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Cosa succede a Damasco?


psy
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Rivoluzioni? Proteste? Macchè.

Una testimonianza di una persona che è recentemente stata nella capitale siriana per lavoro.
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Sono andato a Damasco per frequentare un corso intensivo di lingua araba in previsione di un impegno di lavoro che mi porterà in Siria per 3 anni. Ero partito un po’ prevenuto per le allarmanti notizia che venivano riportate in Italia dai media e, pertanto, non senza alcuna preoccupazione.
L’aeroplano dell’Alitalia che mi porta a Damasco è praticamente vuoto, solo 20 passeggeri dei quali solo 4 o 5 italiani: ciò alimenta in me ancor più senso di “prevenzione”. Arrivato a Damasco, nel pieno della notte, un collega mi preleva all’aeroporto: il percorso aeroporto-albergo è una veloce autostrada, ben tenuta ed illuminata.

Alle porte di Damasco una pattuglia dei servizi di sicurezza siriana intima di fermarci ma, una volta constatata la targa diplomatica del mezzo, i mukabarat, con un gran sorriso ci fanno strada. I servizi di sicurezza siriani saranno una componente omni presente nei miei 20 giorni di permanenza: li trovi dappertutto, a volte armati di Kalashnikov a volte in borghese mescolati fra la gente comune.

Il giorno dopo, dopo la sveglia di buon ora data dal muezzin della vicina moschea, sono già in giro per Damasco: è una città insospettatamente vivace, piena di traffico e, se non fosse per le tante moschee, sembrerebbe di essere in una città europea. La grande tolleranza della Siria verso le molte religioni è testimoniato dal quartiere cristiano chiamato Bab-Touma, ove le moschee e le chiese, sia cattoliche che ortodosse sono costruite una affianco all’altra.

Tra la folla dei giovani che animano le strade, in specie vicino alla bella università nel quartiere di Mezzeh, vengo incuriosito dallo schiamazzare di ragazze con il capo coperto da un velo colorato (prevalentemente azzurro) che passeggiano a braccetto con altre vestite in jeans, canottiera ed “ombelico di fuori”… Di quelle velate mi sorprende la morbidezza dei lineamenti del viso, gli occhi profondi ed i luminosi sorrisi.

Ovunque ti giri vedi bandiere siriane: in particolare, nella zona di Abou Romani c’è quella che vanta di essere la bandiera più grande del mondo: in effetti, quando ci sei sotto, ti rendi conto che è grande quanto un campo di calcio. Inoltre, l’immagine di Bashar Al-Assad è dappertutto: sugli autobus, nei negozi, nei manifesti pubblicitari, all’ingresso degli edifici pubblici.
Nel centro di Bab-Touma è stata disegnata per terra una bandiera israeliana: “strano” – penso fra di me – . In realtà è stata dipinta appositamente per “essere calpestata”, ed ormai, per quanto lo è stata è quasi scomparsa.
All’ora di preghiera, come da noi suonano le campane, a Damasco si sentono le voci “schiamazzanti” dei muezzin. Ma, come da noi, nessuno sembra farci caso; come luogo comune da noi si dice che nei paesi arabi la gente cammini con il tappeto in mano in modo da fermarsi a pregare all’ora giusta. Grande falsità. Come grande falsità è che le moschee siano sempre piene di gente: effettivamente lo sono solo il venerdi. Ma durante gli altri giorni, comunque, c’è più gente di quanto ce n’è nelle nostre chiese. In compenso, le chiese cattoliche, anche nei giorni feriali sono piene come da noi la domenica: insomma, i cristiani che vivono nel mondo arabo sono molto più osservanti di quelli che vivono all’ombra del cupolone….

E’ d’obbligo una visita al Suq Omayyadi. Il Suq non è altro che un grande mercato, con migliaia di piccoli negozietti, nel centro storico di Damasco. Avendo vissuto qualche anno a Napoli, prima di partire mi immaginavo che fosse la brutta copia di “Forcella” ovvero un luogo ove confusione, sporcizia e “traffici loschi” imperavano. Niente di tutto questo: ordinata confusione, profumi e pulizia assoluta, anche alla chiusura del mercato………. alle 10 di sera!!!!

Nel centro storico, ormai i turisti hanno disertato: i commercianti lamentano crisi “è da metà marzo che non c’è un turista” – mi dice un venditore – cercando di convincermi a comperare di tutto e di più, un anello d’argento o un foulard di seta, un vestito per mia moglie, o una brocca di vetro.
I siriani sono persone meravigliose, di una ospitalità e gentilezza dei modi disarmante: te ne accorgi quando vai in taxì (sul quale a fatica spendi 50LYS equivalenti a 70 centesimi di Euro) ed il taxista fa del suo meglio per metterti a tuo agio nel suo vecchio taxi, un’automobile degli anni 70 di fabbricazione russa, con una finta pelliccia sul cruscotto…..
L’atmosfera generale della città è tranquilla: pur gironzolando in città nei giorni giudicati “pericolosi” (il venerdì ed anche nelle vicinanza delle moschee, considerate luoghi di aggregazione e pertanto “da evitare”), non ho assolutamente visto nulla di preoccupante.

Soltanto un giorno, vicino l’istituto “Al-Mahad”, la scuola di lingua araba per stranieri che frequentavo, ho visto un carosello di 3 macchine ed una ventina di persione che andavano a protestare di fronte alla vicina sede dell’Ambasciata dell’Arabia Saudita. “Protestano contro l’Arabia saudita perché sono loro che organizzano le proteste di questi giorni” – mi dice la mia insegnante di arabo. Alla mia domanda “Ma perché l’Arabia Saudita vuole questo?”, lei mi risponde : “ Non lo so. Perché sono pazzi”.
Tutte le persone con le quali mi sono interfacciato (dagli uscieri in albergo, ai taxisti, ai camerieri, ai negozianti, alla gente comune che ho avuto modo di incontrare) hanno sempre detto di “non capire il perché della situazione che si è creata: la Siria è un paese tranquillo”. In effetti è stata anche questa la mia impressione anche se non si può negare la presenza capillare dei servizi di sicurezza che controllano qualsiasi cosa. Forse è per questo che Damasco è tranquilla…..

Ho sentito dire in qualche blog che la gente non ha i generi di prima necessità. A Damasco c’è tutto e di più: i negozi, alimentari e non, sono pieni di tutto quello che normalmente c’è anche a Roma; esistono centri commerciali ultramoderni ove sembra di stare nei mall americani….. anzi….. questi ultimi non hanno i giardini pensili con le palme!!

Facendoci un giro fuori Damasco si riscontra che le strade extraurbane di primario accesso, in particolare quella in direttrice Beirut è controllata dalle forze di sicurezza: il venerdì si formano lunghe code di autoveicoli che vengono controllati uno ad uno. Inoltre, Damasco è praticamente militarizzata, in quanto nelle periferie e nelle parti strategiche della citta (in specie in direzione Libano) si vedono infrastrutture e mezzi militari, aree di esercitazione, poligoni di tiro, casematte, ecc….. sono la conseguenza dello stato di guerra tuttora esistente con Israele.
A proposito di Israele: vedendo una cartina geografica prodotta dal governo siriano, si nota la mancanza di Israele: al suo posto c’è la Palestina.
L’80% dei taxisti sono palestinesi: quando hanno preso un po’ di confidenza, ti mostrano sul loro telefonino le immagini da loro riprese di alcune manifestazioni anti-israeliane svoltasi in Siria. Sembra che esista una regia che li indirizza a fare proselitismo agli stranieri. Ma le immagini che ti mostrano sono inquietanti: folle di palestinesi (oltre 20.000 persone) che marciano in silenzio…… immagini che qui in Italia non avevo mai visto neanche sul social network.

Nel centro “in” di Damasco c’è un grande albergo chiamato “Four season”. Alla sua base c’è un bar all’aperto chiamato “Bocelli” frequentato dal jetset locale……. Chi direbbe mai di essere in un paese musulmano? Macchine fuoriserie parcheggiate, gente elegantissima,…..

Nella periferia di Damasco esiste un quartiere residenziale nu
ovo, chiamato Yaa’four , ricco di ville lussuosissime da fare concorrenza a quelle di Hollywood.
Esiste un teatro dell’opera nel quale si è esibita anche una compagnia italiana in un’opera di Puccini………… ciò conferma quanto si dice in merito all’elevato livello culturale medio del popolo siriano.
Il costo della vita è molto basso: al fast food si spende 1 € per un panino ed una coca cola. La benzina costa circa 70c. Però un insegnate guadagna 100$ ed i prezzi dei beni “importati” sono uguali ai nostri. Nonostante ciò c’è un diffuso benessere: probabilmente esiste anche un’economia nascosta. Comunque, grazie a questo benessere, la gente continua ad appoggiare il proprio presidente.

Ma c’è anche il rovescio della medaglia: esistono quartieri periferici, costruiti negli anni 70 in stile Unione Sovietica, che solo a guardarli ti rendono grigia la giornata, proprio come loro. Da altri dettagli, ti accorgi che “qualcosa non va” nella distribuzione dei servizi. Tutte le case hanno sul tetto il cassonetto dell’acqua, la rete elettrica in alcune zone viaggia per fili “volanti”, esistono pochi autobus ed una caterba di mini-autobus da 9 posti che viaggiano sempre al doppio del carico consentito. Però le strade cittadine sono prive di buche e non c’è una carta per terra…… gli spazzini lavorano in continuazione (…si dice che siano agenti dei servizi di sicurezza…).

La mancanza di libertà è confermata dalla mancanza di stampa libera: esistono 4 o 5 quotidiani tutti controllati dal partito Ba’ath (socialista), e ciò vale anche per l’unica TV di Stato ove, ironizzando, si sente solo “ma quanto è bello, ma quanto è buono, ma quanto è bravo il Presidente!!”. Ce lo mettono sempre in mezzo a tutto come il prezzemolo.

Solo una persona ho conosciuto che mi ha parlato male di lui: il proprietario di una agenzia immobiliare al quale mi sono rivolto per trovare una casa in affitto. “E’ da 30 anni che la sua famiglia sta al governo ed ha rovinato il paese con corruzione e clientelismo”.

Assad è alawita. E’ un moderato. I salafiti, estremisti, detengono il monopolio dei traffici illeciti (contrabbando, traffico armi e clandestini) che il governo cerca di contrastare da sempre, con scarsi risultati. Di fatto, questi ultimi sono riusciti a prendere il controllo dei “social network” da quando, circa 1 anno fa, sotto la spinta riformista, Assad ha liberalizzato internet. Si dice che, in realtà, le manifestazioni di questi giorni siano proprio organizzate dai salafiti (pagando i manifestanti) per attaccare il governo Assad e distogliere l’attenzione dai veri loro interessi. La comunità internazionale ci sta cascando anche per l’autogol commesso dal regime nel censurare eccessivamente l’informazione.

Il venerdì sera prima della mia partenza, vicino al mio albergo erano parcheggiati una dozzina di pullman dai quali scendevano decine e decine di mukabarat di ritorno da Homs, ove c’era stata una manifestazione. A parte il fucile, avevano un sfollagente modello “medievale” (una mazza da baseball con la punta bombata). Questo è stato l’unico evento che mi ha fatto subodorare che, forse, in altre parti del paese c’è tensione.

Fonte: http://irregolare.wordpress.com/2011/06/11/cosa-succede-in-siria3/


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