Caro Tommasino, caro Maestro, caro Fratello,
leggo ad alta voce;
Stavamo tutti al buio. Altri sopiti
d’ignoranza nel sonno; e i sonatori
pagati raddolcito il sonno infame.
Altri vegghianti rapivan gli onori,
la robba, il sangue, o si facean mariti
d’ogni sesso, e schernian le genti grame.
Io accesi un lume; ecco, qual d’api e sciame
scoverti, la fautrice tolta notte,
sopra me a vendicar ladri e gelosi,
e que’ le piaghe, e i brutti sonnacchiosi
del bestial sonno le gioie interrotte:
le pecore co’ lupi fur d’accordo
contra i can valorosi;
poi restar preda di lor ventre ingordo.
ho appena terminato la rilettura (leggere e leggere di nuovo) della tua splendida poesia e di primo acchito mi vien spontaneo di dirti che rispetto al tuo secolo buio, non è cambiato molto, il buio è sempre molto fitto, anche se qualche spiraglio di luce si era aperto sul mondo moderno in seguito alle scoperte scientifiche.
Ma stai vedendo bene anche tu come l’uomo prosegue nella più crassa ignoranza, servendo a ben poco, dal punto di vista filosofico e morale, i benefici che ha ricevuto e che si sono visti a seguito del progresso materiale e che l’intelligenza (non quella artificiale, quella vera!) ha prodotto nei recenti secoli della cosiddetta modernità.
A te, caro Tommasino, la modernità non sarebbe dispiaciuta, e sono certo che sottovoce mi dirai, caro amico, o una cosa o un’altra, io ho dato al mondo la luce dello spirito, oggi sarei stato inascoltato e forse anche deriso, perché trionfano i cantori del caos.
Vuoi la mia opinione sincera? Non c’è da meravigliarsi, ogni epoca ha i suoi profeti e i suoi locutori, l’umanità di oggi ha fame e sete di falsi idoli, di progresso, di macchine, di denaro, di donne libere, tutte cose che non combinano con i miei versi.
Se io fossi nato nel tuo secolo, al massimo mi avrebbero elevato al ruolo di maestro di una scuola elementare di Stilo e anche se avessi scritto qualche poesia, non avrebbe suscitato l’interesse di nessuno.
“Stavamo tutti al buio” allora e continuiamo ad essere "allo scuro" anche oggi.
Allora a me bastò accendere un lume per diffondere una grande luce e illuminare le menti pigre e oscurate dall’oppressione politica e morale.
Oggi non basterebbe un grande falò a illuminare le menti, perché le coscienze sono stordite dal neon delle grandi metropoli e dai tubi catodici delle televisioni.
Se io apparissi e scrivessi una poesia come quella di allora mi sentirei a disagio.
Alla mia epoca “stavamo tutti al buio” e bastò il mio grido di dolore per diffondere una grande luce, oggi che hanno tutti l’energia elettrica non leggono più una poesia e si lasciano stordire dalle immense idiozie prodotte da chi pretende di possedere l’energia. Certo, anche avendo scoperto l’energia e il modo come distribuirla, continuano come alla mia epoca e ancor peggio a “stare tutti al buio”. (tommaso loli)