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Nicola Zitara e l'invenzione del Mezzogiorno


delino
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Nicola Zitara: L'invenzione del Mezzogiorno - Una storia finanziaria #
Jaca Book

Inizialmente, il libro si presenta ostico, perché è farcito di tabelle statistiche e fa riferimento alla scienza finanziaria, alla tecnica bancaria e perfino alla teoria di circolazione della moneta. Ma poi man mano che ci si addentra e ci si lascia guidare e coinvolgere dalla passione dell'autore, si capisce quello che vuole spiegare lui e si impara una grande lezione di storia economica, utile non solo a chi è convinto che il cosiddetto Risorgimento italiano sia stato una truffa e una rapina per il Sud, ma anche a chi vuole capire come si è formato lo Stato italiano e come alla sua fondazione abbiano presieduto la speculazione finanziaria e gli interessi dei rentiers sabaudi e toscopadani, guidati e ispirati da Cavour. L'idea centrale di Zitara è che il Regno delle Due Sicilie, prima dell'Unità d'Italia, non stava poi così male, economicamente parlando. Anzi, stava meglio, molto meglio del Regno Sabaudo, che, invece, affogava nei debiti. E furono proprio i debiti che indussero Cavour e i Savoia a ricercare un'espansione coloniale per sottomettere le popolazioni degli altri stati italiani e per allargare la base tributaria del loro potere e delle loro necessità. In questo, furono politicamente e militarmente spalleggiati dalle grandi potenze dell'epoca, la Gran Bretagna e la Francia, che avevano bisogno di nuovi mercati per piazzare i loro manufatti, e, inoltre, erano i maggiori creditori dei Savoia (un po' come avviene oggi con la Germania, gli Stati Uniti e con la stessa Francia). L'ostacolo principale a questa politica di ruberie era il Regno delle Due Sicilie, che era uno stato e una nazione consolidati fin dai tempi dei Normanni e si avviava, sotto ai Borboni, a uno sviluppo economico e industriale autonomo (cosa che invece non accadeva nel resto della Penisola); e soprattutto era un temibile concorrente nel campo dei trasporti e dei commerci, perché possedeva la seconda marineria al mondo e, inoltre, come ai tempi dello Stupor Mundi, si orientava molto e soprattutto verso il Mediterraneo e i rapporti con l'Oriente. Tutto ciò, naturalmente, non stava bene a Francia e a Gran Bretagna, che invece volevano consolidare il loro potere europeo, per cui armarono di fucili e di credito finanziario il loro agente sabaudo e lo mandarono a colonizzare il Mezzogiorno, facendo finta di perseguire l'ideale dell'Unità d'Italia (un po' come oggi, con la scusa dell'Unità europea, ci fanno soggiacere ai voleri dei banchieri e delle potenze finanziarie europee). Inoltre, le borghesie affaristiche ligure-piemontese e toscana avevano bisogno, per entrare anch'esse nel circolo europeo, di procedere a un'accumulazione primaria per fondare e consolidare il loro capitalismo, per cui la spoliazione economica e la letterale rapina dell'oro meridionale, attraverso l'emissione di carta moneta da parte della Banca del Regno di Sardegna, poi diventata banca nazionale italiana, fu l'occasione buona per accumulare capitale e per lanciarsi nel commercio europeo alla pari con i capitalisti francesi e inglesi. Tutto questo viene raccontato con rigore scientifico e storico, ma anche con febbrile sentimento, da Nicola Zitara, grande intellettuale calabrese, di formazione marxista-luxemburghiana e grande amico di Samir Amin, scomparso subito dopo aver scritto questo libro che rimane il suo testamento storico-culturale e il suo incitamento per la riscossa anticolonialista meridionale (che è cosa diversa dalla blanda trattazione della "questione meridionale").


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Truman
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come oggi, con la scusa dell'Unità europea, ci fanno soggiacere ai voleri dei banchieri e delle potenze finanziarie europee

Evidenzio questo punto. Sotto alcuni aspetti la recita dell'unità europea è una replica dell'unità d'Italia.

Anche qui si trova un pretesto ideale e ragionevole per portare morte e disperazione alle popolazioni. E anche qui i gattopardi parlano in continuazione di cambiamento, che vuol dire mantenimento dei loro privilegi, condannando la gente comune alla povertà, all'angoscia, alla disperazione.


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tamerlano
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È andata proprio così...


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delino
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Ho finito di leggere anche "L'unità d'Italia - nascita di una colonia", che anticipa di quarant'anni tutte le idee sviluppate ne "L'invenzione del Mezzogiorno". I libri di Zitara non indugiano sui "fattarielli", Mazzini e Garibaldi, che la storia ufficiale e quella scolastica hanno mitizzato, sono citati di sfuggita, e solo per celiarli, ma collegano la conquista del Mezzogiorno alla necessità di formazione di un mercato nazionale da parte delle borghesie piemontesi, liguri, lombardo-venete e toscane. Ovviamente, questo mercato assunse la forma di una disuguaglianza, perché a Nord si investiva (con l'oro del Sud) e a Sud si consumavano i prodotti del Nord con la ricchezza e il risparmio che poi si trasferivano a Nord. Insomma, il classico schema colonialistico all'interno del quale il paese dipendente viene spogliato delle sue risorse (umane e materiali) per trasferirle al paese dominante, consentendo a quest'ultimo la produzione, l'occupazione, l'utilizzo delle materie prime (in genere erogate dal paese colonizzato) o delle produzioni specializzate (il Sud si specializzò nelle monocolture agricole del vino, dell'olio e degli agrumi) e l'accumulazione di capitale. Bisogna ripartire da Zitara per capire il senso implicito e niente affatto romantico del cosiddetto risorgimento (che fu tale solo per il Nord) e per smascherare la dominazione che ci soffoca (a noi meridionali) da 150 anni.


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delino
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La versione integrale dell'ultima intervista a Nicola Zitara:

http://youtu.be/AvCGSGAClds


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