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C'eravamo tanto no-logati


Tao
 Tao
Illustrious Member
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Il profetico best seller di Naomi Klein mentre il mondo brucia, da Genova a New York

Ogni estate è legata al ricordo di una canzone; noi proviamo a ricordarla attraverso il libro che la segnò. Abbiamo chiesto alle nostre firme di rievocare l’uno e l’altra.

Quando nelle scorse settimane sono stati resi pubblici i fotogrammi in base ai quali la Questura di Torino aveva identificato svariati «soggetti» tra i manifestanti scesi in strada contro l’ultimo G8 delle università, saltava agli occhi il fatto che un ragazzo più o meno «travisato» fosse stato individuato tra tanti anche perché calzava un paio di scarpe sportive di una determinata marca. Ora: a forza di leggere gialli e di seguire in tivù gli sviluppi di fatti di cronaca nera più o meno eclatanti, tutti sappiamo come oggi basti perdere un capello per lasciare dietro di sé tracce utili ai tecnici della Scientifica. E perfino in Comuni con poche centinaia di abitanti, presi di mira soprattutto da bande di adolescenti «annoiati», sono comparsi cartelli che recitano: «Zona videosorvegliata 24 ore su 24». Farla franca dunque sembra sempre più difficile. Poi, va da sé, dipende dai casi. Solo che nel caso specifico di un manifestante anti-G8, per giunta universitario, pizzicato grazie al logo di una multinazionale, pare lecito chiedersi: ma come? E Naomi Klein? E No logo? Che fine hanno fatto?

Nell’estate del 2001, anche in Italia il corposo volume della giornalista canadese era in testa alle classifiche dei libri più venduti. Uscito l’anno precedente negli Stati Uniti, dove era stato definito «la Bibbia del movimento anti-globalizzazione», aveva già totalizzato in tutto il mondo milioni di copie. Ed evidentemente il pubblico dei lettori non doveva essere formato solo dal cosiddetto «popolo di Seattle», secondo la definizione usata dai media per designare le tante anime della protesta contro il vertice Wto tenutosi nella città americana nel novembre del 1999. Come sempre accade con i veri bestseller, anche No logo era riuscito ad arrivare tra le mani di un gran numero di persone alle quali l’autrice non aveva certo pensato, nel momento in cui scriveva di «economia globale e nuova contestazione». E adesso che con la crisi più grave dal 1929 il turbo-capitalismo sembra (sottolineo: sembra) tramontato e nessuno al momento osa più proclamare con l’abituale arroganza che il libero mercato è perfettamente in grado di auto-regolarsi, un libro come No logo appare per certi versi premonitore.

Basti pensare al capitolo dedicato ai lavoratori interinali del ricco e sindacalizzato Occidente, nel quale la Klein oltre a illustrare le delizie del precariato rilevava la distanza siderale tra i salari da fame dei neoassunti e gli stipendi e bonus dei top-manager: «Ray Irani, amministratore delegato della Occidental Petroleum, ha riscosso nel 1997 101 milioni di dollari, anche se in quell’anno la multinazionale ha subito una perdita di 390 milioni». Vi ricorda qualcosa? Il Nobel per l’Economia a Joseph Stiglitz, premiato per le sue teorie fortemente critiche nei confronti del neo-liberismo, era di là da venire, come il caso Madoff e il crac della Lehman Brothers. Il merito maggiore dell’autrice fu però quello di portare alla luce le modalità con cui le multinazionali operavano (e in genere continuano a operare) nei tanti Sud del mondo, senza dover rendere conto ad alcuno, in spregio ai più elementari diritti e lontano dagli occhi dei consumatori.

Comunque: nel mese di luglio di quell’estate del 2001, il G8 si doveva tenere a Genova. E a Genova si diedero appuntamento il «popolo di Seattle» e le cosiddette «tute bianche», ansiose com’è noto di mettere piede nella famosa Zona Rossa. Ma non solo. Perché oltre ai Cobas e alla Fiom, a Pax Christi e al Leoncavallo, a Legambiente e al Wwf, ai militanti di Rifondazione comunista e di Forza Nuova, nel capoluogo ligure confluirono tanti comuni cittadini che avevano deciso di partecipare alle manifestazioni contro le politiche economiche dell’Occidente proprio dopo aver letto No logo, nello stesso spirito con cui da qualche tempo avevano preso a fare la spesa «al bio» o nei negozi eco-solidali, evitando di comprare per i loro figli palloni da calcio cuciti a mano da altri bambini magari indonesiani. Tra le parole d’ordine: consumo critico, sviluppo sostenibile, pacifismo, ambientalismo. Quelle persone, al contrario di altre che a Genova arrivarono indossando le rispettive uniformi e attrezzate per la guerriglia urbana, non avevano idea di che cosa le aspettava. Non a caso, in molte riprese televisive tra quelle andate in onda in diretta nelle case degli italiani in quei giorni amarissimi, chi era a casa vide in tanti volti anche anziani lo sgomento, l’incredulità, e perfino il terrore.

Passarono appena due mesi, e il mondo si fermò a guardare un’altra diretta tivù, quella dell’11 settembre. A proposito di terrore, o meglio di terrorismo, la Klein venne presto accusata di connivenza con gli attentatori delle Torri Gemelle. Chi non è con noi è contro di noi, ripetevano Bush, Cheney e Rumsfeld, e con loro numerosi altri su entrambe le sponde dell’Atlantico: chi è contro il libero mercato e la globalizzazione sta con i terroristi. Non male, come esempio di fondamentalismo. Sia come sia: dopo il G8 dell’Aquila, l’ex tuta bianca Casarini ha dichiarato che lo scarso numero di manifestanti convenuti in Abruzzo segnava la fine di un’epoca. Sarà che oggi alla Casa Bianca siede Obama, e che d’ora in poi si farà il G14, o il G20. Intanto le rivolte contro il lusso scoppiate con la crisi in Grecia e altrove paiono sopite. E in attesa di un autunno che molti prevedono nuovamente caldo, ci si chiede fino a quando i contestatori indosseranno la divisa del teenager globale raccontato da Naomi Klein nel suo No logo.

Giuseppe Culicchia
Fonte: www.lastampa.it
Link: http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplrubriche/Libri/grubrica.asp?ID_blog=54&ID_articolo=2193&ID_sezione=80&sezione=
17.08.2009


Citazione
GinoAnceschi
Eminent Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 32
 

Trovo inutilmente provocatorio il discorso sulle scarpe del ragazzo.

Ok,al prossimo g8 tutti i manifestanti dovranno avere scarpe fatte a mano dal loro ciabattino.O un paio di Clarks?


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cloroalclero
Reputable Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 443
 

Trovo inutilmente provocatorio il discorso sulle scarpe del ragazzo.

non ho capito. Prego, fornire delucidazioni.


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GinoAnceschi
Eminent Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 32
 

Per quanto si possa essere equo-solidali,non tutti possono permetterselo.
Non trovo un paio di Adidas (le mie le ho pagate 40 Euro) una cosa da radical-chic.


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sacrabolt
Prominent Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 821
 

Per qel che mi risulta, anche il noto casarini talvolta indossa robe col logo. A proposito di scarpe, un conisglio per il lettori CDC: le sittdette "sebago", spagnole, mezza stagione, comode e traspiranti, stanno al mercato dai 15 ai 20 euri. Le si trova marcate con due, tre nomi diversi (mai sentiti pubblicizzare).


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