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Questo giorno perfetto, Ira Levin


sandman972
Honorable Member
Registrato: 2 anni fa
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Siamo in un futuro non meglio precisato. Il mondo è riunito sotto il controllo di Unicomp, un immenso calcolatore centrale che gestisce meccanicamente ogni aspetto della vita dei cittadini (nome, lavoro, destino, nascita, morte), e mantiene l'ordine e la fedeltà delle persone attraverso infusioni continue di mix farmacologici. Si parla una lingua sola, non ci sono religioni in senso stretto, persino i nomi possibili sono solo 8, e le persone vengono identificate attraverso numeri progressivi.
Da questo mondo utopico sono bandite malattie, guerre, violenze, incomprensioni, ma è bandita completamente anche la possibilità di scelta personale, e l'idea stessa di libertà è un concetto per tutti assurdo. I cittadini stessi sono i controllori di questo status quo, e sorvegliano gli altri membri per denunciarne comportamenti e ragionamenti "anomali" che indichino dubbi sull'infallibilità del loro sistema di vita e di Unicomp stesso.
Chip, un giovane membro, si ritrova anche grazie al nonno a sviluppare idee diverse dagli altri e non tarda a sentirsi fuori posto nella società disumanizzata che controlla l'intero pianeta.

Questo a grandi linee l'incipit di un romanzo del 1970 di Ira Levin (autore di Rosemary's Baby). Il racconto si inserisce pienamente nel filone distopico, sulla falsariga di "1984" di Orwell e "Questo mondo nuovo" di Huxley. Nonostante le premesse iniziali possano sembrare simili, il romanzo di Levine è a mio avviso molto differente: tanto per fare qualche esempio, le differenze di classe che negli altri romanzi erano una delle basi su cui si poggiava la stabilità della società in questo caso non esistono, apparentemente il mondo intero è perfettamente integrato e non ci sono persone privilegiate o diverse rispetto ad altre; la diversità in qualsiasi aspetto è anzi guardata con sospetto e il membro "rieducato" nel caso se ne presenti la necessità.
Altro aspetto fondamentale è il controllo esercitato dai singoli membri sui loro "fratelli", per individuare ogni forma di distacco dalla routine di Unicomp e eventuali dissidenti che mostrano di non accettarne le decisioni.
Di diverso rispetto ai romanzi di Orwell e Huxley c'è anche il fatto che alla fin fine l'autore dimostra una grande speranza nei confronti della forza e potenzialità individuale dell'uomo, e per chi avrà voglia di leggerlo credo che questo risulterà evidentissimo.
A me ha inoltre dato l'impressione di essere una fortissima metafora della società mediatica che ci impone di adeguarci a canoni di comportamento sociale nei quali magari non crediamo fino in fondo, ma che ci vengono imposti come "nostre esigenze" da parte della moderna società consumistica.

Per quel che mi riguarda il romanzo è stato una piacevole scoperta (anche se in certi momenti la trama pare un pò rallentare), e soprattutto gli ultimi due capitoli a mio parere sono veramente meravigliosi.
Il libro di Levin non è molto diffuso nè conosciuto, e neppure facilissimo da trovare, ma se cercate su internet le opere di Levin dovreste riuscire a reperirlo facilmente.
Buona lettura. 🙂


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spadaccinonero
Illustrious Member Guest
Registrato: 2 anni fa
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