AVVISO: questo piccolo resoconto contiene spoiler.
Space vampires ("Lifeforce" in inglese) è un film del 1985 diretto da Tobe Hooper, tratto dal romanzo di fantascienza "I vampiri dello spazio" (The Space Vampires, 1976) di Colin Wilson.
E' una piccola perla con molti punti di contatto classici del genere gotico (horror) ma riprende la figura del vampiro togliendogli quell'aura di mistica superiorità per restituirgli una dimensione che gli è più propria, quella della possessione, dal momento che parliamo comunque di una figura demoniaca e maledetta (oltre che malefica).
Tuttavia l'opera diventa stranamente catartica e rovescia il senso stesso della maledizione, finendo per porre allo spettatore la domanda se sia più malsana la nostra idea di vita rispetto quella di questi esseri.
Molti infatti scordano che il vampiro tradizionale come mostro secolare diffuso un po' in tutto il territorio europeo, dall'Atlantico agli Urali, era prima di tutto una persona maledetta, cioè caduta sotto l'influsso di un maleficio e che per causa dei quel maleficio tornava in vita dopo morto per "succhiare" la vita ai cari. Il sangue era considerato dai nostri avi il tramite della vita e quindi era ciò che rappresentava, l'aspetto simbolico e magico più importante rispetto il liquido organico in sé.
Con l'avvento dell'era moderna si è perso questo lato metafisico e ha acquisito sempre più importanza l'aspetto fisico e corporeo della morte che ha sempre più coinciso con la perdita del corpo e con gli aspetti organici, per esempio lo smembramento tipico del genere splatter.
Siamo passati da un epoca profondamente credente e bigotta, rigida in senso dogmatico e religioso, ma convinta di un esistenza oltre la vita corporea e quindi più tollerante verso la morte a una apparentemente più tollerante religiosamente parlando, ma con aspetti infinitamente più cristallizzati dei precedenti sulla negazione di tutto ciò che non è corporeo e proprio dei sensi e che quindi trascende l'esperienza materiale.
Oggi è più difficile parlare di vita senza un corpo fisico, ed è forse la prima volta da quanto l'uomo ha memoria del suo passato che una fetta significativa di popolazione globale crede più nella vita materiale che in quella dopo la morte.
Space Vampire tocca tutti questi temi e lo fa senza girarci troppo intorno, con un linguaggio "visivo" diretto e immediato mai banale.
Tanto per cominciare qui i "nemici" non sono affatto corporei, anche se fin da subito un corpo ce lo fanno vedere ed è semplicemente "umanamente perfetto" oltre che "nudo".
Ci verrà spiegato da uno di loro che il corpo che vediamo è stato plasmato apposta a partire dai nostri pensieri e desideri, perché fosse per noi il più perfetto e desiderabile.
Il film qui ci mostra quindi una genialità creativa rara in questo genere che non riguarda tanto la scenografia, i costumi o gli effetti speciali, certamente più modesti e "low budget" rispetto ad altre opere ben più note come "Ghostbusters", ma infinitamente più rispettosi delle tradizioni e quindi profondi e ricchi di insospettabile significato esoterico.
La protagonista diventa subito la Space Girl, una ragazza appartentemente priva di tutto quello che potrebbe renderla letale che però diventa tale proprio per effetto del suo fascino che non è tanto e solo fisico ma soprattutto qualcosa che trascende il corpo. Fin da subito "lo scienziato" di turno, massimo rappresentante simbolico contemporaneo della neo-religione materialista che non a caso torna ad essere qui filo-esoterico, amante della morte in quanto tale, definisce "forza vitale" qualcosa che separa dal corpo, dandogli una connotazione energetica autonoma e noi con lui recuperando un concetto da sempre esistito tra gli uomini, non fatichiamo a seguirlo.
Eppure per un attimo ci dimentichiamo che per noi la morte è qualcosa che riguarda il corpo e basta, tant'è che la nostra è una società feticista per quanto riguarda la corporeità.
Quindi il film cosa fa? Inizia a usare il mediatore, l'evento vampiro, per estenderlo a malattia che è propria di un bisogno, il bisogno famelico di possedere ed essere posseduti. Una tentazione certamente, ma dell'animo e con effetti distruttivi sul corpo: l'energia vitale che diventa come una droga passa da un corpo all'altro e chi viene toccato dalla maledizione deve succhiarla ad altri dopo una morte apparente che avviene entro un tempo simbolico che è di due ore (120 minuti che esotericamente riprende il numero 12) e solo per perderla poco dopo a favore dei padroni, i vampiri spaziali.
La vita insomma come una sorta di moneta che esseri di un altro mondo, come un gigantesco sistema parassita, risucchiano dagli altri esseri viventi che incontrano.
Già così potrebbe bastare ma il regista ci regala molto di più. Questi esseri, che pure si nutrono per tramite dei corpi di essenze vitali, hanno un aspetto fisico originario che è quello della loro razza, ma non sono interessati a conservarlo, vogliono ben altro dagli ospiti di cui si cibano, vogliono assorbirne ogni aspetto: desideri, passioni, fantasie, passato... Tutto. Vogliono potersi confondere con l'ospite che gli ha fornito energia vitale e questo è esattamente il desiderio "armonico" di un qualsiasi vivente parassita: confondersi fino a fondersi con l'ospite, diventare con lui tutt'uno.
Fin dall'inizio per ciò la Space Girl ha "scelto" il suo prototipo umano con cui fondersi in una sorta di matrimonio extra-terreno ma anche extra-corporeo. Ma il protagonista, degno rappresentante della contemporaneità rigorosamente corporea non lo potrà accettare e distruggerà in un tempo corpo e spirito estinguendo così in una sorta di rituale spaziale, la volontà aliena vampira e i suoi ultimi rappresentanti.
In questo modo è come se il regista ci avesse voluto avvisare che non è tanto l'orrore della morte il problema del nostro tempo, ma l'inaccettabilità della Vita oltre la vita come dato fisico.
Ho visto anch'io il film molti anni fa, un horror di fantascienza ben fatto. Secondo me però i vampiri assumevano sembianze umane, anche molto avvenenti, come quella della ragazza, per meglio predare la 'life force' delle povere prede umane. Un film che fa seguito a quello, ormai diventato un classico, di Alien (che è del 78 se non sbaglio). In entrambi i casi veniva sfatato il pregiudizio della civiltà aliena tecnologicamente molto più avanzata, amica dei terrestri (come nel film Contact) oppure invasori del nostro pianeta per necessità, come nella Guerra dei Mondi. Da spettatori dell'invasione oppure da amici degli alieni siamo così passati al ruolo di prede, come nei film sui Vampiri spaziali o come gestatori della specie come in Alien. Mah, una buona dose di realismo secondo me. Visto il paradosso di Fermi : https://it.wikipedia.org/wiki/Paradosso_di_Fermi sembrerebbe che, se veramente ci sono specie aliene nel vicino universo, queste possano essere piuttosto come Alien che come E.T.