Originale italiano: http://znetitaly.altervista.org/art/7403
di Dean Baker – 29 agosto 2012
“Libero scambio” è un mantra sacro a Washington. Se una qualsiasi cosa porta l’etichetta di “libero scambio” allora tutta la dirigenza di Washington si deve inchinare e sostenerla. Altrimenti si è scomunicati dall’elenco delle persone rispettabili ed esiliati nella landa dei protezionisti neandertaliani.
Questo è uno sfondo essenziale per comprendere quel che sta accadendo con l’Accordo di Partenariato Trans-Pacifico (TPP), un patto che gli Stati Uniti stanno negoziando con Australia, Canada, Giappone e otto altri paesi della regione del Pacifico. L’accordo è confezionato come un accordo di “libero scambio”. Quest’etichetta costringerà tutti i tizi rispettabili di Washington a sostenerlo.
In realtà il patto non ha nulla a che fare con gli scambi: le barriere commerciali effettive tra questi paesi sono già molto limitate. Il TPP è un tentativo di utilizzare il Santo Graal del libero scambio per imporre condizioni e scavalcare leggi nazionali in un modo che sarebbe quasi impossibile se le misure proposte dovessero seguire il normale percorso legislativo. L’aspettativa è che schierando potenti interessi imprenditoriali, i governi saranno in grado di forzare l’approvazione di questo patto di “libero scambio” nei parlamenti come un “prendere o lasciare”.
Come in tutti questi accordi multilaterali, l’intenzione è di ampliarne la portata con il tempo. Ciò significa che qualsiasi cosa le parti originali del TPP accetteranno sarà probabilmente imposta in seguito ad altri paesi della regione e, molto probabilmente, del resto del mondo.
In questo momento non è in realtà possibile discutere del merito del TPP poiché i governi mantengono segreto il testo proposto. Solo i negoziatori e un gruppo selezionato di partner imprenditoriali hanno accesso al documento effettivo. I dirigenti di vertice della General Electric, della Goldman Sachs e della Pfizer probabilmente dispongono tutti delle bozze delle sezioni di loro interesse del TPP. Tuttavia ai membri dei comitati interessati del Congresso non è stato ancora detto cosa si sta negoziando.
Alcuni articoli che sono stati fatti trapelare ci danno un’idea della direzione di questo patto. L’attenzione maggiore sarà riservata a una protezione più forte della proprietà intellettuale. Nel caso della musica registrata e dei film, potremmo vedere clausole simili a quelle che erano contenute nella Legge sullo Stop alla Pirateria Online (SOPA). Ciò trasformerebbe gli intermediari di Internet, come Google, Facebook e, in realtà, tutti quelli che possiedono un sito web, in poliziotti del diritto d’autore.
Poiché queste misure erano enormemente impopolari, la SOPA non sarebbe probabilmente ma potuta passare come singolo provvedimento di legge. Ma collegandole a un patto più ampio e santificate dall’acqua benedetta del “libero scambio”, l’industria dell’intrattenimento può riuscire a ottenere ciò che vuole.
Anche l’industria farmaceutica probabilmente guadagnerà molto da questo patto. Essa ha deciso che le norme più severe sui brevetti che aveva inserito nell’accordo del 1995 della WTO [Organizzazione Mondiale del Commercio] non si spingevano abbastanza in là. Vuole una protezione più forte e più a lungo termine dei brevetti e anche un uso accresciuto dell’“esclusività dei dati”. Si tratta di un monopolio concesso dal governo, spesso di durata sino a 14 anni, che vieta ai concorrenti generici di entrare in un mercato basato sui risultati di un’altra impresa che dimostrano che un medicinale è sicuro ed efficace.
Si noti che una protezione più forte del diritto d’autore e dei brevetti, assieme all’esclusività dei dati, è l’opposto del libero scambio. Comporta un accresciuto intervento del governo sul mercato; limita la concorrenza e determina prezzi più elevati per i consumatori.
In realtà i costi associati alla protezione dei diritti d’autore e dei brevetti fanno apparire irrisori i costi associati alle tariffe o quote che di solito interessa i sostenitori del libero scambio. Mentre questi ultimi raramente aumentano il prezzo di un prodotto di più del 20-30%, la protezione dei brevetti per i farmaci su ricetta può consentire che gli stessi siano venduti a centinaia, o addirittura migliaia, di dollari per ricetta, quando si venderebbero a 5 o 10 dollari come generici sul libero mercato. La protezione dei brevetti aumenta quel che i pazienti pagano per i farmaci negli Stati Uniti di quasi 270 miliardi di dollari l’anno (1,8% del PIL). Oltre a rendere i farmaci inaccessibili a chi ne ha bisogno, i costi economici impliciti in questa distorsione del mercato sono enormi.
Ci sono molte altre clausole in questo patto che probabilmente saranno altrettanto controverse. Le regole che crea scavalcheranno le leggi nazionali sull’ambiente, sulla sicurezza dei luoghi di lavoro e sugli investimenti. Naturalmente non è realmente possibile parlare dei dettagli perché non esistono bozze disponibili al pubblico.
In linea di principio il TPP è esattamente il tipo di argomento che dovrebbe avere un’evidenza preminente nelle elezioni d’autunno. Gli elettori dovrebbero avere la possibilità di decidere se vogliono votare per candidati che appoggiano prezzi in aumento per i medicinali negli Stati Uniti e nel resto del mondo, o che fanno di tutti noi dei poliziotti non remunerati dei diritti d’autore. Ma non c’è alcun testo né alcun dibattito nelle campagne, e questo è esattamente ciò che vogliono le industrie che si apprestano a trarne profitto.
C’è un modo per rovinare loro il gioco. Just Foreign Policy [Politica Estera Giusta] sta offrendo una ricompensa, attualmente arrivata a 21.100 dollari, a WikiLeaks se riuscirà a pubblicare la copia di una bozza del patto. Le persone potrebbero contribuire aumentando la cifra o, se sono in condizioni per farlo, ricavando una copia della bozza di accordo da rendere disponibile al mondo.
I nostri dirigenti politici diranno di essere preoccupati che il testo del TPP finisca nelle mani di terroristi, ma noi sappiamo qual è la verità: temono il dibattito pubblico. Perciò, se il libero mercato funziona, riusciremo a vedere la bozza dell’accordo.
Da Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo
www.znetitaly.org
Fonte: http://www.zcommunications.org/the-pacific-free-trade-deal-thats-anything-but-free-by-dean-baker
Originale: guardian.co.uk
traduzione di Giuseppe Volpe
Traduzione © 2012 ZNET Italy – Licenza Creative Commons CC BY-NC-SA 3.0