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L’ESOTERISMO DI DANTE


mystes
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SENSO APPARENTE E SENSO NASCOSTO

René Guénon

«O voi che avete gl’intelletti sani, Mirate la dottrina che s’asconde Sotto il velame detti versi strani!»

Con queste parole [Inferno, IX, 61-63], Dante indica in modo molto esplicito che nella sua opera vi è un senso nascosto, propriamente dottrinale, di cui il senso esteriore e apparente è soltanto un velo, e che deve essere ricercato da coloro i quali sono capaci di penetrarlo. Altrove, il poeta va più lontano ancora, poiché dichiara che tutte le scritture, e non soltanto quelle sacre: «si possono intendere e debbonsi sponere massimamente per quattro sensi» [Convito, t. II, cap. 1°]. È evidente, d’altronde, che questi diversi significati non possono in nessun caso distruggersi od opporsi, ma debbono invece completarsi ed armonizzarsi come le parti di uno stesso tutto, come gli elementi costitutivi di una sintesi unica.

Così, che la Divina Commedia, nel suo insieme, possa interpretarsi in più sensi, è una cosa che non può essere messa in dubbio, poiché abbiamo a tal riguardo proprio la testimonianza del suo autore, sicuramente meglio qualificato di ogni altro per informarci delle sue intenzioni. La difficoltà comincia solamente quando si tratta di determinare questi diversi significati, soprattutto i più elevati o i più profondi, e anche a tal riguardo cominciano naturalmente le divergenze di vedute fra i commentatori. Questi si trovano generalmente d’accordo nel riconoscere, sotto il senso letterale del racconto poetico, un senso filosofico, o piuttosto filosofico-teologico, ed anche un senso politico e sociale; ma, con il senso letterale stesso, non si arriva così che a tre sensi, e Dante ci avverte di cercarne quattro; quale é dunque il quarto? Per noi, non può essere che un senso propriamente iniziatico, metafisico nella sua essenza, ed al quale si riattaccano molteplici dati, i quali senza essere tutti d’ordine puramente metafisico, presentano un carattere ugualmente esoterico. È precisamente in ragione di questo carattere che un tal senso profondo è completamente sfuggito alla maggior parte dei commentatori; e tuttavia, se viene ignorato o misconosciuto, gli altri sensi stessi non possono essere afferrati che parzialmente, poiché esso è come il loro principio, nel quale la loro molteplicità si coordina e si unifica.

Coloro stessi che hanno intravisto questo lato esoterico dell’opera di Dante si sono molto ingannati quanto alla sua vera natura, dato che, il più delle volte, non avevano la reale comprensione di queste cose, e dato che la loro interpretazione risentiva di pregiudizi che era loro impossibile evitare. Così Rossetti e Aroux, che furono fra i primi a segnalare l’esistenza di questo esoterismo, credettero poter concludere all’ «eresia» di Dante, senza rendersi conto che così mischiavano delle considerazioni riferentisi a dominii del tutto differenti; la verità è che, pur sapendo certe cose, ve ne sono molte altre che essi ignoravano e noi cercheremo di indicarle, senza avere affatto la pretesa di dare un’esposizione completa di un soggetto che sembra veramente inesauribile.

La questione per Aroux si è posta in questi termini: Dante fu cattolico o albigese? Per altri, essa sembra piuttosto porsi nel modo seguente: fu cristiano o pagano [Cf. Arturo Reghini, L’Allegoria esoterica di Dante, nel «Nuovo Patto», settembre-novembre 1921, pp. 541-548]? Da parte nostra, non pensiamo che questo sia il punto di vista da cui porsi, poiché il vero esoterismo è una cosa del tutto differente dalla religione esteriore, e, se ha qualche rapporto con questa, non può essere che in quanto trova nelle forme religiose un modo d’espressione simbolico; d’altronde, importa poco che queste forme siano quelle di tale o di tal’altra religione, poiché ciò di cui si tratta è l’unità dottrinale essenziale la quale si dissimula dietro la loro apparente diversità. Tale è la ragione per cui gli iniziati antichi partecipavano indistintamente a tutti i culti esteriori, secondo i costumi stabiliti nei diversi paesi dove si trovavano; ed è anche perché Dante vedeva questa unità fondamentale, e non per l’effetto di un «sincretismo» superficiale, che ha usato indifferentemente, secondo i casi, un linguaggio preso sia dal cristianesimo e sia dall’antichità greco-romana. La metafisica pura non è né pagana né cristiana, è universale; i misteri antichi non erano paganesimo, ma vi si sovrapponevano [Dobbiamo anche dire che preferiremmo un altro termine a quello di «paganesimo», imposto da un lungo uso, ma che all’origine fu soltanto un termine di disprezzo applicato alla religione greco-romana quando questa, all’ultimo grado della sua decadenza, si trovò ridotta allo stato di semplice «superstizione» popolare]; e parimenti, nel medio-evo, vi furono organizzazioni il cui carattere era iniziatico e non religioso, ma che avevano la loro base nel cattolicesimo. Se Dante appartenne a qualcuna di queste organizzazioni, il che ci sembra incontestabile, non è dunque questa una ragione per dichiararlo «eretico»; coloro che pensano in tal modo hanno del medio evo una idea falsa o incompleta; non ne vedono per così dire che l’esteriore, poiché, per tutto il resto, non vi è più nulla nel mondo moderno che possa servir loro da termine di paragone.

Se tale fu il carattere reale di tutte le organizzazioni iniziatiche, non vi furono che due casi per i quali l’accusa di «eresia» potette essere portata contro alcune di esse o contro qualcuno dei loro membri, e ciò per nascondere altre accuse molto meglio fondate o per lo meno più vere, ma che non potevano essere formulate apertamente. Il primo di questi due casi è quello per cui alcuni iniziati hanno potuto abbandonarsi a divulgazioni inopportune, a rischio di gettare disturbo negli spiriti non preparati alla conoscenza delle verità superiori, ed anche di provocare disordini dal punto di vista sociale; gli autori di simili divulgazioni avevano il torto di creare essi stessi una confusione fra i due ordini esoterico e exoterico, confusione che, insomma, giustificava sufficientemente il rimprovero di «eresia»; e questo caso si è presentato diverse volte nell’Islam [Facciamo specialmente allusione al celebre esempio di El-Hallaj, messo a morte a Baghdad nell’anno 309 dell’Egira (921 dell’era cristiana), e la cui memoria è venerata da coloro stessi che stimano che fu condannato giustamente per le sue imprudenti divulgazioni], dove tuttavia le scuole esoteriche non incontrano normalmente alcuna ostilità da parte delle autorità religiose e giuridiche rappresentanti l’exoterismo. In riguardo al secondo caso, è quello per cui la stessa accusa fu semplicemente presa a pretesto da un potere politico per rovinare degli avversari che esso stimava tanto più temibili quanto più erano difficili a raggiungere con i mezzi ordinarii; la distruzione dell’ordine del Tempio ne è l’esempio più celebre, e questo avvenimento ha precisamente un rapporto diretto col soggetto del presente studio.


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LuxIgnis
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I quattro sensi a cui si riferisce Dante erano ben conosciuti nella letteratura medioevale, essi sono:

Il letterale, il simbolico, il morale e l'anagogico. Quest' ultimo è il senso esoterico di cui parla lo scritto, ma sarebbe meglio dire che è il senso spirituale. Gli altri non hanno bisogno di delucidazione.

Per morale si intende tipo la morale di una favola.

I Sufi, mistici dell'Islam, invece ne riconoscono solo 3. Escludono il morale e lo comprendono nel simbolico. In effetti la morale è un simbolo.

E' molto probabile che Dante avesse contatti con i Sufi, o con il loro pensiero, ed in effetti si dice che egli facesse parte dei "fedeli d'amore" i quali  hanno molte influenze da parte dei Sufi.

Chiaramente tutto ciò viene negato con forza dalla letteratura canonica (e dalla chiesa cattolica), ma leggendo la Divina Commedia si capisce subito che è un racconto iniziatico, che nasconde, per chi li sa leggere vari "segreti".


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uparishutrachoal
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Interessante vedere come pure Dante sia stato arruolato nel patriottismo dell'Italia Unita..e pacificata..

Tralasciando che dante voleva l'Italia unita all'impero tedesco..che era sacro e romano..ma pure sempre germanocentrico..tanto che ha lasciato un posto in Paradiso a Enrico VII

E ’n quel gran seggio a che tu li occhi tieni
per la corona che già v’è su posta,
135 prima che tu a queste nozze ceni,9
sederà l’alma, che fia giù agosta,
de l’alto Arrigo, ch’a drizzare Italia
 verrà in prima ch’ella sia disposta.1

Non solo l'esoterismo di dante viene taciuto..ma pure le sue idee politiche distorte..

Oppure non sono distorte ma solo taciute..perché in realtà l'Italia si è unita all'Impero.. ma quello dell'Anticristo..

 

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LuxIgnis
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Spinto dall'argomento dell'articolo, mi è capitato di trovare il docufilm "il mistero di Dante" che parla proprio dell'argomento in questione, con interviste a vari personaggi: Gabriele LaPorta, Silvano Agosti, Introvigne, ed altri che non ho ancora riconosciuto. Interessante. Lo sto vedendo ora.


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mystes
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@uparishutrachoal Dante auspicava la venuta del "Veltro" che avrebbe potuto unifcare l'Italia e guidarla verso un destino glorioso.


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uparishutrachoal
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@mystes

Un destino glorioso nell'Impero..non come stato nazionale autonomo.. che Dante neppure prendeva in considerazione..

visto che era un mondialista ante litteram..e caldeggiava un monarca universale...

Il veltro..poi era una forza che avrebbe dovuto sconfiggere la lupa..la cupidigia..portando anche la pacificazione dell'Italia divisa e permettere all'autorità imperiale di governare..

Insomma..se dovessimo fare parallelismi attuali..Dante sarebbe stato a favore di una Europa unita sotto il dominio della Germania..

Ovviamente un Europa cristiana con il Papa come autorità spirituale..non certo il transumanesimo tecnologico..o la finanza..

Il pensiero politico di Dante è attuale nel senso che pone l'Essere e non il fare come molla suprema..e un potere politico al servizio dei beni materiali quanto basta per consentire finalità spirituali..

Pensiero giusto secondo me..pur con attori diversi..

 

 

 

 

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mystes
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Tanto per esere più chiari:

“L'allegoria politica ha per base la lotta tra l'impero (per Reghini l’Impero non era quello del sacro impero germanico caro alla Chiesa ndc) ed il papato, e vi figura largamente anche la persecuzione dei templari da parte di Filippo il Bello e di Clemente V. Naturalmente vi sono dei passi suscettibili della sola interpretazione morale, altri rivestiti del solo simbolismo politico, ed altri ancora che comportano una doppia interpretazione morale e politica. L'allegoria politica è quasi sempre trasparentissima e molte volte Dante fa addirittura a meno di ogni velo e fa manifesta tutta la sua visione lasciando pur grattar dove è la rogna. L'allegoria morale ha una apparenza talmente cristiana da autorizzare tutti i cristiani e tutti i frettolosi nel concludere ad attribuire a Dante una ortodossia cattolica, mentre l'allegoria politica ci rivela con tutta sicurezza un Dante partigiano dell'impero e nemico acerrimo della Chiesa, difensore a viso aperto di quell'ordine dei Templari condannato e ferocemente perseguitato per eresia dalla Chiesa, un Dante che esalta Cesare, l'Impero romano, la civiltà classica, e che elegge a propria guida, maestro e signore Virgilio pitagorico ed imperialista”. (A. Reghini, L’allegoria esoterica in Dante)


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oriundo2006
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Non ho mai amato Dante e non intendo cambiar idea adesso: l’ ho sempre trovato di un odio moralistico accecante verso taluni e di una insulsa e melensa apologia della donna angelicata, quando in realtà sappiamo bene che tale veste non si addice alla realtà ma alla fantasia specie se ‘cattolicona’. Dunque fa il paio col Manzoni. Detestabili entrambi a pari demerito.

Due sono però le considerazioni che vorrei fare. La prima, Dante come esoterista figlio di cenacoli spiritualisti aperti all’ Islam, ovvero a quello che allora si sapeva e si diceva di questa religione ‘orientale’: accenni interessanti sull’ultimo numero della Luce News ( Tutto cio' che Dante deve alla cultura islamica di D.S. Amore ).

In secondo luogo, Dante come uomo di mondo, aduso a piaceri carnali ( le testimonianze sono numerosissime ) ma sopratutto gran viaggiatore fors’ anche oltre le Alpi, per alcuni giunto alle isole d’ Inghilterra. Insomma, un uomo libero dalle catene medievali e profeta davvero di un mondo rinnovato oltre le ristrette visioni curtensi: profeta in definitiva che condanna il suo mondo all’ inferno e ne anticipa il superamento.

Difficile dire oggi se questo anelito all’ ‘oltre’ dell’esperienza umana fosse originato principalmente e prioritariamente dalla ripulsa verso i suoi conterranei, dovuta alle lotte di allora fra i Comuni italiani e le contese fratricide assai poco cristiane fra le diverse fazioni, piuttosto che dall’ Amor Cortese, come certe letture di parte potrebbero far credere.

 

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uparishutrachoal
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@oriundo2006

Dante è stato tirato per la giacchetta da tutti..per la ragione che è un poeta fenomenale..da brividi..e se pensiamo che i manoscritti della Commedia arrivati al giorno d'oggi sono più di ottocento..possiamo capire l'ampiezza del successo ai suoi tempi..

E si capisce anche perché il suo messaggio esoterico a tutto tondo dovesse essere celato nella forma cristiana per essere accettato..anche se.. come ogni buon esoterista che non vuole essere messo al rogo.. indugia su l'exoterismo come via popolare ..senza rinunciare per questo a significati ben più profondi..come la distinzione tra la donna e la femmina..

La prima come veicolo di quella perfezione raggiungibile nel Cielo dell'interiorità proiettata nei cieli astronomici e metafisici..e la seconda come cifra carnale di una natura appagante nel significato terreno e strumento di perdizione nell'anima volta al talento e non alla ragione..

Insomma..Dante è un mare che contenta tutti i navigatori..nessuno escluso..per questo la Commedia è opera universale..

Naturalmente ci sono vari livelli di comprensione..e quelli esoterici  sono i più importati..ma è scelta personale guidata dagli interessi di chi legge..

L'iniziato ritrova nell'Opera un percorso di realizzazione interiore compatibile a una visione politica fondata sul vero e non sull'ideologia in voga..ovviamente interpretando i simboli..che siano dell'Impero o del Papato..o del peccato e della redenzione nella purificazione..che poi è alla base di tutta la ricerca ..

Dante bigotto è la lettura scolastica..quella letterale e politica..o morale..ma c'è la lettura anagogica ..quella trascendente..dove l'amor cortese è la tecnica che innalza..e per popoli occidentali volti all'agire è quella più compatibile..essendo mentalmente estranei ai modi orientali..

La Divina Commedia è forse l'unica vera grande opera artistica europea normale di un mondo normale..prima delle tenebre che ci hanno avvolto..

 

 

 

 

 

 

 


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SupernovaX
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Il fatto che Dante sia stato in contatto con il sufismo è testimoniato da un dettaglio a molti poco noto; era infatti appartenente al terz'ordine francescano. Se oggi la figura di Francesco d'Assisi ed i suoi seguaci sono stati cooptati nell'ecologismo new age e nel buonismo polcorretto, all'epoca rappresentavano una corrente molto "border line" tra l'eresia e l'ortodossia. Che il popolare santo di Assisi sia entrato in contatto con mistici sufi o, perlomeno, con ambienti culturali islamici è estremamente probabile (lo dare quasi per certo) al di là di aneddoti agiografici come l'incontro col Sultano, tant'è che anche nell'abito, i suoi frati minori ricordano molto i "frati maggiori" del sufismo.

Spesso si sente parlare dell'esoterismo contenuto in un testo letterario o in altre opere artistiche come se questo fosse una specie di messaggio criptato. Un contenuto veramente esoterico non è qualcosa che si possa scrivere o rappresentare ma è piuttosto il processo interiore che sta a monte di quell'opera, un processo che, in qualche modo, è in grado di attivarsi in quei fruitori dell'opera pronti a tal fine. trovare un simbolo alchemico raffigurato tra i bassorilievi di una cattedrale non è un contenuto esoterico così come non lo sono tutte quelle belle chiavi numeriche e geometriche che si possono riscontrare nell'architettura ma anche nelle letteratura o in altri ambiti (la musica di Bach, ad esempio ne è piena). Questi dettagli li potremmo definire "chiavi" ma se non c'è una serratura in cui infilarle e ciò non comporta l'apertura di una porta siamo ancora decisamente nell'exoterico.   

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oriundo2006 hanno apprezzato
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LuxIgnis
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@Platypus

Si concordo. Mi sembra esista un libro di cui non ricordo il nome o l'autore che parla di San Francesco e delle sue "eresie" ed i suoi contatti con i sufi. D'altronde anche la veste francescana ricorda abbastanza la tunica di lana grezza che usano (usavano) i dervishi erranti. 

Il messaggio esoterico spesso era criptato solo per sfuggire alle grinfie dei dominanti dell'epoca. Un messaggio di verità in realtà può essere lasciato in bella vista e non c'è bisogno di nasconderlo, tanto chi lo legge se non ha le chiavi per interpretarlo non ci fa nulla e gli risulta essere una mera banalità. Quante banalità, così interpretate, contengono profonde verità....

MI ricorda una storiellina Sufi.

Al mercato.

Da un banco si sente urlare:

"Vendo il libro della verità! Affrettatevi ne sono rimaste solo poche copie e sta andando a ruba! 

Solo 1000 euro!!!!"

Dal banco vicino.

" Ed io vendo la chiave per poterlo capire, e la vendo a gratis. Ma non la vuole nessuno!!!!"

P.S. Ho aggiornato la valuta, mi sembra che l'originale era in dinari o qualcosa del genere.


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