Hanno voluto imporre la presenza delle donne in tutte le manifestazioni pubbliche, dalla politica alla musica, al teatro, al cinema, allo spettacolo in genere. Il processo è in corso e si è quasi concluso.
Nulla da dire, la donna ha subito in passato terribili vessazioni e merita un riscatto degno del suo nome e della sua funzione.
Se si fossero fermati alla donna, non avrei nulla da obiettare, anzi mi dichiarerei ampiamente soddisfatto.
Purtroppo non si sono fermati alla donna, dalla donna stanno andando oltre e stanno tentando di legittimare e di inserire nella società, contro il buon senso e contro le giuste proteste di ampi settori del mondo civile, omosessuali, bisessuali, trisessuali, uomini che sembrano donne e donne mascolinizzate, il che per essere chiari fa diventare legittimo il sospetto che il riscatto della figura femminile non rispondeva ad un giusto riconoscimento del ruolo della donna nella società, ma che era e continua ad essere il pretesto, o meglio un grimaldello per conseguire finalità quanto meno sospette e non proprio pulite.
Baso queste mie considerazioni sulle scene viste recentemente in qualche serie televisiva, prevalentemente quelle di origine straniera, dove si vorrebbe dare una patente di normalità a scene di sesso esplicito e di omosessualità maschile e femminile.
In altri tempi quando nei film e nelle serie televisive esistevano episodi scabrosi di sesso (o anche di violenza) si usava avvertire l’utente che la visione era sconsigliata ai minori di età.
Oggi, tranne rare eccezioni, questa avvertenza è finita nella spazzatura, sicché è da sospettare che, particolarmente nel mondo dello spettacolo, sia in atto un processo di sovversione dei costumi e della morale, la cui finalità è MOLTO MOLTO sospetta. Di una cosa sono certo: nel ventaglio delle finalità non è certamente incluso un buon spettacolo che un tempo era alla base principale di un film o di un serial.
Tutti hanno subito terribili vessazioni in passato. Anche e soprattutto gli uomini, obbligati per millenni a faticare come schiavi, o a lasciare le proprie ossa, membra, budella ecc. su questo o quell'altro campo di battaglia, spesso per la gloria di spietati regnanti, ma molte volte proprio per difendere donne e bambini da un destino di stupri e schiavitù per mano dei predoni di turno. Non mi risulta che nessuno si sia mai scusato con "gli uomini" - visto che amiamo le generalizzazioni - o che ci abbiano ringraziati, o abbiano riconosciuto che meritiamo un "riscatto".
La funzione della donna nelle società pre-industriali era determinata da evidenti condizioni materiali che imponevano una divisione del lavoro, nel contesto di una esistenza durissima per tutti. Ho visto con i miei occhi, sulle Ande, gli uomini abbattere alberi con l'accetta e le donne lavare la roba sulle pietre dei ruscelli. Quando non esisteva la lavatrice, ci si poneva problematiche diverse da quelle che sembrano appassionare noi.
Per il 90% dell'umanità, il lavoro è sempre stato lavoro servile: a casa o sui campi del signorotto, non è che facesse molta differenza. Poi sono esistiti squilibri ed eccessi, in certi luoghi e in certe epoche, malsane tendenze sessuofobiche e misogine spesso di natura religiosa, ma non è qualcosa che si possa generalizzare, o attibuire agli "uomini" in quanto tali. È ora di cominciare a riesaminare criticamente tutte queste narrative colpevolizzanti di natura marxistoide, incentrate sul piagnisteo, se come società vogliamo sperare di rivedere l'alba.