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Da: www.gdp.ch/articolo.php?id=2019


Torriani e i fratelli Cattini

Lezioni di storia alla Spengler di Davos

di Piergiorgio Giambonini

Lo sport, questo sport, che consuma eventi e personaggi a ritmo vieppiù insostenibile, vive di un presente già proiettato al futuro, giorno dopo giorno, partita dopo partita, evento dopo evento. Gli eroi di oggi non hanno nessunissima garanzia di esserlo anche domani. E quelli di ieri troppo spesso non contano già più, e quelli dell’altro ieri li ricordiamo solo noi della seconda e della terza età. Ed è così che prima e durante questa Coppa Spengler 2010 ci siamo resi conto di come la stragrande maggioranza dei più giovani – e non parliamo poi dei giovanissimi – non abbia la più pallida idea del significato dei nomi scelti per battezzare i due gironi preliminari di questa primissima edizione a sei squadre. Torriani e Cattini: farà (e sarà) anche strano dedicare la “storia” di oggi a due personaggi di un passato remotissimo, con tutte le star che popolano questa settimana la Vaillant Arena davosiana. Ma se non lo facciamo oggi, stuzzicati appunto dall’ignoranza (nel senso puro ed innocente dell’ignorare, sia chiaro) del pubblico più giovane, quando mai varrebbe la pena di farlo?

A consapevole costo di andare controcorrente, è il momento, insomma, di rendere omaggio a due nomi e tre personaggi che dell’hockey svizzero hanno scritto, firmato e onorato LA storia degli anni eroici, di quei Trenta e Quaranta in cui il Davos non aveva avversari e, soprattutto, la nazionale rossocrociata spesso e volentieri dominava la scena europea. Già, due nomi e tre personaggi: perché i Torriani e i Cattini che hanno dato il loro nome ai due gironi preliminari di questa 84a Spengler, sono in realtà tre... E allora andiamo a raccontarli, a futura memoria.

Richard “Bibi” Torriani (1911-1988) era di St. Moritz, Hans “Joe” Cattini (1914-1987) e suo fratello Ferdinand “Pic” Cattini (1916-1969) erano nati invece in Mesolcina, di Grono. Assieme diedero vita e gloria alla leggendaria “ni-Sturm”, la linea d’attacco (così battezzata dalla stampa di allora) che – raccontano i libri di storia dello sport – «rivoluzionò l’hockey svizzero per i successivi quindici anni». Fatto sta Torriani e i fratelli Cattini, legatissimi anche fuori dal ghiaccio, resero praticamente imbattibile il Davos campione nazionale a raffica, e resero grande anche la nazionale rossocrociata. In quel periodo la Svizzera vinse infatti due titoli europei e un bronzo olimpico, e i “nostri” contabilizzarono assieme 329 presenze e 246 reti: 111 partite e 105 gol Torriani, cecchino dal grande pattinaggio e dalla tecnica sopraffina; 107 partite e 87 gol Pic Cattini, rifinitore di livello mondiale; 111 partite e 54 gol suo fratello Hans, centro e registra della “ni-Sturm”. Cifre da far rabbrividire gli attuali eroi, per quanto consapevoli si possa essere che ogni genere di paragone è altamente sconsigliato perché insostenibile.

«La linea svizzera più spettacolare della storia», recita un altro libro consultato in questi giorni, e allora spacciamola pure per tale, pur con tutte le “riserve” di cui sopra legate ad un hockey semplicemente diverso, giocato allora senza componente fisica ed esaltato quindi dalla tecnica e dalla classe individuali. Ma i tre fecero quel che fecero anche perché furono – presumiamo tra i primi in Europa – dei perfezionisti, capaci di starsene per ore a discutere, “disegnare” e preparare le loro trascinanti scorribande sul campo. «Una miscela geniale» e «uno spettacolo artistico», si scriveva a quei tempi: e non abbiamo motivo di dubitarne.

Dei tre – tutti tra l’altro inseriti alla fine degli anni Novanta nella “Hall of Fame” della IIHF – il più conosciuto è sicuramente Bibi Torriani, tra i giovani se non altro perché il suo nome già un bel po’ di anni fa è stato dato al campionato svizzero delle Selezioni regionali Mini, ma a livello assoluto perché la sua carriera ai massimi livelli è stata anche la più lunga a livello sia internazionale (iniziata e finita conquistando la medaglia di bronzo olimpica nel 1928 e 1948 proprio nella sua St. Moritz!) sia nazionale (con all’attivo un titolo con il St. Moritz ed altri 16 poi con il Davos!). Ed anche perché una volta smesso di giocare, Bibi Torriani – padre del Marco per 15 anni presidente del Ginevra Servette, portato dalla Prima Lega alla LNB e poi, con l’arrivo di McSorley, alla LNA – divenne allenatore di successo. Non certo nella sua breve e poco fortunata parentesi alla guida del Lugano (stagione di LNB 1966/67), quanto per il titolo svizzero vinto nel 1962 con il Visp e per le sei medaglie (compreso un titolo europeo) conquistate come coach della nazionale rossocrociata.
Lezioni di storia a Davos...

31.12.2010


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