Analisi e studiIn Russia è un aumento la disuguaglianza dei redditi, ma non come ve la aspettate
Aumenta la disuguaglianza in Russia, ma perché aumenta il numero di persone che appartengono alle classi di reddito più alte. Questo èè legato al forte aumento nelle retribuzioni dei dipendenti
Anche in Russia c’è un problema di disuguaglianza nei redditi, ma è completamente diverso da quello che si sta generando in Occidente: infatti diminuisce il numero delle persone povere, mentre aumenta quello delle persone ricche e molto ricche. Questo comunque sta portando il governo ad abbandonare l’applicazione della tassa piatta, l’aliquota unica, a ffavore di un sistema di tassazione progressivo.
Nel 2023, la disuguaglianza dei redditi è aumentata in Russia, come calcolato dal Centro per le relazioni internazionali. La stratificazione è avvenuta nel contesto di una riduzione del numero dei poveri ed è stata provocata principalmente dalla crescita più rapida dei redditi delle fasce più ricche della popolazione.
Sebbene la crescita del benessere della popolazione russa sia diventata costante nell’ultimo anno, questa non è stata perfettamente ddistribuita, come riporta la relazione ripresa dal sito Kommersant.
Ciò emerge dalla nota analitica del Centro per le relazioni internazionali “Benessere della popolazione: crescita disomogenea”, che si basa sui dati Rosstat e sui calcoli degli esperti del centro.
Ricordano gli autori della nota che i redditi reali in contanti della popolazione nel 2023 sono cresciuti del 5,6%, superando le previsioni del Ministero dell’Economia e di esperti indipendenti.
Nella prima metà del 2024, il loro tasso di crescita era già del 7,4%: la componente più importante della crescita erano i salari. Se nel 2023 l’aumento del livello di reddito è stato fornito da tutte le fonti, dall’inizio di quest’anno il contributo dei salari dei dipendenti e di altre remunerazioni per il lavoro, secondo le stime preliminari, rappresentava 7 punti percentuali su 7,4.
Nel 2023, i salari reali sono aumentati del 7,8%, un record dal 2018 (allora 8,5%), seguito quindi nel periodo gennaio-maggio 2024 da un altro 10,1%.
Allo stesso tempo, notano gli autori del lavoro, l’aumento dei salari si è stabilizzato e ha interessato quasi tutti i settori: in primo luogo il settore finanziario (del 16%), l’edilizia (13%), le attività amministrative (12%), l’industria manifatturiera (13 %) e l’industria mineraria (12%).
Alla base di questi aumenti vi è la carenza di personale, in un situazione in cui molti cittadini sono al servizio militare e l’immigrazione dall’Asia centrale è limitata. Come ha scritto in precedenza Kommersant , nel 2023, il fabbisogno di lavoratori delle imprese ha raggiunto il massimo, e questo fa alzare le paghe. Appare strano come in Italia nessuno si interroghi come mai le paghe crescano per nulla o molto lentamente.
Questo, notiamo, è uno dei motivi dell’inasprimento della politica monetaria della Banca di Russia, che intende comprimere la crescita dei salari in assenza di crescita della produttività del lavoro e della disoccupazione, perché letta come una situazione pro-inflazionistica.
Distribuzione della popolazione russsa per reddito medio dal 2021 al 2023, (percentuale) >Fonte : Centre for Macroeconomic Analysis and Short-term Forecasting
La crescita del benessere della popolazione è però accompagnata da un aumento delle disuguaglianze: secondo i calcoli del Centro per le relazioni internazionali, nel 2023 il coefficiente di differenziazione del reddito, che dal 2018 diminuiva in modo intermittente, è iniziato crescere ancora e arrivare a 15 (nel 2018 – 16, nel 2022 – 14).
Anche il coefficiente di differenziazione per le spese per consumi finali è cambiato in modo simile: nel 2018-2023 è prima diminuito da 9,5 a 8, per poi aumentare nuovamente a 8,5.
Allo stesso tempo, la disuguaglianza sta crescendo sullo sfondo di un continuo calo della povertà: alla fine del 2023, il suo livello è sceso al minimo storico dell’8,5%.
Pertanto, suggeriscono gli autori del lavoro, la stratificazione è dettata dalla rapida crescita del reddito nei gruppi ad alto reddito della popolazione – questo è meno comune, notano gli autori, rispetto alla situazione opposta, in cui la crescita della differenziazione è dovuta a fattori multidirezionali dinamica dei redditi dei poveri e dei ricchi.
Nella composizione dei gruppi ad alto reddito, secondo la loro valutazione, sono comparsi nuovi elementi: si tratta dei partecipanti all’operazione militare in Ucraina, la cui indennità monetaria è più del doppio dello stipendio mensile medio nel paese, e dei lavoratori nelle aree in cui si importano la sostituzione è attiva e la produzione cresce (ingegneria meccanica, industria chimica, informatica, ecc.).
Di conseguenza, la quota di cittadini con redditi superiori a 100 mila rubli al mese è aumentato dal 5,7% della popolazione nel 2021 al 10% nel 2023 e, ovviamente, aumenterà notevolmente nel 2024, anch se questo è dovuto in parte all’inflazione. Bisogna dire che 100 mila rubli mensisi sono circa 1000 euro, quindi la ricchezza russa è relativa, ma comunque è interessante che, per una serie di fattori complessi, le sanzioni non siano riuscite a far sentire la loro effficacia sulla popolazione russa, che non si è impoverità, anzi si è arricchita, come ha dovuto risconoscere anche la Banca Mondiale.
Se l’Occidente vuole minare il consenso a Putin non può percorrere la via economica, anche perché non ne ha la forza.
22 Agosto 2024Di Leoniero Dertona
La Harris vuole tassare al 25% le plusvalenze NON realizzate. Se vince assisteremo alla più grande fuga di capitali della storia
Tassare le plusvalenze non realizzate al 25% come vuol fare la Harris, convincerà i benestanti USA a spostare le proprie ricchezza in capo a controllate all’estero, perfino in paesi che non sono per niente paradisi fiscali.
Diverse fonti hanno messo in evidenza come Kamala Harris appoggi il piano del Presidente Biden per una tassa sulle plusvalenze del 44,6% e una tassa del 25% sulle plusvalenze non realizzate per chi ha un patrimonio di oltre 100 milioni di dollari.
In teoria, questo ridurrebbe il deficit fiscale e agirebbe contro una pericolosa disuguaglianza; in pratica, come mette in evidenza Rabobamk, ma come anche come comprende qualsiasi persona di buona volontà, questo porterà al più grande trasferimento di ricchezza dagli USA ad altrove.
Naturalmente, il fatto che l’aumento delle tasse sia già stato sollevato da Biden e non sia passato, dimostra che il Presidente propone e il Congresso dispone. E se il Congresso ha votato contro aveva degli ottimi motivi.
Tassare l’aumento di ricchezza delle persone sopra i 100 milioni con una tassa dell 25% significa tassare l’aumento delle quotazioni dei titoli che non vengono realizzati. Questo pone alcuni grossi problemi:
prima di tutto se si tassano le plusvalenze allora bisogna detrarre, o rimborsare, le minusvalenze. Questo viene a generare una complessa contabilità annua di plusvalenze e minusvalenze, un autentico caos.
chi ha 100 milioni in titoli può benissimo esternalizzarli in una società collocata in un paese dove il valore è definito alla vendita, non sulla base della quotazione dell’anno, cioè quasi tutti i paesi al mondo, perfino parte del mondo occidentale. Facciamo un esempio pratico: un multimilionario americano che trasferisse i titoli ad una società con sede in Italia non rischierebbe di pagare tasse sulle plusvalenze non realizzate, e l’Italia non è sicuramente un paradiso fiscale. Fa fede in bilancio il valore di acquisizione.
Alla fine dei circa 25 mila cittadini americaniche si presume abbiano un patrimonio superiore ai 100 milioni quanti manterrebbero ta titolarietà dei beni negli USA? Avremmo probabilmente uno dei maggiori trasferimenti di ricchezza all’estero della storia. Però proseguiamo con l’esempio dell’Italia: da noi è possibile rivalutare una partecipazione pagando una cifra forfettaria del 16%. Una rivalutazione utile per le partecipazioni molto vecchie in bilancio. Se però il MEF decidesse un regime agevolato per le rivalutazioni di partecipazioni estere detenute da società con sede in Italia per più di tre anni, con società di nuova formazione, ad esempio un 5%, avremmo un enorme incentivo alla costituzione di società di cittadini americani in Italia. Ovviamente qualche paese ci starà già pensando.
Quindi auguriamoci la vittoria della Harris, se vogliamo vedere una fuga della ricchezza dagli USA: probabilmente il controllo di molte multinazionali a stelle e strisce passerebbe nella mani di società costituite all’estero.
3 Agosto 2024 Di Guido da Landriano
Nel 2024 ci sarà un’ondata di fallimenti in Germania. Questa è la previsione dell’assicuratore Coface
L’assicuratore svizzero sui crediti Coface avverte che stiamo assistendo a un vero e proprio boom dei fallimenti aziendali in Germania, con, come conseguenza , una stretta creditizia che peggiorerà ulteriormente la situazione economica.
Nel 2024 il numero dei fallimenti aziendali in Germania salirà alle stelle e raggiungerà il livello più alto degli ultimi otto anni, riferisce l’assicuratore crediti e gestore del rischio svizzero Coface. Secondo la società specializzata nel settore questo non è un fatto episodico, ma l’esplosione delle crisi aziendali proseguirà per qualche anno, salvo che non cambino le condizioni economiche.
Secondo l’Ufficio federale di statistica, a maggio il numero dei fallimenti ha raggiunto quota 19.341, il livello più alto da giugno 2016. Dopo i numeri contenuti dovuti alle misure adottate in seguito alla pandemia di Covid, dal 2023 le insolvenze sono nuovamente aumentate in modo significativo e sono continuate. Da gennaio a maggio 2024 – i dati più recenti sono disponibili per questo mese – i numeri sono stati superiori del 29% rispetto all’anno precedente.
Per quanto riguarda i tassi di insolvenza, il settore dei trasporti e dei magazzinaggio è il più colpito, con 12,2 casi ogni 10.000 aziende nel maggio 2024. L’industria automobilistica ha registrato il tasso di crescita più elevato, pari al 120%. Secondo Coface l’eccezione è rappresentata dall’industria agroalimentare. Da gennaio a maggio 2024 il numero dei fallimenti è diminuito del 16%.
Le insolvenze aziendali sono associate a vari rischi, il rischio reale spesso è costituito dai crediti che vengono coinvolti da tali insolvenze. Da gennaio a maggio 2024 ammontano già a 26,1 miliardi di euro, ovvero un aumento del 118% rispetto all’anno precedente. Il 2024 promette di essere uno degli anni più costosi degli ultimi due decenni, afferma Coface.
Le perdite sui crediti più elevate si registrano nel settore immobiliare con un aumento del 1.099%, seguito dal commercio, che includendo il commercio al dettaglio è arrivato al 216%, e dal settore finanziario e assicurativo con il 142%.
Mentre la Banca Centrale Europea ha avviato il ciclo di allentamento della politica monetaria, le condizioni creditizie delle banche tedesche continuano a inasprirsi, esercitando una stretta creditizia a cui le aziende tedesche non sono abituate. Però proprio l’aumento dei fallimenti costringe le banche ad essere più prudenti e a tirare il cordone della cinghia, aumentando i costi dei finanziamenti e quindi peggiorando ulteriormente la situazione delle aziende. Un pericoloso circolo vizioso che rischia di aumentare le insovenze.
Questa situazione finanziaria tesa, unita ad una ripresa molto lenta dell’economia tedesca, porterà probabilmente ad una fase più lunga di tassi di insolvenza più elevati. Questo significa, ovviamente, anche un aumento dei costi assicurativi sui crediti aziendali.
24 Agosto 2024Di Scenari Economici
vabbeh... lavoreranno solo gli hacker in futuro...