“Io sono innocente, spero che lo siate anche voi”
Recentemente la RAI in un programma di cui non ricordo il nome ha rievocato il famigerato processo di Enzo Tortora, a conclusione del quale, il celebre presentatore fu condannato, INNOCENTE, a 10 anni di prigione. All'epoca il caso suscitò molto clamore ed oggi viene ricordato come uno dei più mastodontici abbagli presi dalla giustizia italiana.
Il caso di Tortora ha un celebre precedente nella storia della filosofia, il processo e la condanna a morte di Socrate, innocente confesso.
Non intendo fare accostamenti o paragoni fra due persone completamente diverse, il primo un filosofo, certamente il più grande di tutti i tempi. l’altro un semplice presentatore televisivo. La giustizia però non fa differenze tra le persone e in teoria è giusto che sia così, tanto è vero che nelle aule dei tribunali si legge la frase “la legg è uguale per tutti”
“Nell’Apologia di Socrate, all’inizio l ’imputato riconosce, si, che si deve difendere. Ma la tattica poco ortodossa che egli utilizza nel farlo è sempre stata causa di stupore. A metà dell’opera si è addirittura giunti al punto che egli spiega ai giudici il senso del suo procedere: ben lontano dal condurre la difesa nel proprio interesse, come si potrebbe pensare, egli la conduce «nel Vostro interesse, perché non facciate violenza al dono che vi ha dato Dio, mentre mi condannate».
Sono in pericolo i giudici, non l’imputato. L’imputato, come ha fatto per tutta la vita, agisce nell’interesse dei suoi concittadini: vuole «svegliarli» un’ultima volta dal «sonno» mortale delle anime per spronarli ad un’inevitabile preoccupazione per l’areté. Ma gli Ateniesi non vedono il pericolo che è loro indicato cosi chiaramente. Il tentativo di Socrate di proteggerli e di difenderli dalla loro dannosa inclinazione all’ indolenza moral fallisce: nonostante l ’ammonimento, essi fanno violenza al dono di Dio. Se, da imputato, egli era in realtà difensore dei suoi giudici, dopo il verdetto egli diventa il loro giudice.
Egli stesso aveva disdegnato di guadagnarsi salva la vita a prezzo della malvagità e della disobbedienza a Dio; ma i «giudici» non hanno disdegnato di liberarsi dell’importuno che voleva ridestarli, pagando il prezzo della malvagità. Ciò che essi, agendo cosi, si sono inflitti, è peggio della morte: si sono inflitti una vita senza esame, una vita sulla quale Socrate pronuncia il verdetto «una vita che non vale la pena di vivere». A siffatti giudici il vero giudice nega addirittura la denominazione di «giudici». Solo quelli che hanno votato a favore dell’assoluzione hanno diritto a questo nome. L’imputato era il campione di misura, su cui gli Ateniesi avrebbero dovuto regolarsi.
Ma nella maggioranza essi non erano in grado di farlo. Così la difesa degli Ateniesi per mezzo del loro avvocato Socrate si conclude con la loro condanna mediante la sua sentenza che egli emette in veste di giudice."
(Thomas Alexander Szlezäk Platone e la scrittura della filosofia)
La giustizia però non fa differenze tra le persone e in teoria è giusto che sia così, tanto è vero che nelle aule dei tribunali si legge la frase “la giustizia è uguale per tutti”
Come no. Del resto, nei commissariati si legge che "la polizia è al servizio del cittadino"...
🤣
Caso stranissimo, la persecuzione di Tortora. Ne so molto poco, ma la teoria dell'errore giudiziario non mi ha mai convinto, è più probabile che si sia trattato di una vendetta. Gli errori giudiziari colpiscono i poveracci, nel caso di un personaggio famoso sarebbe assai più difficile che accada: anche il più incompetente dei giudici o dei pm ci tiene ad evtarsi problemi.
Si, è difficile dire quale sia stato il motivo che ha scatenato tanto odio contro un personaggio così colto intelligente e popolare come Tortora; più che alla vendetta, io propenderei per l'invidia, l'invidia scatena le forze più scellerate e la malvagità più insana nell'uomo.
Fu un pentito ad accusarlo. Ora non ricordo molto chi e da dove provenisse, se Mafia, Camorra o malavita comune.
Fu accusato di traffico di cocaina. Ora all'epoca ai pentiti si dava molto credito e molti pentiti usavano questo credito per magari avere agevolazioni, dicendo e non dicendo. Poi il resto ha fatto il suo corso.
Bisogna anche dire che negli ambienti televisivi e cinematografici gira un botto di cocaina. È usata comunemente. Se non da tutti, quasi. È una cosa risaputa. Questo, forse ha reso ancora più credibile la storia del pentito.
I pentiti hanno fatto anche cose buone ma non tutti si sono rilevati affidabili. Può anche essere che Tortora sia stato usato dalla malavita per sviare l'attenzione su qualcun altro. Chissà.
Resta il fatto che dei giudici solo sulla base delle parole di una persona, senza nient'altro di concreto, siano andati avanti, e questo non è stata la prima volta. Ora Tortora era molto famoso e ricco, ma pensiamo a quanti poveracci siano incappati in queste sciagure.