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James P. Crow


Esquivèl
Estimable Member
Registrato: 2 anni fa
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James P. Crow è il titolo di un racconto breve pubblicato nel 1954 da uno dei reali preveggenti dei nostri tempi: Philip K. Dick.

In una situazione attuale globale dove un compartimento elitario spinge per l'uguaglianza forzata di tutte le razze e minoranze, James P. Crow narra di un mondo dove gli umani sono segregati, ghettizzati, dalla razza robotica, asserviti a servi di questi ultimi, veri ricostruttori prima e padroni poi di una Terra che è stata devastata da una guerra fra uomini.

La classe dominante dei robot detiene il potere saldamente nelle proprie mani, ipocritamente pensa di poter integrare gli umani al loro stesso esclusivo rango grazie a delle "graduatorie", in soldoni, una serie di test impossibili da decifrare per la mente umana.
L'unico umano che ci riesce a inserirsi nelle loro file, per porre un freno all'egemonia imperante dei robot e liberare la propria razza dal giogo tirannico è James P. Crow, grazie al trucchetto della "finestra temporale" in grado di vedere nel futuro.

In poche, semplici e geniali righe, si condensa il conflitto che stiamo vivendo oggigiorno, il tema etico dominante come il volere essere "uguali tutti e per forza". E questo romanzo è stato pubblicato nel '54.

James P. Crow, asceso al prestigioso grado di consulente per un ministro (robot), ha uno scambio di battute col suo assistente in ferro e metallo.
Quando l'assistente se ne esce fuori col farisaico "gli umani sono uguali ai robot" o comunque si cerca di perseguire questa politica (teoria gender, immigrazione con tutto il vomitevole carrozzone polcor che ne consegue, vi dice nulla?).
Il nostro eroe risponde prontamente che: "no, non è così, non c'è nulla di più diverso di un essere umano e una macchina, gli esseri umani sanno dipingere, cantare, recitare, sanno manifestarsi con l'arte e rappresentare appieno la bellezza del mondo, i robot invece, sanno fare lavori perpetui, non hanno emotività ecc. ecc."

Questo è solo un tassello, un geniale quanto semplicissimo tassello della realtà di uno dei più grandi osservatori del secolo scorso.


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