Mai come oggi abbiamo avuto bisogno di ipotesi, dato che il futuro, anche quello immediato, sembra riservarci scenari difficilmente ipotizzabili.
Noah Harari, agguerrito esploratore delle possibilità dell'Intelligenza Artificiale, è una sorta di cartina tornasole per l'immaginazione.
Trovo su libreidee di oggi una scheda relativa a un suo libro (che non ho ancora letto) del 2018, metto in fondo il link con il titolo.
Il quadro che traspare non è tranquillizzante e, visti gli sviluppi che stiamo vivendo, il tasso di attendibilità è in salita (ma potrebbe anche risolversi in un brutto sogno).
Harari: ora l’élite dell’Uomo-Dio rottamerà il liberalismo?
I grandiosi progetti umani del XX Secolo si prefiggevano l’obiettivo di salvaguardare una norma universale di agiatezza, salute e pace per ciascuno, senza eccezione. Anche i nuovi progetti del XXI Secolo – ottenere l’immortalità, la felicità eterna e uno status divino – sperano di servire all’intero genere umano. D’altro canto, poiché questi progetti puntano al superamento (anziché al raggiungimento) di una condizione standard, potranno piuttosto creare una nuova casta di super-uomini, che potrebbe disfarsi delle sue radici liberali e trattare i normali uomini non meglio di come gli europei del XIX Secolo trattavano gli africani. E’ probabile che Homo Sapiens migliorerà se stesso passo dopo passo, mescolandosi nel processo con robot e computer, finché i nostri discendenti si guarderanno indietro e si accorgeranno che non sono più quel genere di animale che ha descritto la Bibbia.
Questo non accadrà in un giorno o in un anno; in realtà si sta già verificando proprio adesso, attraverso un’innumerevole quantità di azioni abituali. Se le scoperte scientifiche e gli sviluppi tecnologici divideranno l’umanità in una massa di uomini inutili e in una piccola élite di super-uomini potenziati, o se l’autorità sarà trasferita dagli esseri umani agli algoritmi dotati di un’intelligenza superiore, allora il liberalismo collasserà. Sono in molti a ritenere che i nuovi programmi dell’umanità, alla fine, si riducano a un unico progetto, con tante diramazioni: acquisire la condizione di esseri divini. Se questo può suonare scarsamente scientifico o decisamente bizzarro, è perché la gente spesso non ha chiaro il significato di divinità. Non si tratta di una vaga qualità metafisica. E non coincide neppure con l’onnipotenza. Quando parliamo di elevare gli uomini agli dèi, pensiamo a qualcosa di prossimo agli dèi greci o ai Deva indù, piuttosto che all’onnipotente Padre nei cieli, di biblica memoria.
I nostri discendenti avranno le stesse fisime, perversioni e limiti, proprio come Zeus e Indra hanno i loro. Ma essi potranno amare, odiare, creare e distruggere su una scala molto più grande della nostra. Un tempo si credeva infatti che gli dèi non fossero onnipotenti, ma piuttosto che possedessero alcune specifiche super-abilità, come quella di progettare e creare esseri viventi, di trasformare i loro stessi corpi, di controllare l’ambiente e il tempo atmosferico, di leggere nelle menti e di comunicare a distanza, di viaggiare ad altissime velocità e, senza dubbio, di sfuggire alla morte vivendo per un tempo indefinito. Nelle antiche società agricole, molte religioni erano sorprendentemente caratterizzate da uno scarso interesse per le questioni metafisiche e quelle relative all’aldilà. Le loro maggiori preoccupazioni ruotavano intorno al tema, molto prosaico, di come incrementare i raccolti. Questo spiega perché il dio dell’Antico Testamento non prometta mai alcuna ricompensa o punizione dopo la morte, e al popolo di Israele prometta solo e sempre conseguenze terrene.
Da qui:
https://www.libreidee.org/2021/10/harari-ora-lelite-delluomo-dio-rottamera-il-liberalismo/
Questa descrizione dei futuri (presunti) uomini divinizzati ricorda quella degli Elohim di cui parla Biglino, ma la trovo un'ipotesi abbastanza debole. Non si vede all'orizzonte nessuna casta di superuomini, semmai il contrario: infatti, il superuomo nicciano incarna un "superamento di sé", e della condizione umana, verso un nuovo stato dell'essere, forte e completo, non più macchiato da quelle caratteristiche "troppo umane" che il filosofo riteneva espressione di decadenza. Per fare solo un sintetico esempio, la mancanza di pietà del superuomo si esercita in primo luogo verso se stesso e le proprie illusioni.
In tutta questa storia del transumanesimo, si intravede piuttosto il ghigno dell'"ultimo uomo" in tutta la sua bruttezza, che avendo segretamente schifo di se stesso sogna sì un "superamento di sé", ma non interiore, e perciò reale, bensì esterno, attraverso la protesi delle nuove tecnologie: dunque una vera e propria abdicazione della coscienza, che sprofonderebbe al livello di forze inorganiche. La mera ipotesi di cedere il controllo alla cosiddetta "intelligenza artificiale" è rivelatrice della natura decadente e regressiva di tali allucinazioni. Almeno, questa è la mia percezione delle cose. Aggiungo che gli esponenti noti e visibili dell'elite non ispirano alcuna soggezione, o timore reverenziale, ma piuttosto un disgusto che non si spiegherebbe qualora fossero depositari d'una qualunque superiorità, o anche solo autorevolezza.
Non si può escludere o non considerare la possibilità che qualcuno veda nel connubio uomo-AI il superamento di limiti che altri hanno realizzato o cercano di realizzare per altre vie.
D'altronde la strada è stata intrapresa da che si è iniziato a usare un utensile o a domesticare un animale (è significativo che gli inca, quando hanno visto uomini a cavallo, hanno creduto trattarsi di un unico essere), il punto è vedere quando è l'uomo a governare lo strumento e quando è invece la strumento a governare l'uomo, e questo punto è stato superato da un pezzo se pensi all'automobile ad es.
Un altro aspetto è rappresentato dalla libertà di usare o non usare uno strumento, libertà che sembra essere stata compromessa definitivamente con l'introduzione del digitale, ma già l'energia elettrica e i mezzi di locomozione la facevano da padroni senza chiedere permesso, al punto di aver dato forma alle città alveari nelle quali ci siamo imprigionati, inconcepibili senza quei supporti.
Probabilmente i tempestosi cambiamenti che si profilano potranno allarmare finalmente una parte dell'umanità, e porre il problema sotto i riflettori nella sua interezza e senza dare nulla per scontato, e questo è auspicabile.
Immagino che, nell'ipotesi migliore, potremo decidere 'come' usare le diavolerie di cui disponiamo (non dimentichiamo che la ricerca precede di circa 30 anni la diffusione), non certo 'se' adottarle.
E in questo 'come' l'attitudine della generalità degli uomini (e il modo in cui sono politicamente organizzati può dosare questa attitudine), più o meno guidati da un manipolo che si trova nella condizione di dirigerli, ha e avrà un ruolo determinante. A meno di grosse sorprese, che non sono da escludere.
Harari dimostra di essere in grado, come nessun altro, di esplorare e descrivere le possibilità e di far intravvedere i pericoli insiti nell'adozione dell'intelligenza artificiale, e soprattutto di farci superare la soglia che separa il mero suono del termine dalla realtà insita in questa tecnologia che ci sta venendo addosso come un camion in autostrada.
PS - Faccio notare che anche per quanto riguarda l'esoterismo, che rappresenterebbe l'altra sponda o il completamento, rispetto alla conoscenza come conseguenza immediata dell'esplorazione materiale, anche quello può essere stravolto ad un uso improprio e forzato disinvoltamente a supporto immediato di pregiudizi preesistenti, ad uso degli ignari, come puoi verificare comodamente in rete e, alcune volte anche qui nel blog.