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IT: Chapter One


GioCo
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Cosa c'è di meglio di un film dell'Horror per un argentino di origini italiane? Il recente film "IT", ennesimo reboot di un ennesimo titolo di un opera scritta da King negli anni '80, non è solo considerato uno dei capolavori dello scrittore da molta critica contemporanea ma anche da una notevole massa di lettori. Questo film del 2017 viene diretto da Muschietti che grazie a del Toro approda ad Hollywood, avendo collaborato alla realizzazione di un precedente film horror, "La Madre". Muschietti riceve l'incarico dalla Warner nel 2015 di portare IT sul grande schermo, in seguito all'abbandono di Cary Fukunaga che aveva ricevuto lo stesso incarico. La precedente conversione in pellicola era stata diretta nel 1990 da Tommy Lee Wallace ma era nata come miniserie TV e poi adattata alla distribuzione Home.

Eccomi tornato a recensire un altra pellicola vista non per mia volontà (se fosse per me, hollywood sarebbe ridotto a un box di una bidonville) ma per accondiscendere a un mio assistito che ama l'Horror. Avviso che farò percchi spoiler, quindi se non volete sapere nulla del film e godervelo non andate avanti a leggere.

Non avendo letto il libro (e vi dico già subito che probabilmente non lo leggerò) non mi concentrerò sul romanzo, d'altronde c'è chi ha analizzato con dovizia di particolari gli aspetti più discordanti dal romanzo, per ciò mi concentrerò sugli aspetti "esotici" di questa specifica pellicola, aspetti che hanno reso apprezzabile la "spazzatura" (ok, non è un insulto, la narrazione nuota letteralmente nella spazzatura dato che le scene importanti si svolgono nelle fogne) e hanno fatto pensare a molti che questa fosse una delle migliori conversioni in pellicola tra le opere di King mai realizzate.

In parte sono d'accordo, ma solo se prendiamo questa "migliore conversione" come una sfida per abbattere le barriere che ci separano dalla logica e dal buon senso "quotidiano" per dare uno sguardo a quell'Horror che ci viene venduto caro. Cioè, solo se si capisce che per acquistare Horror paghiamo un prezzo salato, di cui il biglietto per il cinema è un miserabile acconto sugli interessi. Eppure, come ogni cosa che ci circonda, se lo spirito con cui si osserva è coerente a un certo tipo di "inflessibilità" (di cui poi accennerò) potremmo considerarlo un capolavoro pur senza che smetta di essere anche "spazzatura". Diciamo (giusto per dare un ordine più condivisibile) che potremmo considerarlo il capolavoro incosciente di una volontaria schifezza.

Iniziamo con il "patto di sangue" che vediamo alla fine del film e poi da lì tentiamo di svolgere la trama come una fosse un gomitolo di lana, per tessere il nostro arazzo critico. Il rito possiamo farlo risalire alla cultura irlandese e scozzese e prende il nome di "handfasting" e probabilmente al 1400. Serviva a suggellare un matromonio consenziente tra due adulti senza bisogno di sacerdote, notaio e di testimoni: con la punta di un pugnale il polso destro degli sposi veniva inciso fino a far sgorgare il sangue, dopodiché i due polsi erano legati a stretto contatto tra di loro con la "wedlock's band" ovvero una lunga striscia di stoffa (fonte: ontanomagico.altervista.org, in fondo alla pagina, titolo: "HANDFASTING"). Non temo che patti simili appartengano ad altre tradizioni volgari, cioè esterne alle ritualità religiose (qualsiasi esse siano) ma temo che gli indiani d'America centrino davvero molto poco con questo tipo di rituali (leggo che non è così nel libro). Non ho poi la certezza che il patto di sangue che vediamo nel film sia il discendente diretto di questo specifico che ho citato, ma gli indizi non paiono darci alternativa: i ragazzi di questa pellicola ostentano quella radice culturale anglofona che è alla base di molto colonialismo da quelle parti. Il rito che eseguono è consumato in un cerchio di sette elementi, di cui uno solo è femminile, l'ultimo ad andarsene. Ciò fa venire in mente altra tradizione sia volgare che religiosa, che non cito per brevità. Inoltre il regista ci dice che quel patto può essere considerato come un sostitutivo di una scena del romanzo estremamente controversa (vedi QUI, in fondo alla pagina, titolo: "10. La controversa scena di sesso nelle fogne"): i sette bambini camminano nelle fogne cercando l'uscita, discutendo tra loro dopo il traumatico evento appena vissuto, ma si rendono presto conto di essersi persi. In modo da essere nuovamente uniti a livello fisico e mentale e così in grado di uscire dalle fogne, Beverly si spoglia e si offre (sessualmente) al gruppo.

Tralasciando che nel romanzo il giaciglio della Signorina Beverly sarebbe una fogna e che le prestazioni se godute sarebbero state generosamente offerte a partire dalla verginità (non male, avrebbe faticato anche una diva porno) e che i suoi amanti sarebbero tutti bambini (alla faccia del moralismo bacchettone e della biologia) l'intera faccenda è parsa surreale al punto che la stragrande maggioranza dei lettori preferisce pensare che si tratti di un evento simbolico che ha per tema il passaggio all'età adulta. Noi possiamo essere d'accordo o meno (io personalmente non lo sono) ma non c'è dubbio che ci troviamo difronte a un altro indizio che indica il rito del matrimonio consenziente della scozia medioevale già citato ma opportunamente ridisegnato per l'occasione dal Muschietti. Ciò però che mi lascia perplesso di questa scena è la totale sconnessione con le esigenze narrative: il rito non è consumato durante le tribolazioni e i drammi dei ragazzi per suggellare un patto con cui affrontare le forze oscure del male o per superare una situazione senza apparenti vie d'uscita, ma per ... boh, fare i diversi? A me non verrebbe sinceramente in mente di fare un patto di sangue dopo aver affrontato oscurità infernali, oceani di sangue, latrine di ogni genere e quant'altro ci può offrire il ridente circo di hoolywood, non fosse altro che per fare qualcosa di diverso. Chessò, dare da mangiare ai conigli?

Un altra scena che viene poco prima, riguarda la presunta morte del personaggio Henry Bowers (non lo vedremo cadavere) il bullo che se la prende con gli inermi e ha un padre polizziotto abbastanza indecente, ammazzato dallo stesso Henry con una coltellata alla base del collo mentre guarda la TV qualche scena prima. Egli viene gettato con un calcio nel pozzo che porta alla tana del mostro clown Pennywise, calcio rifilato da Mike durante una lotta; Mike è l'unico bambino di colore del gruppo e ultimo a unirsi. Sembra abbia subito il più pesante restyle tra tutti i personaggi nella conversione cinematografica rispetto al romanzo. In effetti ho apprezzato di Mike (nella versione di Muschietti) il padre che vediamo per qualche secondo in una clip in cui gli insegna ad ammazzare pecore, presumibilmente della sua fattoria. Il ragazzo dovrebbe ucciderle ma non se la sente e il padre gli dice per convincerlo che "nella vita o sei la pecora o sei quello che le ammazza". Non vediamo Mike uccidere la pecora, ma poi lo vedremo girare con la sparachiodi usata per ucciderle, elemento che verrà conteso nella lotta con Henry Bowers poco prima che Mike lo scaraventi giù nel pozzo. Di questa scena mi rimane abbastanza oscura la casa dove si trova il pozzo, collegata a fatti risalenti a 27 anni prima che sono alla base della storia del mostro clown e che ci spiega perché dovrebbe essere un clown (?!). La critica è rimasta perplessa per la questione delle date: gli eventi del romanzo si dividono in due periodi temporali, 1957-58 dove i protagonisti sono bambini, 1984-85 quando i bambini ormai diventati adulti dovranno affrontare di nuovo il mostro. Questo film dovrebbe quindi riferirsi al primo periodo temporale del romanzo, ma nel film inizia nel 1988. Vabbé, tanto già la miniserie TV aveva post-posto la data al 1960, quindi niente male, se non fosse che se sommiamo 27 anni (1957-1984=27) dal 1988 per il "chapetr two" arriviamo al 2015, quindi Pennywise sbucherà dal suo buco per papparsi bimbetti scemi ogni 27 anni ad Hollywood? Mah, anche ammesso sia così mi piacerebbe capire come questo poi si ricollega al fatto che il mostro verrebbe sistematicamente ricacciato nell'ombra lo stesso anno in cui si risveglia e che stia sempre nello stesso buco della stessa catapecchia che nessuno a parte "bambini scemi" si sogna di andare a visitare. Perchè ripeto che sono scemi è presto detto: quanti bambini conoscete che vanno a caccia di mostri dentro le catapecchie abbandonate con attrezzature tipo: una sparachiodi eee .... tanta bella amicizia? Ma poi, da dove diamine hanno preso la corda per calarsi giù nel pozzo e le attrezzature da scalata che appaiono dal nulla così, tra un fotogramma e l'altro? C'erano già? Dalle loro parti, zone note per essere ricchiessime di montagne si allevano bambini con famiglie surreali già esperti in scalata? Qualcuno in quel buco ci faceva per hobby speleo trekking? Vabbè, la finisco qui per proseguire in questa "splendida opera" che già mi sto innervosendo e siamo solo alla seconda scena.

A un certo punto vengono uccisi dai rispettivi figli due padri (razzismo paterno ?!) in sequenza. Quello già descritto di Henry Bowers e quello della Beverly che si prende una sgabellata di ferro nelle tempie, mentre presumibilmente cerca di violentarla (?!) in cesso dopo che non ci ha provato (?!) presumibilmente mai fino alla sua adolescenza; epperò sto cesso e poi quel luogo in cui pare si accartocci l'umorismo nero del regista: in un altra scena la Beverly (che sembra stia più volenteri in sto lurido e tristissimo posto che in camera sua, tant'è che la vediamo praticamente sempre lì) infila un metro flessibile come fosse una sonda nello scarico del lavandino e ci tira su una specie di mucillaggine sanguinolenta che poi si anima, si moltiplica e la afferra per la testa per farle uno shampoo con un getto di sangue che arriva dallo scarico e che imbratta letteralmente tutto il bagno; la ragazza comprensibilmente urla si divincola eee ... si rannicchia in un angolo del suddetto bagno (?!) ... perché mai d'altronde fuggire?! Come non fosse già abbastanza surreale la faccenda si complica con il padre che "accorre" alle grida della figlia, entra nel bagno eee ... da una carezza alla figlia si gira e se ne va ... voi penserete come ho pensato io che l'intera faccenda del sangue era solo una allucinazione della ragazza, nevvero? D'altrondei di "allucinazioni" alla Nightmare il film è pieno; invece no, infatti in una scena successiva i suoi amici si occuperanno di ripulire il bagno. Ma anche lasciando perdere questo episodio, l'epilogo dei padri fa tutt'uno con quello di una madre che verrà presa a male parole dal figlio asmatico e con un braccio rotto, perché troppo protettiva (?!). Questa serie di scene che coinvolgono gli adulti credo avessero l'intenzione di sottolineare in generale che questi "adulti" sono inutili o abbietti (pare invece che non sia così nel romanzo) e che i bambini sono "meglio" di loro, tanto da affrontare il male oscuro che solo loro nel film vedono. Tuttavia l'intera cittadina vive l'angoscia della sparizione dei loro cari di cui vediamo ovunque i manifesti, manco fosse Raccoon City e loro sono "tanto meglio" da calarsi dentro un buco di una casa perchè sanno con certezza assoluta è infestata da chissà quale horrore che non può che stare nel buco anche se si è palesato ovunque nella casa ... per salvare Beverly nel frattempo sparita, perchè rapida da ... questo mostro che li minaccia anche direttamente a casa loro apparentemente senza problemi, affrontandolo nel buco armati ... di tanto rabbioso amoree (?!) ... contro cui la creatura soccombe (?!). Ook, ma non siamo nemmeno a metà film, neh?

Io però il resto non ve lo racconto. Perché è un accozzaglia di tanto e tale surrealismo dadaista che è meglio dedicare tempo ed energie a un dipinto di Mirò o Dalì. Almeno ha un senso estetico e simbolico di tutt'altro spessore, legato a una logica e a una corrente d'arte e di storia apprezzabile.

Prima di concludere vorrei però aggiungere qualcos'altro. I bambini di questo film ci ricordano altre produzioni che si ispirano agli anni '80 di cui il regista ha già detto "essere un caso". Se credete al caso, allora non possiamo fare altro che dare credito alle parole del regista. Ma io credo che ad Hollywood certi contratti li firmi solo alle condizioni che decide Hollywood e tra queste non temo ci sia pure la complicità silente di un regista a cui è vietato citare questi obblighi contrattuali. Inoltre osservo che Hollywood oltre che da sempre IL braccio armato della propaganda statunitense è anche una industria e segue a stretto giro il dogma del profitto che oggi pare tutto costruito sul remake e in particolare sullo sfruttamento assiduo del successo dei prodotti degli anni '80. Infatti in questo film gli anni '80 sono così assenti che li vediamo riprosti a noia con abbondanza di riferimenti iconografici: il bimbo con gli occhialoni (che pare una citazione dei fratelli Coen) i videogame, le corse in bici, la TV, l'amore di coppia "libero" e infantile, certamente tutti lontanissimi dai riferimenti degli anni '50 che presumibilmente mi aspetto nel romanzo scritto. Inoltre la questione dei genitori non si può archiviare così a babbo morto. Non in un epoca come la nostra in cui la famiglia e la religione cristiana, entrambe retaggio della nostra cultura, subiscono un attacco così bieco e feroce, così di basso profilo (sia entico che sopratutto intellettuale) e perverso da sollevare più domande inquietanti che tranquille riflessioni.

Tanto più se a farlo sono prodotti da cassetta come questo "IT" che ci appare in fondo in fondo neppure il peggio, dato che si mescola tra gli altri, come parte di quello tsunami di liquami tossici atlantisti che ci stanno innondando da quanto è iniziato il circo perverso del millenio.

Non vedo l'ora di vedere che fine ha fatto il cesso della Beverly nel "chapter two" in quel 2015 in cui "dovrebbe" essere ambientanto il prossimo incontro con il Pennywise della Warner, per ora in calendario per il 2019, forse ancora prodotto dal Muschietti, visto il successo di critica che ha ricevuto questo schifo. Dato che penso non riuscirò ad evitarmelo, per ragioni di superiore necessità pratica, a meno che non ne sopravvengano altre ancora maggiori, non mi resta che sperare tra queste "superiori ragioni" che sopravvenga nel frattempo il collasso del dollaro e che si porti via in quel buco mostruoso che è la fogna economica imperiale statunitense il film con tutto il resto del mercato a ridosso. Il quel caso non mi godro il cesso della Beverly o le fogne frequentante dai bimbi minchia di Muschietti, ma saprò resistere, dato che non riesco proprio a pensare siano minimamente vicini a un infanzia desiderabile, cioé ributtante al netto dei mostri. Ecco allora quella "inflessibilità" di cui cianciavo qui sopra: da secoli l'Uomo inventa mostri e li affronta, mostri che stanno nell'Uomo e fuori, nel suo ambiente e questi fanno certamente parte di una narrativa Horror che affonda le radici in epoche molto remote.

Ma per quale straca%%o di ragione dovremmo ritenere sensato che siano affrontati "meglio" dai bambini che NON hanno ricevuto alcuna educazione (nemmeno ritualistica e volgare) a riguardo? Per darglieli in pasto presumo, come giustamente accade con il bimbo minchia in mantellina gialla, che nelle sequenze d'amertura corre seguendo una barchetta a propulsione atomica, barchetta che ovviamente non poteva finire altro che in un tombino dentro cui c'è un "normalissimo pagliaccio" che sicuramente sta lì per restituirgliela insieme magari a fragranti pop corn e colorati palloncini. Io non ho abbastanza parole, ma a questo punto per chi mi ha seguito, credo basti il film "da solo" a descriversi. Guardatevelo se non lo avete ancora fatto e fatevi le "grasse risate" che nemmeno la critica "migliore" è riuscita a descrivere.


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Il film è un normale , e non sensazionale , horror come se ne vedono tanti .
Credo la mitizzazione sia dovuta ad un traino un poco inusuale .
In realtà chi va a vedere IT va a vedere Penniwise il clown che nell'interpretazione passata di Tim Curry è diventato per intere generazioni un parametro imprescindibile dell'horror ( unisce l'atavico disagio per i clown con una maschera sensazionale ) .
La precedente versione di IT , come fim , era se possibile peggiore di questa e come questa assolutamente dimenticabile .
Tutte e due le versioni filmiche non sono particolarmente attinenti al romanzo , quest'ultima ne serializza la trama in modo particolarmente fastidioso , di fatto ne spezza il ritmo , il senso e l'empatia verso i protagonisti cosa che nel romanzo è la base .
IT come opera letteraria è un grande romanzo ( e neanche tutto sommato di genere prettamente horror ) , si c'è Penniwise , ci sono i mostri , ma non sono il fulcro e la base dell'opera . Direi che sono il contorno , magari necessario per vederlo ma non necessario per leggerlo e portare a termine la lettura .
Se posso azzardare un paragone IT è molto più riconducibile a Stagioni diverse un'altro ottimo racconto di King .
Il film tratto da questo era Stand by me infinitamente migliore come trasposizione .
Consiglierei la lettura ( lunghetta perchè sono mille pagine circa ) ne vale la pena .


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GioCo
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JoeChip;237348 wrote: Il film è un normale , e non sensazionale , horror come se ne vedono tanti .
Credo la mitizzazione sia dovuta ad un traino un poco inusuale ...

Non so cosa intendi con "normale", non riesco a trovare molto di "normale" nella produzione cinematografica attuale, ma ti confesso senza pudore che in generale non apprezzo l'horror, ne in pellicola, ne scritto.
Questo non mi ha impedito di apprezzare King in altre sue opere, come "Il drago del male" o "Il Talismano", realizzati insieme a Peter Straub, anch'egli scrittore horror, in questo caso per realizzare degli epic heroic fantasy, cioè favole dove in genere il dramma è costruito attorno a un climax, o sfida crescente di qualche tipo, destinata a collassare in ultimo influenzando in modo determinante le sorti dei protagonisti e del loro ambiente.

L'horror ha come caratteristica che il dramma non ha un "happy end" certo, è concepito per costruire un allenanza con lo spettatore in cui prevale la promessa del debito di speranza. Mi spiego meglio. Il cattivo diventa l'icona di riferimento simbolica che torna e ritorna, come minaccia inestinguibile, in quanto "promette" di essere il definitivo castigo di ogni torto vero o presunto. In altre parole il protagonista è il demone che nella iconografia infernale cattolica classica perseguita i dannati e allo stesso tempo denuncia con la propria opera la correttezza della pena e della condanna di ogni "presunta innocenza" che per antonomasia è "la colpa dell'uomo qualunque" che giustifica il demone. Questo modo di pensare è a mio avviso un paradosso o Abominazione del mito. Infatti il problema è comunque di possessione: senza speranza non c'è rendenzione, nel senso che è bloccata ogni via d'uscita alla tristezza indipendentemente dal dramma nel racconto. Che l'horror sia un mezzo simbolico per rendere dogmatica la tristezza e iconografica la persecuzione mi sembra cristallino, poi ovviamente possiamo discutere su cosa ci piace e possiamo fare distinzioni sull'horror "culturalmente elevato" che vuole dire qualcosa di più e di meglio da quello a basso profilo, che si limita a mettere in sequenza allegri squartamenti.

Ma come spesso ripeto alle persone fragili che assisto, l'horror senza il suo contraltare, cioè l'epico senza l'etico, conserva il pathos ma perde il logos che lo tempera e questo rende il racconto anche piacevole ma tutt'altro che sensato. Senza temperanza non abbiamo eroi, ma vuoti a perdere, Kelipot (se ti piace la tradizioni cabalistica da dove molta di questa roba trae ispirazione) cioè posseduti dalle emozioni che cancellanno ogni resistenza. Troppe persone oggi vedono questi personaggi come miti giustificatrici del libero sfogo emotivo perchè hanno alle spalle storie bisognose di giustificare la crudeltà della vita, vissute direttamente o meno (tanto basta il TG). Altrimenti sarebbero cerebralmente morti. Ma la giustifica dell'abuso non è MAI educativamente desiderabile.

Per ciò questo va bene quando è un punto di partenza per arrivare ad altro, e questo "altro" si trova raramente nelle opere horror ... emerge sporadicamente se quell'horror diventa "satirico", come nel caso de "L'armata delle tenebre", dove l'eroe è infatti un palese pirla.


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Quello che cercavo di dire quando parlavo della serializzazione della trama originale del romanzo era qualcosa di molto simile alla notazione dell'epico senza etico che fai tu . Non tanto in relazione al genere Horror cinematografico dove di epico se ne trova poco e di etico pochissimo ma in relazione al film IT che proprio per questo motivo di fatto impedisce o se preferisci riduce in maniera sensibile l'empatia con i protagonisti che nel romanzo è il fulcro e non il corollario . IT non è un romanzo Horror come non lo è ovviamente ed esplicitamente Stagioni diverse . IT romanzo è un romanzo di formazione , le parti più deboli e persino trascurabili sono quelle horror è altro che ti motiva a continuare la lettura è altro che ne fa un'ottimo romanzo ( personalmente ad esempio considero del tutto superflua e stonata la parte finale quella che dovrebbe essere la narrazione dell'[b]epica [/b]classica resa dei conti finale molto stereotipata e scontata ...persino brutta ) .
Tornando all'Horror come genere filmico non è che sia uno dei miei preferiti proprio per le motivazioni che citi che di fatto rendono ovviamente preponderanti situazioni che difficilmente si coniugano con qualcosa di " culturalmente elevato" nel senso che personalmente preferirei definire "profondo" . Di fatto e per ragioni puramente commerciali è piuttosto ovvio che funziona meglio previlegiare altri aspetti più immediati e funzionali .
Ricordo pochissimi film "horror" che riescano a coniugare l'[b]epico e l'etico[/b] o comunque qualcosa che colpisca in maniera effettiva e valida il " sentire " .

Wampir di Dreyer
Nosferatu di Murnau
Il gabinetto del dottor Caligari di Wiene
L'uomo invisibile di Whale
Il dottor Jeckill di Mamoulian
La notte dei morti viventi di Romero

Ricordo invece del genere due incommensurabili ( per me ) capolavori

Per favore non mordermi sul collo di Polansky
Frankenstein Junior di Mel Brooks

Assolutamente perfetti ma senza dubbio un tantino eccentrici rispetto al genere visto che vorrebbero essere qualcosa di simile alla parodia ma che invece hanno , come a volte capita , la possibilità di essere definiti "capolavori".

Per quanto riguarda L'armata delle tenebre non lo definirei satirico ma al massimo divertente ( non in maniera particolare e sempre sopportabile ma abbastanza ) .E' un sequel di un film piuttosto splatter come "la casa" che non era male anche se esageratamente e fastidiosamente eccessivo .


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JoeChip;237350 wrote:
...
Per quanto riguarda L'armata delle tenebre non lo definirei satirico ma al massimo divertente ( non in maniera particolare e sempre sopportabile ma abbastanza ) .E' un sequel di un film piuttosto splatter come "la casa" che non era male anche se esageratamente e fastidiosamente eccessivo .

Beh, intanto citi due film che in effetti sono classificati come commedie anche se horror. Dicevo che era satira l'Armata delle Tenebre perché è una diretta e alquanto riuscita critica all'Horror di cui dovrebbe essere il proseguo. Il regista Raimi ha dichiarato che lui aveva fatto "La Casa" solo perché l'horror era un genere che gli garantiva successo, ma a lui è sempre piaciuta la satira, prendere in giro il malcostume americano (dato che lui è americano). Se non ne sei convito, l'intenzione è cristallina nel trailer della versione TV "Ash Vs Evil Dead", dove il protagonista de "L'armata delle Tenebre" ha a che fare con le forze del male nel nostro mondo, ma è invecchiato facendo il ragazzone che gioca a fare il fico.

Comunque, satira o comica cambia poco la sostanza, se il protagonista appare un pirla, si sgonfia la pretesa di pathos negativo e per forza di cose emerge una logica e un etica (cioè un pensiero critico) con il lato divertente. Ad esempio, non è etico che sia affidato a un cretino la custodia di un libro maledetto con un potere straordinario. No? Infatti nel serial TV gli basta una troia e una festino sexy privato con roba buona per combinare la cazzata di recitare una delle formule del libro, al fine di fargli vedere "quanto ce l'ha grosso". Potrai dire quello che vuoi, ma a me pare sia "molto americano". 😉


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Non so come sono classificati e da chi i due film da me citati come capolavori ( per me ) so che entrambi utilizzano stranoti archetipi del genere cinematografico Horror .
Se vuoi andare per definizioni direi che L'armata delle tenebre ( al contrario de "la casa" ) non è ascrivibile all'Horror ma casomai al fantasy ( tanto è vero che si svolge come fai notare tu in un altro mondo/tempo ) .
Di satira nell'armata delle tenebre non ne ricordo gran che ,di presa in giro del malcostume americano tantomeno ( se lo dice il regista sarà anche vero ma io non ne ho visto o non ne ricordo ) .
Ash Vs Evil Dead è una innocua e non particolarmente interessante serie tv , non ci vedo niente di che .
Che non sia etico "che sia affidato a un cretino la custodia di un libro maledetto con un potere straordinario " è cosa opinabile , non mi intendo molto delle procedure di affidamento di libri maledetti , ma certamente se il detto libro fosse affidato ad un individuo particolarmente razionale ed acuto probabilmente non ci troveremo a vedere un film di genere horror ma un film sull'archiviazione sicura di prodotti altamente tossici ( non credo sarebbe particolarmente interessante dal punto di vista emotivo o empatico ) .
Voglio dire non è questa analisi dell'attendibilità e razionalità logica di ciò che avviene in un film horror o fantasy che può definire il grado di empatia o coinvolgimento emotivo a mio parere .
Ho fatto un altro elenco che a mio parere meglio identifica quello che intendo e lo riporto

Wampir di Dreyer
Nosferatu di Murnau
Il gabinetto del dottor Caligari di Wiene
L'uomo invisibile di Whale
Il dottor Jeckill di Mamoulian
La notte dei morti viventi di Romero

A mio parere se si cerca qualcosa di significativo nel genere a livello etico/ empatico qui ci si trova meglio .


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GioCo
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JoeChip;237355 wrote:
Che non sia etico "che sia affidato a un cretino la custodia di un libro maledetto con un potere straordinario " è cosa opinabile ...

Cambia l'oggetto "libro maledetto" con "missili termonucleari allora" ... poi magari se ti piace la politica puoi sbizzarrirti a metterci il pirla che preferisci, ma che sia "opinapile" un "etica" mi pare eccessivo. Per evitare ulteriori fraintendimenti su queste questioni, ricordo che l'etica è in senso ampio, quel ramo della filosofia che si occupa di qualsiasi forma di comportamento (gr. ἦθος) umano, politico, giuridico o morale secondo treccani.

Sulla classifica dei due film mi attengo a quella pubblicamente accettata e non mi interessa "chi" l'abbia fatta. Wiki è un buon riferimento in questo senso e classifica Frankenstein Junior come film comico e Per favore, non mordermi sul collo! come commedia.

Comunque, a prescidere dalle classifiche o da cosa sia l'etica, mi pare di capire che il dialogo deragli verso tentativi di sfuggire a un certo conformismo che a me non interessa sondare. C'è troppo in gioco per parcheggiare la mente in contesti così minuti.

A me non interessa la classifica, tua o di wiki e non mi interessa discutere nel merito, per ciò per favore non insistere. Se pensi che l'Armata delle tenebre o Ash Vs Evil Dead sia una produzione senza merito particolare (ma puoi dire pure "una cacata pazzesca" alla fantozzi se preferisci, la cosa non mi disturba per niente) hai tutta la mia approvazione e stima. Tutti i film che citi sono perfettamente d'accordo abbiano un contenuto più ricco, "pensato", etico.

Ciò che cercavo di fare @JoeChip era sottolineare un principio complesso ma differente che riguarda l'horror da cassetta, quello che ci fa schifo per intenderci, quello "di basso profilo" a livello di cinepanettone ma che pare meglio del cinepanettone perché è serio e spacciato per horror (splattern) e quindi il modo con cui noi lo guardiamo può cambiarne l'effetto.

Se preferisci, è un po' come essere obbligati a ingurgitare veleno (o curare chi lo ingurgita) e quindi imparare a farlo riducendo al minimo il danno.


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il modo con cui noi lo guardiamo può cambiarne l'effetto.

L'osservazione, modifica definitivamente il sistema , in questo caso il film .

Una visione quantistica ....

Mah....non mi convince troppo a dir la verità ma probabilmente non capisco ( forse perchè mi ha sempre turbato quel gatto nella scatola ...) .


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