che il mondo e la cultura arabo-persiana e curda scompaiano.
Dire questo sembra esagerato, manicheo e assurdo. Suonava anche assurdo e illogico quando si discuteva e si riportava il progetto dell'istituzione di uno "Stato ebraico" in Palestina. Tutti dicevano che era impossibile.
 

Oggi, nel contesto del bombardamento di Gaza da parte del regime coloniale di "Israele", ascoltiamo grandi verità, riflessioni, analisi, condanne, lamenti e indignazione. Ma non si sente, soprattutto in Occidente, nessuno che chiede la fine del regime coloniale "israeliano". Questo è un grande tabù, mascherato da un manto di sacerdozio accademico intellettuale, oltre all'attivismo politico e ai diritti umani repressi e demagogia.

La fine dell'esistenza del regime coloniale "israeliano" è una nascita della giustizia. Se vogliamo la pace dobbiamo prepararci alla giustizia. La pace non è il mediocre conforto dell'entelechia occidentale.
 
A voi di sinistra, progressisti e di destra, dal luogo più nobile del mio essere, il mio grido è per la fine dell'esistenza del regime coloniale "israeliano". La sottomissione elegante, talentuosa e creativa è oscurantismo secolare. Ci manca la vita. Lo diceva il poeta galileo, noi resistiamo perché amiamo la vita.
 
E non vuol dire che siamo condannati a vivere insieme, questa non è una condanna per il popolo palestinese autoctono, il problema è il colonialismo e come popolo autoctono, il palestinese deve abolirlo.
 
È un povero pensatore il palestinese che per paura di essere crocifisso come antisemita, oggi parla dei falsi due Stati e non parla come nativo della liberazione del suo popolo dal giogo e l'anacronismo coloniale di “Israele”.
 
Per chi parla di evolvere, sì, il rinascimento, riprendendo l'essenza, la ragion d'essere della causa palestinese. La Rivoluzione non è qualcosa di comodo, è ruvida, crudele ma dignitosa e liberatoria.
 
Abbiamo un appuntamento con la storia ed è per esecrare il colonialismo del nostro tempo, abbiamo un debito con l'umanità e salvarla dal fascismo sionista. La persecuzione è tempestosa ma il miele della giustizia deve vedere la luce. La liberazione della Palestina dal giogo coloniale eurocentrico di "Israele".
 
 
 
 
 
Questa argomento è stata modificata 2 anni fa 5 volte da ekain3
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