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Lo Stato è una costruzione mentale inesistente. E' l'uomo che pensa, è l'uomo che agisce

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Sirius
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Mises ci dice che lo Stato è una costruzione mentale che non esiste nella realtà, un'entità che non può premere bottoni, firmare ordinanze o tirare il grilletto di una pistola, perchè firme, grilletti e bottoni vengono premuti da persone in carne e ossa, non da Stati, uffici competenti, dipartimenti incaricati. E' l'uomo che pensa, è l'uomo che agisce
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Un carnefice delle SS, incaricato di seguire le truppe della Wehrmacht e ripulire i territori da ebrei e russi, si dichiara colpevole delle atrocità commesse ma invita il lettore a vedere la questione anche da un altro punto di vista. Per convincersi che molti, quasi tutti avrebbero fatto lo stesso.

Parla un personaggio letterario di fantasia protagonista del romanzo di Jonhatan LITTELL - Le Benevole -.

Vi invito caldamente a leggere questo brano.
Occorre un po' di tempo, ma fidatevi, ne vale la pena.

MG

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Proprio come, secondo Marx, l’operaio è alienato rispetto al prodotto del suo lavoro, nel genocidio o nella guerra totale nella sua forma moderna l’esecutore è alienato rispetto al prodotto della sua azione. Ciò vale anche per il caso in cui un uomo appoggi il fucile al cranio di un altro uomo e tiri il grilletto. Poiché la vittima è stata portata li da altri uomini, la sua morte è stata decisa da altri ancora, e anche chi spara sa di essere soltanto l’ultimo anello di una lunghissima catena, e di non doversi porre più domande del membro di un plotone che nella vita civile giustizia un uomo debitamente condannato dalla legge. Chi spara sa che è un caso che sia lui a sparare, che un commilitone faccia parte del cordone di sicurezza mentre un terzo guida il camion. Tutt’al più potrà tentare di scambiarsi di posto con la guardia o con l’autista. Un altro esempio, tratto dall’abbondante letteratura storica più che dalla mia personale esperienza: il programma di sterminio delle persone affette da handicap grave e dei malati di mente tedeschi, il cosiddetto programma «Eutanasia» o «T-4», istituito due anni prima del programma « Soluzione finale».

In questo caso, i malati selezionati nel quadro di un dispositivo legale erano accolti in un edificio da infermiere professionali che li registravano e li spogliavano; dei medici li esaminavano e li accompagnavano in una stanza sigillata; un operaio somministrava il gas; altri ripulivano; un poliziotto redigeva il certificato di morte. Interrogati dopo la guerra, ognuno di loro dice: Colpevole, io? L’infermiera non ha ucciso nessuno, si è limitata a spogliare e tranquillizzare degli ammalati, gesti comuni della sua professione. Nemmeno il medico ha ucciso, ha semplicemente confermato una diagnosi secondo criteri stabiliti da altre istanze. L’operaio che apre il rubinetto del gas, quindi colui che è più vicino all’omicidio nel tempo e nello spazio, svolge una funzione tecnica sotto il controllo dei suoi superiori e dei medici. Gli operai che sgomberano la stanza compiono un necessario lavoro di bonifica, per di più assai ripugnante. Il poliziotto segue la sua procedura, che è quella di constatare un decesso e annotare che ha avuto luogo senza violazione delle leggi in vigore.

Chi dunque è colpevole? Tutti o nessuno? Perché l’operaio addetto al gas sarebbe più colpevole dell’operaio addetto alle caldaie, al giardino, ai veicoli? Lo stesso vale per tutte le sfaccettature di quell’immensa impresa. Chi manovra gli scambi della ferrovia, per esempio, è forse colpevole della morte degli ebrei che ha avviato verso un campo di concentramento? Quell’operaio è un funzionario, fa lo stesso lavoro da vent’anni, convoglia i treni in base a un piano, non è tenuto a sapere che cosa contengono. Non è colpa sua se quegli ebrei sono trasportati da un punto A, attraverso il suo scambio, a un punto B, dove vengono uccisi. Eppure quell’operaio svolge un ruolo cruciale nel lavoro di sterminio: senza di lui il treno di ebrei non può giungere al punto B. Lo stesso vale per il funzionario incaricato di requisire appartamenti per i senzatetto vittime dei bombardamenti, per il tipografo che prepara gli avvisi di deportazione, per il fornitore che vende cemento o filo spinato alle SS, per il sottufficiale del genio che fornisce benzina a un Teilkommando della SP, e per Dio, lassù, che permette tutto questo. Ovviamente, si possono definire livelli di responsabilità penale relativamente precisi, che permettano di condannare certuni e lasciare tutti gli altri alla loro coscienza, sempre che ne abbiano una; è tanto piu facile quando si redigono le leggi dopo i fatti, come a Norimberga.

Ma anche in quel caso ci si è mossi un po’ a casaccio. Perché impiccare Streicher, quel bifolco impotente, ma non il sinistro von dem Bach-Zelewski? Perché impiccare il mio superiore, Rudolf Brandt, e non il suo, Wolff? Perché impiccare il ministro Frick e non il suo sottoposto Stuckart,che faceva tutto il lavoro per lui? Un uomo fortunato, quello Stuckart, che si è sempre sporcato le mani solo d’inchiostro, mai di sangue. Ancora una volta, siamo chiari: non cerco di dire che non sono colpevole di questo o di quel fatto. Io sono colpevole, voi non lo siete, mi sta bene. Ma dovreste comunque essere capaci di dire a voi stessi che ciò che ho fatto io, l’avreste fatto anche voi. Forse con meno zelo, ma forse anche con meno disperazione, comunque in un modo o nell’altro. Penso che mi sia permesso concludere come un fatto assodato dalla storia moderna che tutti, o quasi, in un dato complesso di circostanze, fanno ciò che viene detto loro di fare; e, scusatemi, non ci sono molte probabilità che voi siate l’eccezione, non più di me.

Se siete nati in un paese o in un’epoca in cui non solo nessuno viene a uccidervi la moglie o i figli, ma nessuno viene nemmeno a chiedervi di uccidere la moglie e i figli degli altri, ringraziate Dio e andate in pace. Ma tenete sempre a mente questa considerazione: forse avete avuto più fortuna di me, ma non siete migliori. Perché se avete l’arroganza di pensarlo, qui incomincia il pericolo. Ci si compiace di contrapporre lo Stato, totalitario o meno, all’uomo comune, cimice o giunco. Ma cosi si dimentica che lo Stato è fatto di uomini, tutti più o meno comuni, ognuno con la propria vita, la propria storia, la serie di casualità che hanno fatto si che un giorno si ritrovasse dalla parte giusta del fucile o del foglio di carta mentre altri si ritrovavano da quella sbagliata.

Questo percorso è raramente frutto di una scelta, per non dire di una predisposizione. Le vittime, nella stragrande maggioranza dei casi, non sono state torturate o uccise perché erano buone, cosi come i loro aguzzini non le hanno tormentate perché erano cattivi. Sarebbe un po’ ingenuo crederlo, e per convincersene basta frequentare qualunque burocrazia, anche quella della Croce Rossa. Stalin, del resto, ha proceduto a un’eloquente dimostrazione di ciò che sostengo, trasformando ogni generazione di carnefici in vittime di quella successiva, senza che per questo venissero mai a mancargli gli aguzzini. Ora, la macchina dello Stato è fatta del medesimo impasto di sabbia friabile del materiale che macina, un granello dopo l’altro. Esiste perché tutti sono d’accordo che esista, perfino, e spesso fino all’ultimo istante, le sue stesse vittime. Gli uomini comuni di cui è composto lo Stato - soprattutto in periodi di instabilità -, ecco il vero pericolo. Il vero pericolo per l’uomo sono io, siete voi. E se non ne siete convinti, inutile continuare a leggere oltre. Non capirete niente e vi arrabbierete, senza alcun vantaggio né per voi né per me.

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oriundo2006
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Sempre con sta storia del passato nazista...come se davvero fosse la pietra di paragone per tutto...e non è vero.
Comunque, lo stato ha 'personalità giuridica' nelle legislazioni moderne, ma è un 'leviatano' fatto di esseri umani concreti: le comunità che non hanno 'uno stato', come la Libia o certe regioni del centro Africa, se la passano assai male. Ripensare Hobbes aiuta...ma anche pensare ad aspetti di 'proiezione' antropomorfica in sede politica come il suggello di una evoluzione storica millenaria, sempre più 'astratta', se si vuole, dalle primitive comunità sino ai regni medievali od anche odierni, con la persona del re che riassume la totalità del popolo eretto in 'nazione': lo 'stato' lì non esiste, essendo sussunto completamente nella persona del Sovrano, persona non già concreta e reale, ma ipostasi politica utile ad agglomerare tribù, genti, stranieri, uomini e donne in una UNITA'. Questo appunto è l'esito del processo politico come NECESSARIO anche psicologicamente, come punto di imputazione delle multiformi VOLONTA' dei singoli, nonchè del 'diritto' come luogo di esercizio della sovranità, volontà altrimenti disperse e potenzialmente disarmoniche rispetto alla totalità immaginata come una persona con veste giuridica proprio per questo.
Con due considerazioni extragiuridiche.
La prima, quella freudiana, secondo cui la legge filogenetica converge necessariamente verso unità sempre più vaste di umane: è la libido individuale potenziata collettivamente ad esigerlo, ovvero l' istinto di vita.
In secondo luogo, è da notare che questa legge o meglio questa dimensione agglutinativa serve ad uno scopo preciso: assicurare CONTINUITA' alla stirpe umana, nonostante la morte dei suoi membri, attraverso la realizzazione dei compiti fondamentali dello 'stato', il primo dei quali è appunto la sicurezza ( e si ritorna ad Hobbes...come sempre ). A questo si sono poi aggiunti molti altri aspetti che ben sappiamo.
Dunque, non è un arbitrio lo 'stato': nasce, si sviluppa e poi alla fine come tutte le cose umane finirà quando le esigenze che lo hanno determinato scompariranno: ma qualora non rispetti il suo vincolo principale, scongiurare la scomparsa delle singole unità, cade inesorabilmente da subito ( come è successo alla Germania nazista e allo stato fascista, che non hanno saputo proteggere le loro comunità nazionali dalla morte inflitta a milioni dei loro membri da parte dei 'nemici' ).
Quello che mi sembra di capire dalla tua critica allo stato è che oggi queste configurazioni sono diventate obsolete quanto alla FORMA che hanno assunto, ovvero non hanno saputo ( e potuto ) modificarsi e cambiare sia al loro interno sia al loro esterno. Occorrerà una guerra per farlo. Nessuno può dubitarne.


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MarioG
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Anche "individuo", "persona", è una costruzione mentale. Non direi che non è esistente, come non lo direi dello stato.
Cosa dimostri il brano riguardo allo stato-costruzione-mentale-inesistente, non l'ho capito!


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ignorans
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La Scuola Austriaca ha un pregio, quello di essere "filosofica".
Solo Dio sa quanto ce n'è bisogno in un occidente completamente privo di filosofia.
In ogni ambito, prima di qualsiasi discussione si deve partire dalla filosofia, cioè si deve riuscire a inquadrare quelli che sono i fenomeni in un contesto più grande e coerente, in modo che siano evidenti i principi che ispirano la visione del mondo che deriva dalla filosofia di cui stiamo trattando.
I principi! Solo i principi vogliamo conoscere!
Senza questo sforzo si va alla cieca e si vive alla giornata, il che è tipico della cultura a cui apparteniamo.


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gnorans
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... "Gli uomini comuni di cui è composto lo Stato - soprattutto in periodi di instabilità -, ecco il vero pericolo."
Non è vero, il vero pericolo è costituito da psicopatici assetati di potere e di denaro, ma anche di sangue. Sono loro che predispongono pazientemente le cose in modo che nessuno possa sottrarsi facilmente alla guerra o al genocidio, dopodichè fanno precipitare gli eventi.
Gli uomini comuni possono essere colpevoli di ignavia, ma sono soprattutto ignoranti sulla vera natura di certa autorità verso la quale dovrebbero essere costantemente diffidenti, e di cui invece si fidano bovinamente.


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Rugge
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La "filosofia" della Scuola Austriaca è un costrutto ideologico che serve a legittimare il potere del capitale. Le fregnacce raccontate da Mises & Co. sono state e sono tuttora ampiamente smentibili dalla storia. Ma servono perchè il potere ne ha bisogno per legittimarsi in una "democrazia".


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ignorans
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È paradossale che gli unici che hanno la visione di un capitalismo "etico", come gli Austriaci, vengano indicati come i peggiori.
Ma questo accade perché l'etica che indicano non è quella della filantropia a buon mercato, che piace alle masse, bensì l'unica vera etica, che dice: i soldi non si creano dal nulla!


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Rugge
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"i soldi non si creano dal nulla!" La storia ha smentito anche questo.


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Sirius
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Ottime riflessioni @oriundo2006 , a cui cercherò di dare risposta.
Inizio col dire che non è usuale per me rifarmi a storie di nazisti come se questi fossero la base delle malvagità. Questo scritto potrebbe infatti applicarsi a qualsiasi altra corrente politica, togli le ss e mettici un soldato qualunque e avrai il medesimo risultato.
Le comunità senza stato a cui siamo abituati a pensare tipo nord africa ecc. mancano anche di altro oltre che uno stato a organizzarli, ossia cultura, etica e valori omogeneamente condivisi.
E non è razzismo, è una semplice constatazione del fatto che alcune zone del mondo sono indietro anni luce dal nostro livello culturale, per varie ragioni che non serve elencare.
Sicché la mia critica allo stato ha più valore per noi "civilizzati" che per persone in Africa di cui sinceramente non dovremmo nemmeno occuparci.
È la crescente supremazia che la volontà dello stato (e quindi ora di una particolare maggioranza di persone) vuole avere sulla volontà individuale che ritengo profondamente sbagliata. E fuori dal tempo, superata dalla conoscenza e dalle tecnologie delle quali possiamo e potremo sempre più usufruire.
Il concetto è che non si può unire con un artificio ciò che per natura è separato, ma che alla fine nella separazione tende comunque verso il beneficio comune.
E ciò che personalmente ritengo inaccettabile è il sistema fiscale, il quale pretende di trovarsi nel giusto solo perchè è anche utile (a loro dire), snaturando di conseguenza e scambiando utile con giusto e inutile con sbagliato.
È moralmente inaccettabile, per i principi etici che tutti coloro dotati di intelletto non-animale dovrebbero seguire, il fatto che un effettiva aggressione come la tassazione diventi "giusta" perchè utile (facendo poi finta di non sapere che gran parte dei soldi presi vanno poi a finanziare mangiatoie, guerre e annessi, attirando i rapaci corrotti del mondo che ci saranno SEMPRE)
Questo è un altro punto infatti(che vale come risposta anche per @gnorans1 ), un centro di potere e soldi come uno stato, con il monopolio sul furto e sulla violenza, attirerà sempre i peggior esemplari della nostra specie, questi poi fanno gruppo e anche se qualcuno di "onesto" si trovasse in quelle stanze, verrebbe velocemente messo da parte. Ma lo statalista modello è come un fervente religioso, attende la venuta del Messia che porterà pace e ordine tra i corrotti, e nel frattempo sta zitto e passa la sua breve vita votando e dando potere a dei criminali, salvo poi pentirsi ogni 3-4 anni della sua scelta e cambiare cavallo, e via così in un loop infinito intergenerazionale.
Io dico, potrebbe anche continuare ad esistere un entità simile, occupandosi però di ciò che occorre alle persone che volontariamente ne farebbero parte, e che sempre volontariamente lo finanzierebbero, come un associazione di volontariato qualsiasi.
Se con i miei soldi aiuti i bisognosi ti pago, se compri missili terra-aria non ti pago.
Non serve protestare, fare le sfilate con i cartelloni colorati poi col sangue dei manifestanti malmenati dalla polizia finanziata forzosamente dagli stessi malmenati, si smette di pagare l'abbonamento e ciao. Semplice ed efficiente.


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Sirius
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@MarioG mi sembra che una persona sia materialmente esistente. Così non è per lo stato. Con un persona ci puoi parlare, puoi accarezzarla o schiaffeggiarla, un individuo ha sogni, aspirazioni, paure e emozioni che "lo stato" non ha.
Comunque riporto dal testo: "E se non ne siete convinti, inutile continuare a leggere oltre. Non capirete niente e vi arrabbierete, senza alcun vantaggio né per voi né per me."


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Sirius
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@ottavino sono completamente d'accordo con quanto hai scritto.

@Rugge credo che tu non abbia mai letto qualcosa della Scuola Austriaca, ma forse solo sulla Scuola Austriaca.

cit. "i soldi non si creano dal nulla!" La storia ha smentito anche questo.

Quale storia lo avrebbe smentito, quella del bolivar venezuelano o del peso argentino?
O quella del dollaro usa che sta per implodere? La storia delle guerre, delle bolle finanziarie buone per gli insider ma non certo per il popolino, rese possibili esclusivamente dalla creazione dal nulla di moneta monopolizzata e centralizzata (come auspicava un tale Marx), e che porta come svantaggio solo un continuo depauperamento del potere d'acquisto e una conseguente avversione verso il risparmio. Ma per molti l'obbiettivo è renderci tutti uguali, tutti ugualmente poveri, quindi avanti così.


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Rugge
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@Sirius90 La storia della Lira, quella che se lo Stato non stampava tu avresti lavorato in fabbrica o nei campi per due soldi. Invece pensa, ti ha permesso di studiare le teorie strampalate (e socialmente criminali) della Scuola Austriaca.

O, a meno che son sei figlio di una dinastia di imprenditori o banchieri dell'800 s'intende. In quel caso, hai ragione tu.


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MarioG
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Se per lei esiste ciò che " è materialmente esistente" (e per questo lo Stato non esiste affatto), perché mi parla di "sogni e aspirazioni"? Lo Stato è un'organizzazione (o organismo), ma che senso ha trattarla come un non-essere? Lo stesso senso che trattare un individuo come non essere. Che poi "individuo" è concetto relativo. Il suo individuo è pure un organismo.


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ignorans
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Per un singolo è relativamente facile capire il mondo, a patto che sia curioso e si impegni a cercare soluzioni alle sue domande. Una vita può bastare.
Per i popoli bisogna mettere in conto migliaia di anni. Le masse evolvono molto lentamente. Non riescono a scuotersi di dosso tutta la propaganda che subiscono per tutta la vita.
La tendenza al gregariato, quello è il dramma degli umani.


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Rugge
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@ottavino La tendenza al gregariato fa parte della natura dell'uomo, come di quella di molti altri mammiferi.


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