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Collegio Medico del Cile impedisce un accordo sanitario con Cuba: silenzio mediatico
La storia si ripete. Il senatore cileno, Alejandro Navarro, denunciava che il Collegio Medico del suo paese è il grande ostacolo corporativo che impedisce che Cuba e Cile raggiungano un accordo di cooperazione sanitaria.
Alejandro Navarro, insieme a 258 sindaci/che della regione del Bío-Bío, promuove l'iniziativa "Più medici per il Cile". Il nome di questa proposta, che mira a porre fine al deficit di professionisti del sistema pubblico del Cile, è tratto dal programma che sviluppa il Brasile. In quel paese -ricordiamo- sono integrati, oggigiorno, 11400 professionisti della salute provenienti da Cuba.
Il senatore Navarro denuncia che, tra il 2010 e il 2015, 57000 persone sono morte, in Cile, in attesa di un consulto con un medico specialista, e 10000 un intervento chirurgico.
Oggi esiste un milione e mezzo di persone in lista d'attesa per medici specialisti e 240000 per interventi chirurgici. Ogni 24 ore muoiono 5 persone in attesa di operazione.
"Il Collegio Medico -denunciava il senatore- ha sequestrato la salute in Cile, perché si oppone all'arrivo di medici stranieri, quando quello che dovrebbero fare è dare il benvenuto a coloro che desiderano lavorare con la popolazione più povera".
Navarro assicura che il Collegio Medico si aggrappa a privilegi economici, che condivide con laboratori farmaceutici e aziende che vendono servizi di assistenza sanitaria. Tutti -ci dice- sono interessati a mantenere i problemi del sistema pubblico. E nell'impedire che i medici cubani possano supportare i programmi di salute.
E' la stessa storia che ha accompagnato, in questi ultimi anni, l'arrivo delle brigate mediche cubane in Honduras, Venezuela, Guatemala, Nicaragua, Brasile e in molti altri luoghi.
E che i grandi mezzi di comunicazione ... tacciono.