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Gli immigrati colpiscono il salario minimo in Germania


Stodler
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MÜNCHAU: GLI IMMIGRATI COLPISCONO IL SALARIO MINIMO IN GERMANIA

Dall’ottimo blog di Byoblu, rilanciamo la traduzione di un articolo di Wolfgang Münchau che, nientemeno che dalle colonne del Financial Times conferma ciò che purtroppo sappiamo: il flusso torrenziale dei profughi dalle zone di guerra è destinato a essere usato alla fine, dalla Germania, solo per un’ulteriore fase di deflazione salariale.

di Wolfgang Münchau, 11 ottobre 2015

Comprendo che una delle ragioni, anche se non la più importante, per cui la cancelliera tedesca ha scelto di invitare i rifugiati è per sistemare un crollo demografico ormai imminente. Il problema immediato non è il valore della popolazione totale, che per adesso è relativamente stabile, appena sopra gli 80 milioni. Il problema più pressante è il declino nella popolazione tedesca in età da lavoro. Questo porta a un incrememento del rapporto di dipendenza (il numero di quelli che non lavorano diviso quelli che lavorano e che li mantengono).

L’ufficio di statistica federale stima che il numero delle persone tra i 20 e i 65 anni scenderà da 49,2 milioni nel 2013 fino a 48,8 milioni nel 2020. Questo basandosi sull’assunto di una immigrazione debole, definita come una diminuzione dell’immigrazione netta media da 500mila nel 2014 a poco più di 100mila unità entro la fine del decennio. In un altro scenario, per il quale l’immigrazione netta scenderebbe “solo” a 200mila persone, la popolazione in età da lavoro si stabilizzerebbe a 49,2 milioni. Siccome il numero reale dei rifugiati ci pone decisamente al di sotto di questo secondo scenario, uno potrebbe concluderne che più immigrazione potrebbe risolvere il problema, fintanto che resiste e fintanto che è sufficiente in termini di quantità.

Questo è vero, ma produce nuovi problemi. L’impatto incontenibile dei rifugiati sta colpendo duramente la ferma risoluzione di avere un salario minimo alto, fissato a 8,50 € all’ora. Il problema non è tanto il principio di un salario minimo fissato per legge, che è comune nel mondo industrializzato, ma che il valore cui è stato fissato era troppo alto, anche senza rifugiati. Ed è certamente troppo alto adesso.

Se non ci fosse un salario minimo di qualunque tipo, uno si aspetterebbe che un aumento nel numero di immigrati producesse una dimunuzione di valore nei livelli di salario più bassi. Questo sarebbe uno degli scenari in base ai quali la crisi dei rifugiati potrebbe trasformarsi in un campo minato politico per la signora Merkel. Non lo accetterà, e neppure la sua coalizione dei social democratici.

Con il salario minimo fermo ai livelli attuali, il livello salariale complessivo nell’economia cadrà comunque, ma in una maniera più indiretta. Molti dei rifugiati che non sono abbastanza qualificati all’inizio saranno disoccupati. Solo in pochi potranno entrare in programmi di riqualificazione. Così, il numero complessivo dei lavoratori disposti a lavorare al salario minimo crescerà, e di molto. Questo provocherà una pressione sostenuta sulla fascia salariale appena sopra al livello minimo. E lo stesso meccanismo si applicherà verso l’alto dello spettro dei livelli salariali. In particolare, questo porrà termine all’unica buona notizia che abbiamo avuto in tutta l’eurozona quest’anno: dopo un lungo periodo di stagnazione, i salari tedeschi sono finalmente tornati a crescere. Nel secondo quadrimestre di quest’anno, i salari reali – al netto dell’inflazione – sono saliti del 2,7% rispetto al 2014.

Cos’altro può fare il governo? Potrebbe essere tentato dall’accordare aiuti per i datori di lavoro che impiegano rifugiati al livello minimo. Tuttavia, questo ridurrebbe i lavoratori a salario minimo senza sussidio. Se l’obiettivo è quello di evitare un contraccolpo politico, questa non è una strada percorribile. Un’altra possibilità sarebbe quella di assorbire i rifugiati in programmi pubblici di investimento in larga scala, per esempio nel settore delle infrastrutture. Questo avrebbe molto più senso, da un punto di vista economico, in considerazione del tasso cronicamente basso di investimenti della Germania nei settori pubblici e privati. Ma questo non accadrà mai, principalmente per ragioni ideologiche. La signora Merkel ha aperto ai rifugiati, ma non alle ragioni dell’economia Keynesiana.

Tutto questo ci lascia con una carenza di forza lavoro vecchio stile. Non importa in quale scenario si finisca: i salari nel lungo periodo scenderanno.

Ora considerate l’impatto sul resto dell’eurozona. Dopo un breve interludio di crescita degli stipendi reali, la Germania sta per entrare in un’altra fase di riduzione degli stipendi. Il divario persistente tra gli stati membri dell’eurozona sul costo del lavoro unitario nel decennio passato è stato una delle ragioni per successive crisi dell’eurozona. Fluendo verso la Germania, ma non in altri paesi dell’eurozona, i rifugiati hanno involontariamente aumentato gli squilibri economici interni nell’area della moneta unica. Un altro periodo di svalutazione reale porta con sé un miglioramento della posizione competitiva relativa della Germania. Questa è esattamente l’ultima cosa di cui l’eurozona ha bisogno nella sua battaglia per recuperare.

C’è una soluzione ovvia al problema: la Germania assorbe solo un po’ di rifugiati e li colloca in programmi di infrastrutture nel settore pubblico, mentre l’eurozona si divide il resto secondo un sistema di quote condiviso. In questo caso, l’impatto dei rifugiati sarebbe positivo nel breve termine così come sul lungo periodo.

Sfortunatamente, l’eurozona ha una lunga storia quando si tratta di non scegliere le soluzioni ovvie.

http://vocidallestero.it/2015/10/12/munchau-gli-immigrati-colpiscono-il-salario-minimo-in-germania/


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Anonymous
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Cioè la causa degli squilibri non sarebbero i padroni sfruttatori che si servono degli immigrati per tenere bassi i salari, ma gli immigrati che quei salari li accettano...

Questo io lo chiamo criminale sovvertimento della realtà su basi di fascismo razzista. Non dimentichiamo che il fascismo è sempre stato dalla parte dei padroni.


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mincuo
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Se lo dice BDurruti...possiamo stare tranquilli...


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MarioG
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Cioè la causa degli squilibri non sarebbero i padroni sfruttatori che si servono degli immigrati per tenere bassi i salari, ma gli immigrati che quei salari li accettano...

Questo io lo chiamo criminale sovvertimento della realtà su basi di fascismo razzista. Non dimentichiamo che il fascismo è sempre stato dalla parte dei padroni.

Salve durruti, siamo alla solita "scorreria" settimanale?
Mi raccomando, riempa di insulsaggini il maggior numero di post, e poi sparisca come al solito.

Comunque,sia, lei dice che senza "padroni sfruttatori" (e perfidi) i milioni di immigrati terrebbero i salari alti?

🙄


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Anonymous
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mincuo, vuoi provare a negare che il fascismo è stato (ed è, nelle sue forme aggiornate) l'espressione politica della classe ricca e dominante?
o che il razzismo e il nazionalismo non sono le sue tattiche principali?
sarei curioso di vedere come fai.


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Anonymous
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Comunque,sia, lei dice che senza "padroni sfruttatori" (e perfidi) i milioni di immigrati terrebbero i salari alti?

Non è una questione di salari alti, ma di reddito giusto e sufficiente per tutti, cioè di giustizia economica e sociale.
E non lo dico, lo grido con quanta forza ho in corpo.


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MarioG
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Comunque,sia, lei dice che senza "padroni sfruttatori" (e perfidi) i milioni di immigrati terrebbero i salari alti?

Non è una questione di salari alti, ma di reddito giusto e sufficiente per tutti, cioè di giustizia economica e sociale.
E non lo dico, lo grido con quanta forza ho in corpo.

Ma allora proprio non capisco la sua critica del contenuto dell'articolo.


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Giovina
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Comunque,sia, lei dice che senza "padroni sfruttatori" (e perfidi) i milioni di immigrati terrebbero i salari alti?

Non è una questione di salari alti, ma di reddito giusto e sufficiente per tutti, cioè di giustizia economica e sociale.
E non lo dico, lo grido con quanta forza ho in corpo.

Ma allora proprio non capisco la sua critica del contenuto dell'articolo.

Mi unisco al tuo disorientamento Mario.

https://www.youtube.com/watch?v=yuYpwpX1Wfs


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Stodler
Famed Member
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Cioè la causa degli squilibri non sarebbero i padroni sfruttatori che si servono degli immigrati per tenere bassi i salari, ma gli immigrati che quei salari li accettano...

Questo io lo chiamo criminale sovvertimento della realtà su basi di fascismo razzista. Non dimentichiamo che il fascismo è sempre stato dalla parte dei padroni.

Ciao, in un mondo ideale avresti probabilmente ragione. Nel mondo reale i rapporti economici sono questi e la grande finanza internazionale fa di tutto perchè questa situazione rimanga così.

La gente guarda semplicemente alla sua saccoccia e questi sono i risultati. Non facciamoci pie illusioni per favore.


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mincuo
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mincuo, vuoi provare a negare che il fascismo è stato (ed è, nelle sue forme aggiornate) l'espressione politica della classe ricca e dominante?
o che il razzismo e il nazionalismo non sono le sue tattiche principali?
sarei curioso di vedere come fai.

Non è che ci voglia molto.

1) Basta prendersi un libro di storia invece che di barzellette e menzogne o propaganda per sub-normali.

2) Basta non raccontare la favola buona solo ormai per BDurruti & C. che il fascismo viene "da destra" o è "di destra" visto che viene dall'ala sinistra (interventista) dei Socialisti. E visto che ebbe "le destre" capitaliste contro, in primis. E a quel sistema internazionale (Anglo-Americano) era in antitesi.

3) Basta prendersi l'elenco delle leggi e riforme fatte.
Qui ne hai un centinaio:
https://www.yumpu.com/it/document/view/15007565/ecco-i-quotcriminiquot-del-fascismo-ab-mariantoni
e paragonarle con lo Stato latifondista, arretrato e padronale precedente.
L'Italia fece un salto in avanti di 50 anni, diventando un paese moderno, all'epoca all'avanguardia.
Le Leggi e riforme infatti se le sono tenute ben strette poi nel 1946 i Costituenti che non erano mica BDurruti, ma De Gasperi, Togliatti ecc...
Da INPS a IRI a ENI a scuola, a giustizia, a BdI e sistema bancario, a Camere di commercio, a Università, a lavoro, assistenza, welfare.
(Per il lavoro veramente non tennero la Carta del Lavoro, tutele e contrattazione collettiva comprese, che è del 1927. Aspettarono 25 anni, dalla fine della guerra, per fare lo Statuto dei Lavoratori, una "pallida copia" secondo Luciano Lama, segretario della CGIL).

4) Il nazionalismo senza dubbio fu una sua dottrina. E non è mica un crimine. Il crimine è togliere ai popoli la loro storia e la loro identità.

5) Il razzialismo (non il razzismo) ne fu una componente.
Ed era una componente di quell'epoca, Inghilterra, Francia, USA etc... inclusi.
Successivamente, nell'Autunno del '38 ci furono le leggi razziali, che erano una serie di provvedimenti amministrativi discriminatori, deprecabili e censurabili, ma non certo come quelle fatte poi per i Palestinesi.
E nemmeno come quelle in vigore all'epoca in USA per i negri.


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sankara
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Basta prendersi l'elenco delle leggi e riforme fatte (...)
e paragonarle con lo Stato latifondista, arretrato e padronale precedente. L'Italia fece un salto in avanti di 50 anni, diventando un paese moderno, all'epoca all'avanguardia.
Le Leggi e riforme infatti se le sono tenute ben strette poi nel 1946 i Costituenti (...)
Da INPS a IRI a ENI a scuola, a giustizia, a BdI e sistema bancario, a Camere di commercio, a Università, a lavoro, assistenza, welfare

Una precisazione Mincuo: l'ENI fu creata nel 1953 da Enrico Mattei

https://it.wikipedia.org/wiki/Eni

tu sicuramente intendevi l'AGIP che fu istituito nel 1926 per la ricerca ed il commercio di indrocarburi

http://www.treccani.it/scuola/tesine/petrolio/3.html

e che interessi sia americani che "italioti" volevano liquidare, trovandosi però di fronte l'intelligente opposizione di Enrico Mattei nominato nel dopoguerra Commissario Straordinario dell'AGIP con compiti appunto di liquidazione finendo invece per rivitalizzarla.

Pur condividendo il tuo giudizio sullo "Stato latifondista, arretrato e padronale precedente" (nozione a cui i libri di scuola preferiscono quella più fuorviante di "Italia liberale"), non è comunque vero che le premesse per la modernizzazione dell'Italia vennero poste qualche decennio prima negli anni di Giovanni Giolitti? O secondo te la cesura è netta anche rispetto a quegli anni?


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sankara
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4) Il nazionalismo senza dubbio fu una sua dottrina. E non è mica un crimine. Il crimine è togliere ai popoli la loro storia e la loro identità.

Condivido il tuo giudizio sul nazionalismo. Ma mettendo da parte la legislazione sociale ed economica interna da te rilevata, è proprio su questo campo che a mio avviso va fermamente condannato il fascismo (allo stesso modo del colonialismo dei governi dell'"Italia liberale"). Dalla Libia all'Etiopia, dall'Albania al Dodecaneso, fino alle politiche di italianizzazione forzata in Venezia Giulia, Dalmazia e Alto Adige/Sud Tirolo (area quest'ultima che a mio avviso rimane sempre un problema per lo Stato italiano per le latenti spinte secessioniste), il fascismo non si è certo distinto nel tutelare storia e identità degli altri popoli. Ma persino nella tutela della storia e identità del popolo italiano, nutro perplessità sulla politica fascista, che nell'ottica di una politica di potenza mirava ad un'associazione non solo del proprio regime ma anche dell'italianità con la Roma imperiale

http://www.ilgiornaleditalia.org/news/la-nostra-storia/854263/21-aprile--Fascismo-e-Romanita.html

https://books.google.de/books/about/Fascismo_di_pietra.html?id=UKUVAQAAIAAJ&redir_esc=y


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mincuo
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-Sì scusa AGIP, poi incorporata nel '53 in ENI che è una holding (che incorporava anche Anic e Snam che erano pure creazioni del fascismo. Più altre cose minori). AGIP era comunque la gran parte dell'ENI.
Ho usato il nome ENI (che è successivo come creazione societaria) impropriamente per dire idrocarburi. Allora più giustamente AGIP SNAM ANIC che poi furono raggruppate e chiamate ENI nel 1953.

-Bisogna inquadrare il periodo e gli altri Paesi a confronto riguardo alla colonizzazione.
Ma l'Africa è un fatto precedente. Segue la guerra Italo-Turca prima e la campagna di Libia, Tripolitania, Cirenaica ecc... che va dal 1913 al 1921.
Dalmazia e Venezia Giulia erano storicamente in buona parte Italiane (Veneziane), poi andate sotto Austria-Ungheria.
l'Italia avrebbe già dovuto ottenere la Dalmazia settentrionale col Patto di Londra del 1915. Poi ci fregarono nel '18 (come al solito).
Quindi era una questione in piedi dalla fine della guerra.
L' Alto Adige se le portavano dalla guerra 15-18 con la sconfitta dell'Impero Austro Ungarico, e fu assegnato all'Italia.
La Val d'Aosta dal 1861 era Italiana ed era da allora una cosa spuria.
Grecia e Albania hanno a che vedere col conflitto mondiale. L'Italia avrebbe dovuto giocare un ruolo nei Balcani e in Africa in rapporto alle risorse energetiche e al controllo del Mediterraneo. La forza navale ce l'aveva (unica cosa realmente buona che avevamo).
Le cose che doveva fare (Malta, Suez) non le fece e anzi le boicottò e fece invece una serie di pasticci (forse apposta?) tipo la Grecia.


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