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Alessandro Magno e il fiore dell'immortalità-12


Black_Jack
Noble Member
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Alessandro Magno giovane eroe invincibile scopre nella Persia profonda che una Péri, una discendente di angeli decaduti per aver rinnegato il Paradiso e trasformati in fate, possiede il fiore dell'immortalità.
Con quel fiore la Péri può vivere la sua vita nelle essenze sottili e presentarsi davanti a Ahura Mazda, il dio zoroastriano della luce.
Con l'inganno Alessandro le ruba il fiore ma il dio glielo trasforma nei suoi desideri mortali ai quali il principe guerriero macedone soggiace.
Rendendosi conto che la sublime spiritualità del fiore è al di fuori della comprensione del giovane conquistatore la Péri lo seduce con una danza sensuale e avvicinatasi a lui gli toglie il fiore sparendo immediatamente in una luce divina.
Alessandro abbandonato e solo comprende il suo destino irrimediabilmente (e credo "colpevolmente") mortale e si prepara ad abbandonare la vita.

È la trama di un balletto belle époque di Paul Dukas, l'autore del più famoso "Apprendista Stregone".

È una delle sue opere migliori stilisticamente in bilico fra romanticismo tardo ottocentesco, ossia sostanzialmente "accademico" ma non in senso del tutto retrivo, e impressionismo.

Il problema per Dukas, il giorno della prima era che il brano comincia in uno splendido pianissimo che richiede l'assoluto silenzio in sala, con dei suggestivi motivi dei corni che evocano una tensione soffusa che poi si scioglie in un passaggio cromatico discendente particolarmente nostalgico.
Era una difficoltà perché i gentiluomini che venivano all'Opéra, come è costume nei paesi latini, arrivavano sempre in clamoroso ritardo - che sarebbe il meno - per poi soffermarsi in infinite conversazioni, saluti, corteggiamenti e pavoneggiamenti vari dai quali non era consigliabile richiamarli con troppa enfasi pena l'insuccesso della serata.
Dukas risolse brillantemente la questione inventandosi una squillante "Fanfara" di soli ottoni di min. 2:27 che avrebbe richiamato l'attenzione e spinto il nobilume a prendere posto disciplinatamente.

È un vero gioiellino dalle sonorità piene e dalle armonie complesse, irresistibilmente esotiche, dall'atmosfera favolosa e sensuale come è nel carattere di una belle époque che resta nella storia europea come l'ultimo glorioso scampolo di una aristocrazia inevitabilmente al tramonto.

Al minuto 1:24 il pezzo si ferma per un istante e inizia la coda finale. La musica si fa più sommessa, la melodia sembra rigirarsi su sé stessa in cerca di una nuova strada, a mano a mano l'intensità cresce e al minuto 2:00 riprende in piena luce il motivo "aperto" dell'inizio che porta alla chiusa.

https://www.youtube.com/watch?v=Vmh3A7ohFnc

Come sempre linko la migliore esecuzione disponibile su youtube che andrebbe ascoltata con le cuffie.

Dalla fine della Fanfara inizia il balletto che diventa di ascolto più "avanzato".
Secondo me è un gran pezzo con un solo difetto e cioè mancano delle melodie da ricordare per sé stesse. Il pregio è la profonda sapienza compositiva di Dukas, l'orchestrazione e l'elaborazione dei temi, curatissima e perfettamente inserita in un ragionato disegno complessivo che riesce a creare una atmosfera di grande significato espressivo.


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