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Jupiter - Il destino dell'universo


GioCo
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Ennesima pellicola di fantascienza che mi accingo a commentare, questa volta recente, del 2015 scritta, prodotta e diretta dai fratelli Wachowski, pare strizzare l'occhio alla madre Russia, dato che la protagonista sarebbe discendenza femminile di origini russe (e il padre inglese).

Parecchie sono le cose da dire di questa pellicola, ma iniziamo con ordine. Affronteremo punti nevralgici che mi sono cari, al fine di sviscerare le differenze che ai miei occhi risultano più evidenti. Vediamole brevemente per punti:
cultura russa e americana: il rispetto dei patti e istituzioni (ceto) - ricadute1
miti nuovi e vecchi: regno e proprietà2 che si sovrappongono, magia egizia, morti e Anubi3
la ferocia banalizzata: la ragionevole richiesta del “bene più prezioso dell'universo”4
ritmo che cambia repentinamente: ammorbidimento del contrasto cognitivo alla propaganda
la triangolazione magica del marketing americano: esplosioni, inseguimenti e sesso

Culture a confronto
Una delle cose che ci regalano i Wachowski è un parallelo autoesplicativo di come le visioni culturali russa e americana si trovano male a confronto l'una con l'altra. Il tema centrale della pellicola è la parola, la promessa, il suggello di un contratto che lega l'individuo all'individuo e la collettività alla società o all'istituzione che la preserva, per un russo ragione di vita, per un americano poco meno di un opinione. Per l'americano se una accordo non è conveniente, in nome del principio superiore della libertà individuale (la scelta) si può sempre riconsiderare. Per un russo non esiste la libertà senza l'ottemperanza alla parola data, ha poca importanza verso chi o cosa si stipula il patto, in quanto il mancato rispetto significa spezzare la fiducia che sta alla base dei rapporti umani, cioè l'amore (verso noi stessi o verso il prossimo) che è la radice dell'identità dell'individuo cioè l'anima.

Senza forzare la bontà o meno dell'una o dell'altra visione si può però capire come le conseguenze a livello organico e sociale siano piuttosto potenti. Una prima ed evidente ricaduta nella pellicola è lo scontro del concetto di famiglia e i Wachowski, com'era prevedibile, non potevano esimersi da dire la loro. La prima nota paradossale è che nel film non vediamo la sessualità messa in discussione. Viene invece riaffermata con forza la superiore resa della riproduzione eterosessuale “casuale”, in un passaggio evidentemente voluto dai Wachowski, dove si afferma che: “un tempo era stata tentata la clonazione con il risultato di perdere quasi tutto il raccolto”, dove “il raccolto” sarebbero gli umani del pianeta poi ridotti a “elisir di lunga vita”. Tuttavia il problema è sottilmente reinserito mettendo in contrasto il sistema di accoppiamento omeogamico (consanguineo) con quello comunemente noto. La protagonista è Jupiter, una immigrata russa nata su una nave durante la traversata per arrivare in america, già orfana di padre. Jupiter la vediamo poi da adulta coabitare con la madre e la famiglia del cugino, in un quadretto di famiglia allargata che pare tratta da un manuale di antropologia. Tuttavia Jupiter scopre di "avere" anche una seconda famiglia, prodotta dal “caso”, perchè il suo DNA è una replicazione esatta di un altra umana (nel film questo evento è indicato come “reincarnazione”) che è la “regina” di una multinazionale che "serve" il mercato extraterrestre. Una multinazionale specializzata nel produrre e rivendere uno speciale preparato che ha l'effetto sui corpi viventi di invertire il processo di invecchiamento, donando in questo modo la vita eterna (ma non l'immortalità). Purtroppo questa "seconda famiglia” si presenta subito piuttosto orrenda. La madre di cui Jupiter è copia è morta in circostanze misteriose e i tre fratelli in vita stanno consumanto tra loro una faida feroce per la conquista dell'azienda a cui solo la rigida formalità burocratica di un apparato governativo stellare grottesco (che ci ricorda “Guida galattica per autostoppisti”) sembra capace di concedere pause. Jupiter quindi dovrà salvare la sua famiglia d'origine “russa” da quella cosmica che vorrebbe eseguire la raccolta (cioè uccidere tutta la popolazione terrestre).

La famiglia terrena è però anche lo stereotipo banalizzato al massimo, di quella immigrata vista con occhi americani, tipo (per intenderci) “Il mio grosso grasso matrimonio greco” e contrapposta a quella extraterrestre che appare "austera”, “sacrale”, "divinizzata" in luoghi che paiono cattedrali gotiche. Se nella famiglia terrena ciò che conta è l'affetto, infatti sia l'abitazione che l'occupazione (il lavoro) sono umili, nella famiglia stellare ciò che conta sono gli accordi (lo dice esplicitamente un consigliere a Kalique, uno dei fratelli della regina Seraphi di cui Jupiter sarebbe la reincarnazione) e l'autodeterminazione di classe o status socio-politico interno all'ordine extraterrestre, oltre che lo sfruttamento più bieco della vita altrui (ovviamente).

L'effetto di tutto questo contrasto famigliare è che l'affetto è continuamente ridotto a merce della forza e la forza è quella del mondo oscuro e dell'oltretomba, con riferimenti più che espliciti alla magia e all'antico Egitto. In altre parole la libertà di scelta di vivere l'affetto dei propri cari, sarebbe possibile per i Wachowski esclusivamente per il ceto (genetico e quindi consanguineo) a cui si appartiene che può rivendicare una “proprietà” planetaria, per diritto (di reincarnazione) regale e quindi stellare (divino). Non quindi necessariamente una discendenza lineare, non un semplice clone, artificio della tecnica, ma comunque una discendenza geneticamente determinata.

Il marchio genetico diventa quindi una distinzione di eredità di potere superiore rispetto al semplice patto tra persone. Qui torniamo al confronto tra la cultura Russa e Americana, dove per i russi, come ho detto, non c'è distinzione rispetto le parti, ognuna è tenuta a rispettare i patti oppure il lato che non è ottemperante perde fiducia, perde potere sociale, mentre il patto per la cultura americana e gestito unilateralmente dal ceto (superiore) e lo schiavo ama per forza il suo padrone per il semplice fatto che è il suo padrone “geneticamente dotato”.

Miti nuovi e vecchi: sincretismi creativi
Partiamo dalle Abrasáx, o Abraxás. D'incerta etimologia, è stata ritrovata su pietre e gemme usate come talismani magici. D'origine gnostico-mitraica, rappresenta principalmente la mediazione fra l'umanità e il dio Sole. Presso la tradizione persiana arriva a simboleggiare l'unione/totalità fra Ahura Mazdā ed Arimane, ossia Bene e Male (fonte: wikipedia).
Poi c'è Caine che salva continuamente la protagonista dai guai, dal curioso nome biblico e che in effetti ci viene confermato nel film che avrebbe ucciso qualcuno del ceto nobile (senza mai rivelare chi fosse) come per confermarci che è proprio “quel caino”. Ma allo stesso tempo è un lican, mezzo uomo e mezzo canide, come Anubi e in effetti fa parte di una sorta di “polizia cosmica” che sorveglia i raccolti (le anime?) e anzi tra tutti ci viene detto essere il migliore. Al contempo è anche uno che ha “perso le ali” come gli angeli caduti, cioè le protesi cibernetiche che lo facevano somigliare all'icona angelica, perché tolte dopo “la condanna” per l'assassinio del nobile.
Infine c'è la regina, dal nome fin troppo evidente: Seraphi, dove i seraphim sono gli angeli di fuoco splendente della prima gerarchia, foneticamente vicini a Serapis o Sirapis, divinità risultante da un sincretismo dell'egizio Osiride-Apis col greco Zeus-Hades e onorata particolarmente ad Alessandria. Il culto maturò dallo sforzo ideologico di conciliare le esigenze monoteistiche della componente ebraica, con quelle tipiche della religiosità autoct
ona, associando al dio Serapide elementi caratterizzanti dei culti egizi, in particolare quelli di Iside e Osiride. Abbiamo quindi in Jupiter una serie di sincretismi religiosi che si sommano. Quella appena vista e quella della reincarnazione Jupiter (Giove) il quinto e più grande pianeta del nostro sistema solare, con una composizione simile a quella del sole ma senza sufficiente massa per accedere la reazione di fusione nucleare. Per i Babilonesi, il pianeta rappresentava Marduk (per i greci Zeus) il primo fra gli dei e il creatore dell'uomo, conosciuto anche in sanscrito come “padre cielo”. Qui però è Serapide (donna) che rinasce Jupiter (donna) e possiamo capire come il gioco degli specchi funzioni per i Wachowski: padre cielo, si confonde con madre terra che reincarnata sceglierà il compagno Anubi, un licantropo che appartiene alla schiatta degli angeli caduti.
Questo magico sincretismo fa poi qualcosa d'altro sul piano pratico. Con l'avvento del cristianesimo, fu scisso il principio di potere temporale da quello spirituale di fatto archiviando l'idea di sacerdozio regale. Oltre ogni evidente evidenza, il tentativo dei Wachowski è di riportare indietro l'orologio evolutivo, non ricomponendo direttamente la frattura originale ma girandoci intorno con un operazione di chirurgia estetica, sovrapponendo il diritto regale dinastico (genetico) con il principio di proprietà, estesa all'uomo e al pianeta nel suo complesso. In sostanza viene confuso volutamente il regno (concetto territoriale) con l'industria (concetto sociale) dove il regno è da millenni un territorio amministrato da una nobiltà per diritto divino, mentre la proprietà è la definizione di una concessione sociale umana che diventa divina solo quando l'oggetto della proprietà è l'Uomo (cioè lo schiavo).

La banalità della ferocia
Il titolo non è riferito alla Arendt, ma a una tendenza propria della mente umana. Quando l'Uomo concepisce che per ottenere qualcosa di veramente prezioso, la ferocia è un mezzo buono come un altro, appiattisce il piano della moralità, riducendo la coscienza al minimo, perché altrimenti non potrebbe sopportare il peso della sua stessa valutazione condannando se stesso alla depressione o al suicidio. In altre parole la ferocia viene banalizzata: quando capita che Jupiter rompa involontariamente un cilindro con il prezioso elisir, Titus la rassicura che va tutto bene, si tratta soltanto di un contenitore buono al commercio, anche se costato ben cento vite, "per fortuna" le industrie Abrasax si possono tranquillamente permettere quella perdita. Quindi, le anime da cui è stato ricavato l'elisir sono poco più che frutta da far maturare sui pianeti e il “bene più prezioso dell'universo” non è quindi più la vita del prossimo o l'affetto, ma il tempo, la possibilità di ringiovanire all'infinito a spese di altri senza il loro consenso. Jupiter accenna al fatto che questo è ciò che fanno i vampiri e la battuta che i Wachowski mettono in bocca a Titus è piuttosto cinica: la stessa industria Abrasax avrebbe fatto circolare questi miti sulla terra. Perché? Non lo sapremo di certo dalla pellicola, dato che la protagonista non lo chiede.

Cambiamenti di ritmo
Una delle cose a cui mi ero disabituato era il cambio di struttura ritmica che è avvenuto intorno agli anni novanta del secolo scorso, da un unico ritmo a volte variato con gradualità a un alternanza brusca di ritmi frenetici e lenti. Ufficialmente i film americani si sono adattati allo stile pubblicitario, allo spot televisivo che deve stare in tempi ristretti e quindi è governato da ritmi frenetici. In questo modo però la mente esposta alla narrazione lunga e a più cambi di ritmo repentino (più di 45 minuti) si assoggetta empiricamente (abitua) al principio dell'interruzione, cioè si abitua al cambio di narrazioni, creando delle “stanze” divise selettivamente, accessibili da “interruttori” detti in gergo ancore. Si possono osservare bene questi interruttori dal momento che sono sempre posti in prossimità del cambio di ritmo e si tratta di segni (comandi) simbolicamente caricati per annunciare “profeticamente” il cambio. Per esempio una vetrata che si infrange e che annuncia l'ingresso in scena di qualcuno o qualcosa.

Triangolazione magica
Come per il cambio di ritmo, l'industria del cinema americano ci ha abituato all'abuso di quegli elementi che dovrebbero, nelle intenzioni, decretare il successo di pubblico se correttamente inseriti: inseguimenti, sesso ed esplosioni. I film da cassetta sono quindi considerati quelli che meglio assimilano questi elementi, mentre quelli che se ne discostano in tutto o in parte sono considerati “impegnati”, dato che impegnano un certo budget senza una garanzia di ritorno “sicura” per l'industria cinematografica statunitense.

In Russia tuttavia, le pellicole non portano traccia della necessità di un cambio di ritmo, ne tanto meno di dover possedere questa triangolazione magica e tuttavia mano a mano che procedo nel confronto, mi rendo conto che la cinematografia americana è letteralmente terrorizzata da quella russa. E' in corso una estesa, pervasiva e cruenta opera di cover-up dei prodotti russi e me ne sono reso conto la prima volta con il film russo “Viking”, una specie di colossal storico uscito da poco ma che ha iniziato le riprese nel 2013: si tratta di una pellicola che richiama i migliori film del cinema d'autore degli anni '60 e '70, con una possente forza evocativa. Per adesso ho potuto vedere solo poche scene tratte del film in russo, tutte impressionanti.
Bene, è a dir poco curioso che in occidente abbia debuttato un serial TV canadese nel 2013 che titola “Vikings”, un film “I Vichinghi” del 2014, “Thor: The Dark World” nel 2013 e tanti altri che non sto qui a citare. Insomma, proprio dal 2013 esplode la febbre del mito nordico e delle due l'una: o supponiamo che quella russa sia una produzione che segue banalmente la moda, oppure potrebbe giungerci il sospetto che sia stato intenzionalmente saturato l'argomento, come tra l'altro capita per altre pellicole come “Dark World” di cui parlerò più avanti.


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Truman
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mi rendo conto che la cinematografia americana è letteralmente terrorizzata da quella russa. E' in corso una estesa, pervasiva e cruenta opera di cover-up dei prodotti russi e me ne sono reso conto la prima volta con il film russo “Viking”, ...

è a dir poco curioso che in occidente abbia debuttato un serial TV canadese nel 2013 che titola “Vikings”, un film “I Vichinghi” del 2014, “Thor: The Dark World” nel 2013 e tanti altri che non sto qui a citare.

... potrebbe giungerci il sospetto che sia stato intenzionalmente saturato l'argomento, come tra l'altro capita per altre pellicole come “Dark World” di cui parlerò più avanti.

Interessante. Prendo nota. Grazie.


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