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Giornata di sangue in Siria


makkia
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La Battaglia di Aleppo infuria. La controffensiva jihadista "in tre fasi", che aveva visto riaprire la "sacca di Aleppo ovest", ha esaurito la sua spinta. Non ostante il varco conquistato nei giorni scorsi, la "supply route" (canale di rifornirmanto) con Aleppo ovest rimane sotto il tiro dell'Esercito: passano gruppetti di rinforzi per i takfir assediati, ma i camion di viveri e munizioni non hanno speranze.
La "supply route" dei lealisti con Aleppo nord e est (la Castillo road) è stata parimenti spezzata dall'offensiva dei militanti, il che aveva fatto gridare ai media occidentali che adesso era Aleppo-nordest ad essere assediata (anche se stranamente continuano a piangere calde lacrime umanitarie per i 180.000 intrappolati nella sacca e del milione e mezzo di aleppini "assediati" a nordest non glie ne frega niente). I i bulldozer governativi hanno però aperto un nuovo percoso, tortuoso ma sicuro, passante da ovest. 1.500 tonnellate di cibo sono appena transitate e la zona governativa "assediata" ha accumulato riserve per due mesi.

Una "quarta fase" dell'offensiva jihadista di Aleppo, annunciata per ieri-oggi non ha portato a nulla.
- I jihadisti avevano annunciato di aver cominciato la conquista della "Fabbrica di Cemento", sulla destra del varco aperto con le prime tre fasi. La fabbrica era tenuta dalle "Tigri", forze d'élite di Assad, e sembrava strano che i takfir potessero aver sfondato proprio là. Infatti si è rivelato un agguato: le Tigri hanno finto un attacco e una successiva disordinata ritirata per attirare i miltanti di Jabath al Sham (ex-Nusra, ex-Al Qaeda) e i cuccioli di Erdogan (Partito Islamico Turkmeno) in un campo minato. Una volta impantanti e terrorizzati di muoversi li hanno falciati con calma.
- A sinistra del varco aperto nei giorni scorsi, l'esercito e Hezbollah procedono con la riconquista del quartiere di case popolari chiamato "Progetto 1070" (dal numero di appartamenti), dove si deve combattere casa per casa. Ulteriori 25 isolati sono stati ripresi oggi. Circa metà del quartiere.
- A nord di Aleppo una potente offensiva jihadista nel quartiere Zahara era cominciata con tre temibili carri-bomba corazzati e sembrava aver avuto successo. In serata è risultato che i carri sono stati fatti brillare prima del tempo dalle artiglierie lealiste e che l'offensiva si è risolta con un nulla di fatto e 60 jihadisti morti.

Sul fronte di Latakia una battuta d'arresto: il villaggio di Kabbani, preso ieri grazie ai rinforzi di Hezbollah è stato ri-perso per l'ennesima volta.
Continua invece l'avanzata parallela verso il confine turco (per impedire il viavai di uomini e mezzi jiadisti) ormai i lealisti sono a 3Km.

Sul fronte di Damasco si registra un assalto jihadista all'autostrada Damasco-Baghdad. Scontri in corso. Bene invece la sacca di Darayya: il gruppo di Ajnar al Sham è intrappolato e non riceve rifornimenti da giorni. La Guardia Repubblicana continua a prendere possesso di parti della città, lentamente per minimizzare le perdite.

A Idlib, pesantemente bombardata in questi giorni, c'è stato un attacco suicida contro un concentramento di "sgozzatori moderati" che dovevano partire verso Aleppo. 35 morti accertati e oltre 50 feriti, fra cui anche soldati turchi (!!) e purtroppo alcuni civili. Pare sia stata una cellula "dormiente" di Daesh. Nessuna rivendicazione, al momento.

Al sud, sempre Daesh ha sferrato un attacco ai "moderati" nella zona di Daraa. Sembra che i combattimenti siano intensi, ma non ci sono corrispondenti filo-governativi in loco per confermarlo.

Al nord di Aleppo, un commando di Daesh avrebbe fatto irruzione nella base USA/curda vicino alla diga di Dam, dove risiede il comando-e-controllo delle operazioni che hanno portato alla conquista di Manbij: 7 suicidi sarebbero riusciti a infiltrarsi uccidendo o ferendo oltre 40 soldati curdi e statunitensi. La notizia è però di fonte sospetta (i social di Daesh).

Manbij è definitivamente sotto il controllo dell'NDF (curdi), i militanti di Daesh superstiti dei 60 giorni di feroci scontri sono scappati verso il nord, portandosi dietro 2.000 civili come scudi umani per evitare che il convoglio fosse massacrato per strada dall'aviazione USA (come era successo a Falluja, dove la fuga dalla città era stato un tiro al piccione per l'aviazione irachena)


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