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Chiuso Silk Road, il più grande portale di droghe on line


Tao
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Illustrious Member
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CHIUSO SILK ROAD, IL PIÙ GRANDE PORTALE DI DROGHE ONLINE - LA CHIUSURA, L'ARRESTO DEL SIGNORE DELLA DROGA DEL WEB, GLI ERRORI DEL SUO FONDATORE, LE REAZIONI DEGLI UTENTI. COSA STA SUCCEDENDO NEL DEEP WEB?

"Abbiamo vinto la guerra contro le droghe mossa dallo Stato". Non gliel'hanno perdonata, questa frase, a Dread Pirate Roberts. Era lo scorso agosto e il boss di Silk Road, il più grande e popolare sito di ecommerce del Deep Web, dove venivano smerciati anche stupefacenti di ogni tipo, faceva qualcosa di inaudito. Rilasciava una lunga e dettagliata intervista a Forbes.

Dove tra le altre cose si prendeva beffe, indirettamente, delle forze dell'ordine e professava apertamente la sua ideologia anarcolibertaria, tanto da apparire un giovane cyberattivista della West Coast più che un incallito signore delle droghe. Ebbene, ieri abbiamo scoperto che un ragazzo californiano lo era davvero. E che al tempo della ormai famigerata intervista, l' Fbi gli stava già addosso.

I federali hanno sequestrato Silk Road, l'eBay del Dark Web, cioè di quella parte di Internet costruita sulla Rete di anonimizzazione Tor, che rende i suoi siti e servizi, nonché chi la naviga, irrintracciabili e invisibili ai normali utenti. Chi ieri si collegava, come abbiamo fatto anche noi di Wired, rigorosamente via browser Tor, all'indirizzo del sito di ecommerce trovava una schermata con i loghi di varie agenzie investigative americane e la scritta: "Questo sito nascosto è stato confiscato dall'Fbi".

Nel frattempo Dread Pirate Roberts veniva arrestato a San Francisco in una biblioteca pubblica: si chiama Ross William Ulbricht, ha 29 anni, la faccia da bravo ragazzo, laureato all'University of Texas. Un insospettabile che ora rischia molti anni di carcere considerate le accuse: associazione a delinquere per il traffico di droga, reati informatici e riciclaggio di denaro.

Silk Road era nata nel 2011 e da allora è cresciuta fino a diventare il primo sito di ecommerce del Deep Web. Una ricerca della Carnagie Mellon stima che nel 2012 la Via della Seta fatturasse 1,2 milioni di dollari al mese. Altre stime più recenti della stessa rivista Forbes collocavano il giro d'affari di questo mercato nero tra i 30 e i 45 milioni di dollari all'anno. Sul sito le droghe - di ogni tipo - erano molto gettonate. Ma vi si trovavano anche merci legali, nonché libri messi al bando o difficili da reperire, gadget e offerte inusuali, bizzarre e a volte improbabili.

Di sicuro, contrariamente a come veniva presentato spesso sui media, non era un Far West. Aveva delle regole e un codice di comportamento dichiarato: per cui non accettava pedopornografia, ma neanche armi (come altri hanno scritto invece), o servizi violenti. Prendeva una commissione del 10 per cento che andava a diminuire col crescere delle transazioni effettuate dal singolo.

Aveva un collaudato sistema di reputazione dei venditori/compratori, un po' sullo stile eBay, e un sistema di risoluzione delle dispute. E un forum che ieri era ancora in piedi, dove il fondatore aveva pure lanciato dei gruppi di lettura, tra l'entusiasmo degli utenti. Ovviamente tutto veniva comprato e venduto usando i Bitcoin, la moneta elettronica e pseudo-anonima (e legale, come ha specificato la stessa Fbi) usata nel Deep Web.

Molti ora si chiedono se il crollo di Silk Road non si trasformerà anche in un brutto colpo per la criptovaluta. Le sue quotazioni ieri erano già scese. "La situazione ha creato un po' di panico, reale e forzato", racconta a Wired un esperto di Bitcoin che chiede di non essere nominato.

"C'è chi ha cercato anche di incentivarlo, questo panico, per poter comprare Bitcoin a prezzi più bassi. Ieri c'è stato un grosso tonfo, un calo di circa 10 dollari, e lì qualcuno ha perso molto, mentre qualcun'altro ha guadagnato tanto. Poi la quotazione è tornata su. In ogni caso credo che sul lungo termine il sequestro di Silk Road non creerà grossi problemi al mercato dei Bitcoin".

Ross William Ulbricht molto probabilmente non è il fondatore di Silk Road, ma lo ha rilevato successivamente. Lui stesso ne accenna nell'intervista a Forbes, e del resto questa voce di corridoio circola diffusamente tra i frequentatori del Deep Web. Che ieri hanno commentato la notizia con un certo sbigottimento.

Chi aveva dei traffici su Silk Road ha probabilmente perso tutto, ma potrebbe anche rischiare qualcosa di più, a seconda delle precauzioni prese. "Sono abbastanza sicuro che i venditori non corrano rischi se hanno seguito i giusti protocolli", ha commentato a Wired un Senior Reseller, un venditore della Via della Seta che ha accumulato punti ed esperienza, contattato da noi tramite il servizio di messaggistica del forum. Lui spediva in giro delle barrette al cioccolato aumentate con funghetti e sostanze allucinogene. "Molti si stanno trasferendo su altri siti e riapriranno lì i negozi".

Silk Road non era certo l'unica piattaforma del genere. Tra i suoi concorrenti più in vista ci sono Black Market Reloaded e Sheep Market, che ora - se i loro gestori non andranno in panico e faranno i bagagli - potrebbero cercare di sfruttare la scomparsa del leader di mercato a loro vantaggio.

"Molti si stanno già spostando da noi", conferma a Wired, in chat, uno dei moderatori di Black Market Reloaded: qui, per la cronaca, si vendono anche armi. Lui è abbastanza scocciato, perché essendo un venditore di BMR stava pensando di aprire uno shop pure su Silk Road. Ora, ci spiega, l'Fbi ha in mano, oltre ai Bitcoin - 26mila quelli sequestrati, equivalenti a 3,6 milioni di dollari - anche tutti i messaggi scambiati e gli indirizzi IP di login dei frequentatori. "I messaggi si possono criptare, ma c'è chi non lo fa".

Intanto sui forum gli habitué e i commercianti di Silk Road si stanno interrogando su come i federali siano arrivati all'arresto di Ulbricht, e molti commenti sono impietosi. "Dread Pirate Roberts era davvero così stupido?" è uno dei thread più popolari in questo momento.

Un utente mette in fila tutti i suoi presunti errori, almeno a partire dalle ricostruzioni di parte che sono emerse finora: "Ha pubblicato un indirizzo Gmail che conteneva il suo nome in relazione al nickname usato per pubblicizzare Silk Road all'inizio; ha usato una Vpn per accedere a Silk Road e non Tor; utilizzava un hotspot WiFi poco distante da casa sua; ha fatto capire il fuso orario in cui viveva; sul suo vero profilo LinkedIn si descriveva come uno che stava progettando di creare un mondo senza l'uso sistemico della forza da parte di governi e istituzioni; ha ordinato dall'estero dei documenti falsi e se li è fatto spedire a casa per comprare nuovi server per Silk Road; per di più i documenti contenevano sue foto vere".

Ma soprattutto, notano altri, pensava di gestire tutto ciò dagli Stati Uniti, e non è scappato quando a luglio il Dipartimento della sicurezza nazionale ha bussato alla sua porta per chiedergli conto proprio di quei documenti falsi che avevano intercettato.

Non esattamente un genio dell'anonimato per essere il boss di Silk Road. Tra l'altro Ulricht è stato anche accusato di aver commissionato un omicidio (mai avvenuto) ai danni di un ex-impiegato della piattaforma, che lui riteneva avesse trafugato dei soldi e soprattutto potesse spifferare tutto ai federali - i quali, a sua insaputa, erano già in contatto con lui come agenti sottocopertura. Una vicenda piuttosto strana e intricata che viene raccontata più in dettaglio su Daily Dot. Ed è probabile che i colpi di scena non siano finiti.

Carola Frediani
Fonte: www.wired.it
7.10.2013


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