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Assad si riavvicina a Erdogan e bombarda i curdi


helios
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Assad si riavvicina a Erdogan e bombarda i curdi
Gli ultimi sviluppi del conflitto in Siria sembrano indicare che i maggiori attori regionali stanno già valutando gli assetti - e i possibili conflitti - nel Medio Oriente del dopo Isis

20
agosto
2016
18:47

BEIRUT - Le truppe di Bashar al Assad bombardano i curdi, e la Turchia del suo arcinemico Recep Tayyip Erdogan applaude, ipotizzando per la prima volta che il presidente siriano possa svolgere un ruolo nella transizione del suo Paese.

Gli ultimi sviluppi del conflitto in Siria, insieme con le tensioni che si riaccendono tra i curdi iracheni e il governo di Baghdad, sembrano indicare che i maggiori attori regionali stanno già valutando gli assetti - e i possibili conflitti - nel Medio Oriente del dopo Isis e dopo guerra siriana.

Per il terzo giorno consecutivo, ha riferito l'Osservatorio nazionale per i diritti umani (Ondus), le forze siriane hanno bombardato oggi le postazioni delle forze di autodifesa curde Ypg nella regione nord-orientale di Hasaka.

Quelle sostenute dagli Usa in funzione anti-Isis, nonostante siano vicine al Pkk, l'organizzazione separatista dei curdi turchi che gli stessi Stati Uniti e la Ue considerano "terroristica". Washington ha inviato ieri anche suoi jet sulla regione di Hasaka per prevenire bombardamenti contro le proprie forze speciali sul terreno.

I combattimenti degli ultimi giorni, che secondo il sito curdo iracheno Rudaw hanno provocato 14 morti tra i miliziani dell'Ypg e i civili, sono stati spiegati da Damasco come risposta alle "provocazioni" dei curdi a Hasaka, controllata in parte dalle truppe governative e in parte dalle milizie curde, che finora avevano evitato di venire a contatto. Ma la cosa più interessante è che Damasco ha indicato le milizie dell'Ypg come "l'ala militare del Pkk".

Tale identificazione è abitualmente usata dalla Turchia, che ha visto con preoccupazione negli ultimi mesi le milizie dell'Ypg rafforzarsi sempre di più alle sue frontiere grazie ai successi militari contro lo Stato islamico. L'ultimo di questi, la settimana scorsa, la presa della città di Manbij.

Il premier turco Binali Yildrim ha salutato oggi l'apertura del nuovo fronte siriano affermando che anche Damasco comincia a vedere i curdi come una minaccia. Contemporaneamente Yildrim, con una decisa virata rispetto alla linea intransigente seguita finora, ha detto che la Turchia è disposta "sedersi e parlare (con Assad) durante la transizione" per una soluzione del conflitto.

Difficile non vedere nelle affermazioni di Yildrim una conseguenza dell'iniziativa diplomatica avviata di recente da Ankara per riavvicinarsi alla Russia e all'Iran, i maggiori alleati di Assad, in contemporanea con il deterioramento delle relazioni con l'Occidente seguite al tentato colpo di Stato in Turchia del mese scorso.

Durante un recente incontro ad Ankara, il ministro degli Esteri iraniano Mohammad Javad Zarif e il suo collega turco Mavlut Cavusoglu hanno affermato che l'interesse dei due Paesi è che venga preservata "l'integrità territoriale" della Siria. Vale a dire, tra l'altro, che i curdi non approfittino della lotta all'Isis per dare vita ad uno Stato indipendente.

Le stesse preoccupazioni turbano l'Iraq, il Paese in cui l'Isis è nato raccogliendo all'inizio il sostegno di parte delle regioni sunnite come risposta alle politiche considerate discriminatorie del governo a guida sciita sostenuto da Usa e Iran. E dove i Peshmerga curdi hanno preso il controllo di aree a lungo contese con gli arabi quando, nell'estate del 2014, si sono trovati a fronteggiare da soli lo Stato islamico dopo la rotta dell'esercito nazionale.

È il caso di Kirkuk e di gran parte della sua provincia ricca di petrolio, dove due giacimenti sono già gestiti direttamente dalle autorità curde. Nei giorni scorsi il primo ministro iracheno, Haidar al Abadi, ha detto che i miliziani curdi non potranno entrare a Mosul con le forze federali quando verrà lanciata l'offensiva finale per strappare all'Isis la sua 'capitalè nel Paese.

Ma Safin Dezai, portavoce del governo autonomo curdo, ha risposto che i Peshmerga continueranno ad avanzare anche fuori degli attuali confini della regione autonoma e che "non si ritireranno dalle aree già liberate o che libereranno in futuro" laddove vi sia la presenza di una popolazione curda. Compresa dunque la regione di Mosul.

http://www.cdt.ch/mondo/cronaca/161485/assad-si-riavvicina-a-erdogan-e-bombarda-i-curdi


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cedric
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Nelle zone curde c'è il petrolio ed anche parecchio quindi la creazione di uno stato curdo con parte del territorio turco, parte siriano e parte irakeno sarebbe una catastrofe per tutti e tre.

Finora Barzani ha tenuto il piede in quattro staffe cerando di mettere tutti contro tutti, vedremo se russi ed americani si metteranno d'accordo per sacrificarlo (e non sarebbe la prima volta) o per mettere in riga Assad ed Erdogan.

Perchè questa è la sola ragione di qualche milione di morti: gas, petrolio ed oleodotti per scaldare l'acqua del bidè degli europei.


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helios
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Nelle zone curde c'è il petrolio ed anche parecchio quindi la creazione di uno stato curdo con parte del territorio turco, parte siriano e parte irakeno sarebbe una catastrofe per tutti e tre.

Attualmente i curdi danno il petrolio a Israele, in pratica viene rubato,il quale poi lo commercia e arriva anche in.... Italia.
Quindi il pericolo è per i sionisti.

Israele comprerebbe il greggio contrabbandato dal Daesh e dai kurdi irakeni attraverso la Turchia
Il petrolio dello Stato Islamico finisce in Italia passando per Israele?

L’intricata rete di complicità e interessi che finanzia il Daesh e i suoi volonterosi carnefici

http://www.greenreport.it/news/energia/il-petrolio-dello-stato-islamico-finisce-in-italia-passando-per-israele/

Il Financial Times scrive che Israele ottiene il 75% delle sue forniture di petrolio dal Kurdistan iracheno, con il quale ha stretti rapporti fin dai tempi della guerriglia dei kurdi contro Saddam Hussein, e più di un terzo di queste esportazioni passano attraverso il porto turco di Ceyhan, che viene descritto come un «potenziale gateway per il greggio di contrabbando dell’Isis».

Ma per l’Italia la rivelazione più inquietante arriva dall’inchiesta “Raqqa’s Rockefellers”, Bilal Erdogan, KRG Crude, And The Israel Connection”, pubblicata il 29 novembre da Zero Hedge a firma Tyler Durden, nella quale si legge: «Secondo un funzionario europeo di una compagnia petrolifera internazionale che ha incontrato al-Araby in una capitale del Golfo, Israele raffina il petrolio solo “una o due volte”, perché non ha raffinerie avanzate. Esporta il petrolio nei paesi mediterranei – nei quali il petrolio “guadagna uno stato di semi-legittima” – per $ 30 a $ 35 al barile. Il petrolio viene venduto entro un giorno o due a un certo numero di compagnie private, mentre la maggioranza va in una raffineria italiana di proprietà di uno dei maggiori azionisti di una società calcistica italiana [nome rimosso] dove il petrolio viene raffinato ed utilizzato localmente. Israele è, in un modo o nell’altro, diventato il principale commerciante di petrolio dell’Isis. Senza di loro [gli israeliani], la maggior parte del petrolio prodotto dall’Isis resterebbe in giro tra l’Iraq, Siria e Turchia.

Zero Hedge scrive che per questo «Alcuni acquirenti hanno petroliere ad Ashkelon, Israele, dove viene caricato in impianti di stoccaggio per essere rivenduti in seguito ad acquirenti in Europa. Il petrolio greggio curdo è stato venduto anche in mare aperto a Malta tramite trasferimenti da nave a nave aiutare mascherare gli acquirenti finali e proteggerli così dalle minacce dll’impresa statale irakena SOMO». Un traffico che utilizzerebbe addirittura petroliere “civetta” vuote per ingannare gli investigatori. Ma una cosa è certa, tra maggio ed agosto oltre un terzo di tutte le esportazioni di greggio dall’Iraq settentrionale è andato a finire in Israele,

Quindi le strade del contrabbando passerebbero tutte dalla Turchia, per far arrivare il greggio del Daesh fino ai porti turchi di Mersin, Dortyol e Ceyhan e da qui in Israele, con una diramazione marina verso Malta e l’Europa, approdando – da quanto denuncia il giornale del Qatar – anche in Italia.

Quindi se Assad si sta avvicinando ad Erdogan e bombarda i curdi è un segnale per i sionisti sostenitori dei curdi per i loro interessi nella zona per quel petrolio che sta commercializzando.

Infatti in Turchia ad un matrimonio una bomba ha ucciso piu di 50 persone e Erdogan dice che è stata l'isis o chi per loro.

Il premier turco Binali Yildrim ha salutato oggi l'apertura del nuovo fronte siriano affermando che anche Damasco comincia a vedere i curdi come una minaccia.

la risposta del candeliere (opps dell'isis) non si è fatta attendere.


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yakoviev
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A quanto ho letto, ad Hasakah (che è una città dove c'è popolazione mista curda, araba, assira e armena) i primi scontri sono avvenuti tra polizia curda e miliziani fiancheggiatori dell' EAS, per il possesso di alcuni edifici. Dopo un primo tentativo di composizione dello scontro che sembrava riuscito, le cose poi sarebbero degenerate. Si potrebbe però ribaltare la questione così come posta dall'articolo: dopo gli accordi con gli USA, che hanno anche fornito armi e divise nuove di zecca, oltre che "istruttori", i curdi attaccano l'Esercito Siriano. Sarebbe un buon titolo anche questo.


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