Chi ha sabotato il gasdotto South Stream
— Tommaso Di Francesco, Manlio Dinucci,
9.6.2014
Il governo bulgaro ha annunciato domenica scorsa di aver interrotto i lavori di costruzione del South Stream, il gasdotto che dovrebbe trasportare gas russo nell’Unione europea senza passare per l’Ucraina. «Ho ordinato di fermare i lavori — fa sapere il premier Plamen Oresharski di un governo in crisi se non dimissionario -, decideremo gli sviluppi della situazione dopo le consultazioni che avremo con Bruxelles». La decisione è stata presa — manco a farlo apposta — il giorno prima dell’incontro tripartito Russia-Ucraina-Ue sulle forniture di gas a Kiev.
Nei giorni scorsi il presidente della Commissione europea, Josè Manuel Barroso, aveva annunciato l’apertura di una procedura Ue contro la Bulgaria per presunte irregolarità negli appalti del South Stream.
Appena tre giorni prima, il 5 giugno, la direzione del Partito socialista bulgaro, che sostiene il governo Oresharski, dava per sicuro che il tratto bulgaro del gasdotto sarebbe stato costruito nonostante la richiesta di Bruxelles di fermare il progetto. «Per noi è d’importanza vitale», sottolineava il vicepresidente della commissione parlamentare per l’energia, Kuiumgiev. E il presidente della Camera dei costruttori, Glossov, dichiarava che «il South Stream è una boccata d’ossigeno per le imprese bulgare».
Che cosa è avvenuto? Il progetto nasce quando, nel novembre 2006 (durante il governo italiano Prodi II), la russa Gazprom e l’italiana Eni firmano un accordo di partenariato strategico.
Nel giugno 2007 il ministro per lo sviluppo economico, Pierluigi Bersani, firma con il ministro russo dell’industria e dell’energia il memorandum d’intesa per la realizzazione del South Stream. Secondo il progetto, il gasdotto sarà composto da un tratto sottomarino di 930 km attraverso il Mar Nero (in acque territoriali russe, bulgare e turche) e da uno su terra attraverso Bulgaria, Serbia, Ungheria, Slovenia e Italia fino a Tarvisio (Udine). Nel 2008–2011 vengono conclusi tutti gli accordi intergovernativi con i paesi attraversati dal South Stream.
Nel 2012 entrano a far parte della società per azioni che finanzia la realizzazione del tratto sottomarino anche la tedesca Wintershall e la francese Edf con il 15% ciascuna, mentre l’Eni (che ha ceduto il 30%) detiene il 20% e la Gazprom il 50%. La costruzione del gasdotto inizia nel dicembre 2012, con l’obiettivo di avviare la fornitura di gas entro il 2015. Nel marzo 2014 la Saipem (Eni) si aggiudica un contratto da 2 miliardi di euro per la costruzione della prima linea del gasdotto sottomarino.
Nel frattempo, però, scoppia la crisi ucraina e gli Stati uniti — con un lavoro all’unisono tra Casa bianca e diplomazia congressuale dei Repubblicani — premono sugli alleati europei perché riducano le importazioni di gas e petrolio russo, che costituiscono circa un terzo delle importazioni energetiche dell’Unione europea.
Primo obiettivo statunitense (scrivevamo sul manifesto il 26 marzo) è impedire la realizzazione del South Stream. A tale scopo Washington esercita una crescente pressione sul governo bulgaro. Prima lo critica per aver affidato la costruzione del tratto bulgaro del gasdotto a un consorzio di cui fa parte la società russa Stroytransgaz, soggetta a sanzioni statunitensi.
Con tono di ricatto, l’ambasciatrice degli Stati uniti a Sofia, Marcie Ries, dichiara: «Avvertiamo gli uomini d’affari bulgari di evitare di lavorare con società soggette a sanzioni da parte degli Usa». Il momento decisivo è quando, domenica scorsa a Sofia, il senatore Usa John McCain, accompagnato da Chris Murphy e Ron Johnson, incontra il premier bulgaro trasmettendogli gli ordini di Washington. Subito dopo Plamen Oresharski annuncia il blocco dei lavori del South Stream.
Una vicenda emblematica: un progetto di grande importanza economica per la Ue viene sabotato non solo da Washington, ma anche da Bruxelles per mano dallo stesso presidente della Commissione europea. Ci piacerebbe sapere che cosa ne pensa il governo Renzi, dato che l’Italia – come ha avvertito allarmato Paolo Scaroni, ancora numero uno dell’Eni – perderebbe contratti per miliardi di euro se venisse affossato il South Stream.
http://ilmanifesto.info/chi-ha-sabotato-il-gasdotto-south-stream/
L' Italia aiuta e da il suo appoggio a politiche che vanno contro i suoi interessi nazionali.
E' successo con la guerra alla Libia e continua con la vicenda ucraina.
E' incredibile la nostra subalternità non solo agli Usa e alla Nato ma anche alla Francia e alla Gran Bretagna.
E' necessaria una fortissima critica alla politica estera e militare italiana.
I tantissimi gruppi della sinistra italiani dovrebbero trovare degli obiettivi comuni,
cosa aspettano ?
Marcopa
Energia: blocco South Stream, Renzi difende gasdotto
Angela Lamboglia | 10 Giugno 2014
Matteo Renzi si mobilita per salvare South Stream. Secondo quanto scrive EurActiv.com, il premier italiano avrebbe proposto ai leader dei paesi interessati di scrivere alla Commissione europea per difendere il gasdotto che dovrebbe portare il gas russo in Europa senza passare per l'Ucraina.
Il progetto, che vede la partecipazione di Eni, della francese Edf e della tedesca Wintershall, oltre che della russa Gazprom, consiste nella realizzazione di un gasdotto per portare in Europa il gas russo attraversando Bulgaria, Serbia, Ungheria e Slovenia, prima di raggiungere l'Italia.
Nel giorni scorsi, il presidente della Commissione europea Josè Manuel Barroso ha annunciato l'avvio di una procedura di infrazione nei confronti della Bulgaria per mancato rispetto delle norme comunitarie negli appalti relativi a South Stream e ha minacciato possibili contenziosi con altri paesi coinvolti nel progetto.
Domenica Sofia ha reso noto lo stop dei lavori, suscitando la reazione del ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov, che ha accusato Bruxelles di essere animata "da un desiderio punitivo, un desiderio di vendetta". La decisione della Bulgaria, secondo l'ambasciatore russo presso l'Unione Vladimir Cizhov, sarebbe "puramente politica", "un passaggio strisciante verso sanzioni economiche contro la Russia".
A guidare gli sforzi europei a difesa di South Stream, secondo quanto appreso da EurActiv.com, sarebbe il premier Renzi, che avrebbe proposto ai leader di Austria, Bulgaria, Croazia, Grecia, Serbia, Slovenia e Ungheria di scrivere una lettera congiunta alla Commissione europea a sostegno del gasdotto.
Il sostegno dell'Italia al progetto South Stream era emerso anche durante la visita a Roma del primo ministro bulgaro Plamen Oresharski, tra il 26 e il 28 maggio. In quell'occasione Renzi e Oresharski avevano sottolineato l'importanza del gasdotto "nella prospettiva della sicurezza e dell'indipendenza energetica dell'Europa", mentre la titolare della Farnesina Federica Mogherini aveva parlato di "un progetto strategico per l'Italia, fondamentale per tutti i paesi che vi aderiscono nonostante le difficoltà". E il ministro dello Sviluppo economico Federica Guidi aveva auspicato un'adozione rapida, "nel rispetto delle norme europee".
il vero prezzo del prostituirsi agli yankee sarà chiaro quando Putin chiuderà i rubinetti del gas. Io al suo posto l'avrei già fatto. Ma io non sono al suo posto..
ahahahahah il Nostro Renzie! Se ne accorto anche lui, ke rischia di trovarsi senza riscaldamento...
il vero prezzo del prostituirsi agli yankee sarà chiaro quando Putin chiuderà i rubinetti del gas. Io al suo posto l'avrei già fatto. Ma io non sono al suo posto..
Non è il momento. Adesso le riserve strategiche reggerebbero un bel po'. E con l'estate molte industrie chiudono.
Bisogna aspettare il generale inverno. A metà gennaio, direi.