Sulle élite contemp...
 
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Sulle élite contemporanee


Davide
Membro
Registrato: 2 anni fa
Post: 2583
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Nelle analisi della situazione sociale e politica attuale nei paesi avanzati, è ormai un dato acquisito l’esistenza di una particolare frattura sociale e culturale. Abbiamo da una parte un ceto, relativamente ristretto, di persone adattate alla nuova natura transnazionale del capitalismo contemporaneo: persone dotate di conoscenze e capacità (in primo luogo la conoscenza della lingua inglese, ma ovviamente non solo questo) che le rendono in grado di approfittare di occasioni di lavoro sparse in tutto il globo, prive di remore a spostarsi per approfittarne, impiegate in lavori a forte componente intellettuale e specialistica, capaci di tessere relazioni proficue con le persone più diverse, ma in sostanza appartenenti allo stesso milieu. Si tratta del ristretto ceto di coloro che si sono pienamente inseriti nei meccanismi del capitalismo globalizzato e sono in grado di approfittare delle possibilità che la sua dinamica crea. All’interno di questo ceto spiccano ovviamente i detentori del potere, quelli che si ritrovano a Davos e in simili occasioni; ma il ceto di cui stiamo parlando, pur ristretto, non è composto esclusivamente da uomini e donne di potere, ma da persone che condividono lo stile di vita e la visione del mondo degli attuali ceti dominanti. Per chiarezza terminologica, parleremo di “élite dominanti” intendendo la ristretta cerchia di chi detiene un potere effettivo (per ripeterci: quelli che si incontrano a Davos), mentre useremo l’espressione “ceti medi elitari” o “ceti medi globalizzati” intendendo quella strato sociale che abbiamo descritto nelle prime righe, minoritario ma più ampio rispetto ai “signori di Davos”. Parleremo infine di “élite contemporanee” intendendo l’insieme di questi due gruppi.

CONTINUA QUI https://www.sinistrainrete.info/societa/16582-marino-badiale-sulle-elite-contemporanee.html


Citazione
Platypus
Trusted Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 75
 

L'analisi di Badiale è lucida e conduce a conclusioni verosimili eccetto che, a mio avviso, per un particolare; nel caso di crollo globale a rimetterci non saranno tanto le élite quanto i ceti subalterni "intermedi". Le élite attuali e tutta la corte al seguito in qualche modo troveranno il modo di farla franca, le masse di diseredati rimarranno tali dando luogo a flussi migratori di proporzioni bibliche mentre tutti coloro che non appartengono a queste due categorie dovranno far fronte alle nuove invasioni barbariche, privi di infrastrutture logistiche e sanitarie nonché di mezzi di sussistenza. seguirà, probabilmente, un lungo periodo di lotte per l'egemonia.
propenderei per scenari da alto medioevo solo un po' più tecnologico piuttosto che da rivoluzione francese 2.0


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