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I diabolici derivati

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@NAT La domanda che fai è abbastanza complicata.
1) Va distinto cosa fa una banca in proprio, e in quell'ambito quale atteggiamento di rischio ha nei vari comparti (diversi VAR ad esempio)
E varia molto da banca a banca. Però io non ho in mente uno studio di settore completo in questo senso e delle analisi.
2) Cosa invece promuove di derivati per la clientela. Anche quello varia.
Lì si entra cioè in quanto ha sviluppato verso la clientela quei prodotti e servizi. Significa però anche la sua politica di concessione fidi, che sono fidi di seconda linea, e variano da banca a banca secondo le sue politiche di credito, la sua specializzazione, e il suo tipo di clientela.
Inoltre le banche Italiane non fanno loro realmente alcune operazioni in derivati, ma hanno più o meno accordi con i vari colossi, e sono quelli che le fanno realmente e assumono cioè la posizione di dealer o broker. La banca Italiana "appare essere" al cliente quella che opera, che vende e compra, in realtà lei intermedia, e garantisce il dealer come garanzie.

Banca d'Italia ha in corso un'indagine su banche e derivati, qui trovi:
https://www.bancaditalia.it/statistiche/racc_datser/indagine_derivati;internal&action=_setlanguage.action?LANGUAGE=it
Qui trovi le precedenti:
http://www.bancaditalia.it/statistiche/stat_mon_cred_fin/indaginiBRI/turnover-cambi-derivati
Questo invece riguarda le imprese e i derivati.
http://www.bancaditalia.it/pubblicazioni/econo/quest_ecofin_2/qef139/QEF_139.pdf

P.S.
Avevo fatto un post intitolato "Derivati e mutui" http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=Forums&file=viewtopic&t=60241
che poteva essere adatto qui e utile soprattutto perchè magari qualcuno, o un suo parente, ha un mutuo a tasso variabile. Per cui avevo cercato di spiegare in modo comprensibile alcune cose, di cui magari una persona non è a conoscenza e che se lo riguardano può poi approfondire per conto suo, con la sua banca o con chi crede, ma su cui farebbe bene a riflettere.

Se guardi i 2 commenti puoi già capire che non ne farò certamente più di cose simili. Che non avevo fatto certo per me.

Nei prossimi giorni leggerò il report di BdI dell'aprile 2013 che hai linkato. Quello del 2010 l'avevo letto. Comunque grazie.

Vedo però che non hai ancora sufficiente fiducia nel prossimo e ti “lasci disturbare” da qualche annoiato pollo d’allevamento. Manderò una mail a Istwine per vedere cosa si può fare.

P.s.: Non voglio darti consigli. Non è proprio il caso. Però in qualche modo dovrai fartene una ragione ed ignorare i “disturbatori”. Mica possiamo sopprimerli! 😆


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mincuo
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P.s.: Mincuo hai letto questo? http://www.ebookdownloads.me/ebook/ponzis-scheme-the-true-story-of-a-financial-legend-mitchell-zuckoff. (il download è gratuito).

No non l'ho letto. Il link non funziona ma troverò, penso.
Ho letto una scheda monografica anni fa.
Ne ha fatte tante Ponzi ma iniziò in maniera "regolare" a quel che ricordo. Era anche geniale nel suo che. Ad esempio coi francobolli e gli International Postal Reply Coupons, che era in origine un arbitraggio lecito e molto lucroso che lui aveva individuato, ma dove ne volle fare un business gigantesco annullando di fatto man mano la possibilità di arbitraggio.
Credo che da lì poi impiantò le altre operazioni. Qui ho trovato un riassuntino.
http://www.sjsu.edu/faculty/watkins/ponzi.htm


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P.s.: Mincuo hai letto questo? http://www.ebookdownloads.me/ebook/ponzis-scheme-the-true-story-of-a-financial-legend-mitchell-zuckoff. (il download è gratuito).

No non l'ho letto. Il link non funziona ma troverò, penso. Ho letto una scheda monografica anni fa.

Questo è un buon libro. Questo link funziona (l'altro no perchè alla fine ho incluso il punto nel link, colpa mia) : http://www.ebookdownloads.me/ebook/ponzis-scheme-the-true-story-of-a-financial-legend-mitchell-zuckoff .

Ti spiego come fare (nel caso qualcosa non ti "quadri").

Scarica il software JDownloader (è un pò pesante ma io lo preferisco) da qui : " http://jdownloader.org/download/index " o FreeRapid (se preferisci la leggerezza) da qui : " http://wordrider.net/freerapid/download.html ".

Installa il software e fai l’aggiornamento dei plugin. Avvia il software. Copia questo link (è l'url del libro): " http://rapidgator.net/file/d011916a3064db914f123d6284ac090c/36685-36686-36687.zip.html ".

Per copiarlo basta che fai copia sul link (tasto dx del mouse e poi copia) e JDownloader (o FreeRapid) in automatico lo carica e verifica il collegamento. Clicca su il tasto “continua” (in basso al centro) e poi su “play/avvio” in alto a sinistra (è verde) dell’interfaccia e il download parte. Dopo 60 secondi ci sarà il controllo CAPTCHA. Fatto. La connessione è fatta e il download parte.

I programmi sono entrambi opensource quindi niente paura per malware, licenze commerciali o simili. Ti ho messo i links ufficiali. Il sito http://www.ebookdownloads.me è ricco di ebook interessanti e tutti gratuiti. Merita una sfogliata.

P.s.: dai un'occhiata a questo per favore: http://www.ebookdownloads.me/ebook/the-coming-of-the-third-reich-richard-j.-evans con url: http://uploaded.net/file/hqliffj6/20735.zip. Lo conosci? E’ buono secondo te?


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mincuo
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P.s.: Mincuo hai letto questo? http://www.ebookdownloads.me/ebook/ponzis-scheme-the-true-story-of-a-financial-legend-mitchell-zuckoff. (il download è gratuito).

No non l'ho letto. Il link non funziona ma troverò, penso. Ho letto una scheda monografica anni fa.

Questo è un buon libro. Questo link funziona (l'altro no perchè alla fine ho incluso il punto nel link, colpa mia) : http://www.ebookdownloads.me/ebook/ponzis-scheme-the-true-story-of-a-financial-legend-mitchell-zuckoff .

Ti spiego come fare (nel caso qualcosa non ti "quadri").

Scarica il software JDownloader (è un pò pesante ma io lo preferisco) da qui : " http://jdownloader.org/download/index " o FreeRapid (se preferisci la leggerezza) da qui : " http://wordrider.net/freerapid/download.html ".

Installa il software e fai l’aggiornamento dei plugin. Avvia il software. Copia questo link (è l'url del libro): " http://rapidgator.net/file/d011916a3064db914f123d6284ac090c/36685-36686-36687.zip.html ".

Per copiarlo basta che fai copia sul link (tasto dx del mouse e poi copia) e JDownloader (o FreeRapid) in automatico lo carica e verifica il collegamento. Clicca su il tasto “continua” (in basso al centro) e poi su “play/avvio” in alto a sinistra (è verde) dell’interfaccia e il download parte. Dopo 60 secondi ci sarà il controllo CAPTCHA. Fatto. La connessione è fatta e il download parte.

I programmi sono entrambi opensource quindi niente paura per malware, licenze commerciali o simili. Ti ho messo i links ufficiali. Il sito http://www.ebookdownloads.me è ricco di ebook interessanti e tutti gratuiti. Merita una sfogliata.

P.s.: prova anche questo http://www.ebookdownloads.me/ebook/the-coming-of-the-third-reich-richard-j.-evans con link http://uploaded.net/file/hqliffj6/20735.zip. E’ buono secondo te?

Grazie dei suggerimenti.
Riguardo al libro di Evans leggilo. Leggere va sempre bene, e lì c'è qualità.
Poi è un pò selettivo se uno ha una visuale più completa, cioè ha letto anche dell'altro. Quindi io lo leggerei ma non solo quello.
Altrimenti è un po' come aver letto Svetonio e basta su Nerone.
Basta saperlo.


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sankara
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Inoltre le banche Italiane non fanno loro realmente alcune operazioni in derivati, ma hanno più o meno accordi con i vari colossi, e sono quelli che le fanno realmente e assumono cioè la posizione di dealer o broker. La banca Italiana "appare essere" al cliente quella che opera, che vende e compra, in realtà lei intermedia, e garantisce il dealer come garanzie.

Banca d'Italia ha in corso un'indagine su banche e derivati, qui trovi:
https://www.bancaditalia.it/statistiche/racc_datser/indagine_derivati;internal&action=_setlanguage.action?LANGUAGE=it
Qui trovi le precedenti:
http://www.bancaditalia.it/statistiche/stat_mon_cred_fin/indaginiBRI/turnover-cambi-derivati
Questo invece riguarda le imprese e i derivati.
http://www.bancaditalia.it/pubblicazioni/econo/quest_ecofin_2/qef139/QEF_139.pdf

Importante considerazione questa delle banche italiane come "distributrici" di prodotti derivati predisposti da colossi bancari. Dalla produzione financo alla finanza, è l'ennesima conferma di un Paese che sta perdendo ogni margine di autonomia economica. Presumo che consultando gli allegati succitati si possa saperne di più.
Una domanda probabilmente banale: fermo restando che per le banche italiane collocare tali derivati dovrebbe comunque essere un business redditizio, perché queste non "producono" i derivati in proprio?


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sankara
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Riguardo ai medi e piccoli, e a come si orienta il sentimento delle persone con argomenti apparentemente buoni, ma disinformati in realtà, è sempre così. Ora susciterò un po' di caos "morale" con un altro esempio.
La Tobin tax. Per la persona della strada è alternativamente "aver colpito la speculazione" "i banksters" eccetera. E quindi era favorevole in massa.
E con quella informazione chiunque sarebbe stato favorevole.
Ma può funzionare solo a livello mondiale. E già molte branch operative sono andate fuori Europa, chiudendo qui.
Dietro le belle parole c'era la volontà di licenziare buona parte del settore, (che è fatto da analisti, impiegati amministrativi, contabili, controllori, operatori al desk, revisori ecc..) dato che in India, in Cina ecc.. lo stesso servizio te lo fanno per un decimo di stipendio.
Per i medi e medio piccoli sarà un vincolo, agli altri farà fresco.
Banche comprese, che al massimo ribaltano sulla clientela.
Invece comporterà diminuzione di scambi, problemi grossi anche al mercato REPO, quindi con difficoltà a finanziare, e questo va nel solco di dare preminenza o monopolio Anglosassone dopo aver cercato per anni di sviluppare un mercato Europeo valido e concorrenziale, sviluppando quell'industria.
E' una delocalizzazione mascherata da buone intenzioni. Non è molto diverso da chiudere qui e far fare le scarpe o le magliette in India.

Francamente parlando non mi è mai piaciuta l'idea della Tobin Tax proprio per la necessità che rilevi di istituire un'"autorità mondiale". Che attraverso tale misura si incentivi la delocalizzazione di servizi finanziari e si dia preminenza ai mercati finanziari anglosassoni non mi era però passato per la testa. Se in caso volessi dilungarti un tantino in merito... 🙂


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Una domanda probabilmente banale: fermo restando che per le banche italiane collocare tali derivati dovrebbe comunque essere un business redditizio, perché queste non "producono" i derivati in proprio?

Brevemente, per specializzazione ed entità dimensionale. Poi, anche volendo, rubare la scena ad alcuni monopolisti del settore sarebbe cosa difficile. E non solo per questioni di competitività. Esistono monopoli piuttosto solidi.


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sankara
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Una domanda probabilmente banale: fermo restando che per le banche italiane collocare tali derivati dovrebbe comunque essere un business redditizio, perché queste non "producono" i derivati in proprio?

Brevemente, per specializzazione ed entità dimensionale. Poi, anche volendo, rubare la scena ad alcuni monopolisti del settore sarebbe cosa difficile. E non solo per questioni di competitività. Esistono monopoli piuttosto solidi.

Grazie della puntualizzazione, Nat. Per chi come me non è pratico del settore e non ha la possibilità di toccare con mano tale realtà, considerazioni come le tue sono comunque di aiuto per farsi una idea.


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Sempre molto brevemente.

Le ragioni di questo sono anche e soprattutto storiche. La capitale del mercato finanziario mondiale si è spostata da Londra a New York dopo la I° guerra mondiale (1918) circa (in seguito al cambio della capitale industriale che è avvenuto progressivamente fra il 1875 e 1900 circa). Così come è cambiato lo standard di cambio internazionale ( da sterlina a dollaro più o meno dal 1934, quando con il Gold Reserve Act si può dire che comincia l'egemonia monetaria degli Stati Uniti). E’ logico che i colossi si siano sviluppati nel “cuore” delle finanze dell'Occidente. Poi esistono numerose realtà che sono nate e si sono sviluppate (prima,dopo o parallelamente) “al di fuori” (geograficamente parlando) della City e di NY (più o meno indipendentemente ma spesso grazie a sinergie dei grandi banchieri con altri più “periferici”) tipo Paribas, HSBC, ecc. La Deutsche Bank, per esempio, è una storia un po’ a parte (ma neanche tanto).
L’Italia industrialmente e commercialmente parlando ha acquisito un certo peso molto tardi e quindi anche il suo sistema finanziario si è sviluppato tardi ed è sempre stato molto dipendente da quello estero.


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sankara
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Così come è cambiato lo standard di cambio internazionale ( da sterlina a dollaro più o meno dal 1934, quando con il Gold Reserve Act si può dire che comincia l'egemonia monetaria degli Stati Uniti).

Grazie ancora delle precisazioni, Nat. Potresti spendere qualche riga sul passaggio di sopra? Io sapevo solamente che con tale norma il "democratico" Roosevelt rastrellò oro fisico negli USA rendendone illegale il possesso ai privati. In che senso ciò permise l'affermazione dell'egemonia monetaria USA (sancita ritengo dagli accordi di Bretton Woods del 1944)?


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Deheb
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@Sankara
Prova a vedere questo video di Marcello De Cecco, è semplice ma potrebbe fornirti qualche spunto. Nella seconda parte descrive sommariamente ciò che chiedi (oltre ad altri argomenti appena accennati che, sulla base anche di ciò che ha detto Mincuo in passato, potrebbero essere visti in maniera diversa: ad esempio il pericolo comunista, un nemico "creato" dagli americani).

Capire un sistema monetario: Gold Standard, Dollar Standard, Euro
http://www.youtube.com/watch?v=nhaDytE6ri0

Grazie Mincuo e Nat, sempre un piacere leggervi.


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Così come è cambiato lo standard di cambio internazionale ( da sterlina a dollaro più o meno dal 1934, quando con il Gold Reserve Act si può dire che comincia l'egemonia monetaria degli Stati Uniti).

Grazie ancora delle precisazioni, Nat. Potresti spendere qualche riga sul passaggio di sopra? Io sapevo solamente che con tale norma il "democratico" Roosevelt rastrellò oro fisico negli USA rendendone illegale il possesso ai privati. In che senso ciò permise l'affermazione dell'egemonia monetaria USA (sancita ritengo dagli accordi di Bretton Woods del 1944)?

E’ un discorso lungo. E in poche righe non si può. Sono troppe le cose che andrebbero dette ed omettendone anche solo alcune si commette peccato.

Comunque gli “accordi internazionali” si fanno a “cose fatte”. All’’impero economico-commerciale inglese si è sostituito quello americano. Il percorso va (per darti due date ) dal 1873 (seconda grande crisi finanziaria del capitalismo ) ai primi anni del 1900 circa.

All'inizio del secolo gli Stati Uniti diventano una grande potenza e il dollaro una moneta forte. L’industria americana (le industrie dell'acciaio, i cantieri navali, le ferrovie, la produzione dell'elettricità, dei motori a scoppio,ecc) fra il 1865 e il 1900 circa ha surclassato definitivamente quella inglese. La nuova potenza degli Stati Uniti si misurava dalla sua bilancia dei pagamenti: il suo commercio estero era ampiamente in attivo come i trasferimenti di capitali, e così rimasero, fino agli anni 60.

Vent'anni dopo avere raggiunto il potere industriale, l'America, con profitti superiori alle sue necessità, cominciò a piazzare e a prestare le sue divise alle imprese o ad altri stati del mondo. E le banche d'investimento di Boston e di New York non solo continuarono a importare capitali dall'Europa, ma cominciarono anche a operare in senso inverso.

Ma l'Inghilterra per vent'anni ancora rimase il “ cuore” delle finanze dell'Occidente ( fino ai primi anni del secolo secondo alcuni o fino al 20’ circa secondo altri). In realtà, verso la metà degli anni 30, la City era ancora il finanziere dei governi, il noleggiatore e l'assicuratore delle navi mercantili. Più della metà delle transazioni internazionali venivano ancora effettuate con la moneta inglese. Ma le sue banche dovevano farsi prestare dollari da New York per trasformarli in sterline, prima di riprestarli nell'Impero o altrove. Inoltre la concorrenza dei banchieri e degli assicuratori di New York era già spietata.

Keynes scrisse che durante la seconda metà del diciannovesimo secolo l'influenza di Londra sulle condizioni del credito del mondo intero era tale che la Banca d'Inghilterra poteva agire come meglio credeva. Modificando i termini delle sue offerte poteva in gran parte determinare le condizioni di credito in vigore all'estero.

Così lo standard di cambio internazionale non venne sostituito tanto in fretta quanto la capitale industriale. La sterlina rimase così ancora per circa un ventennio la principale moneta internazionale e le transazioni fra paesi stranieri continuarono a essere effettuate in sterline.
Ciò non era a vantaggio dell'Inghilterra che era costretta (o si riteneva sempre obbligata) a sostenere il valore della sua moneta (cosa che non poteva più permettersi visto il continuo peggioramento della sua economia e della sua bilancia dei pagamenti), contro l'interesse dei propri esportatori.
Inoltre la City si interessava ai finanziamenti degli altri paesi (più redditizi) e non a quelli della Gran Bretagna, attirando le fortune dell'Europa verso l'America ed il resto del mondo (l'Indonesia, la Nigeria, il Kenia, l'Africa del sud,ecc).

Quindi dato che la sua economia era stata surclassata e che la sua moneta era sopravalutata, la sua bilancia dei pagamenti continuò a peggiorare. Inevitabilmente non riuscì più a sostenere il valore della sterlina (malgrado la sua ostinazione). I protagonisti del commercio internazionale erano oramai gli USA (delle materie prime, come il rame, dei manufatti,ecc) e quindi il "passaggio di consegne" era diventato inevitabile.

Quindi all’egemonia industriale e commerciale è seguita quella finanziaria e monetaria.

Così si dice che di fatto con il Gold Reserve Act si sancisce l'egemonia monetaria degli Stati Uniti. Ma è stato un processo lungo durato circa 60 anni, le cui determinanti furono industriali, commerciali e finanziarie prima che politiche.

Da quel momento il ruolo dell'oro si limita a garantire le banconote, a regolare i pagamenti internazionali e a fissare il corso del dollaro, e l'America può pagare i suoi debiti con la propria valuta. Con il Gold Reserve Act, il corso del dollaro viene fissato fra il 40 e il 50 per cento del suo valore all'inizio del 1933.

Tutto questo è preceduto dal crollo del commercio mondiale, dal “big crash”, dall’introduzione del New Deal, ecc, e seguito dal Johnson Act che impedisce di acquistare o di vendere in America qualsiasi azione dei paesi europei e da tanti altri fatti rilevanti. Insomma diciamo che il Gold Reserve Act rappresenta la “svoltà” .

Cosa da evidenziare è che il sistema bancario americano viene organizzato “alla tedesca” (1913 - Owen Glass Act) e viene regolamentato e ristrutturato profondamente (Owen Glass Act, Glass-Steagall Act, il Securities Act, ecc) in quel ventennio mentre le banche inglesi restano piccole, strutturalmente rigide e male organizzate.

Spero nessuno me ne voglia se ho sintetizzato troppo ed in modo così approssimativo.


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sankara
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Spero nessuno me ne voglia se ho sintetizzato troppo ed in modo così approssimativo.

Tutt'altro Nat. Aggiungerei, se non ricordo male, che in quegli anni gli USA figuravano come il maggiore creditore mondiale ed il maggior detentore di riserve oro al mondo. Riusciendo in sostanza a volgere a proprio vantaggio il gold standard imposto in precedenza dalla Gran Bretagna.


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sankara
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@Sankara
Prova a vedere questo video di Marcello De Cecco, è semplice ma potrebbe fornirti qualche spunto. Nella seconda parte descrive sommariamente ciò che chiedi (oltre ad altri argomenti appena accennati che, sulla base anche di ciò che ha detto Mincuo in passato, potrebbero essere visti in maniera diversa: ad esempio il pericolo comunista, un nemico "creato" dagli americani).

Capire un sistema monetario: Gold Standard, Dollar Standard, Euro
http://www.youtube.com/watch?v=nhaDytE6ri0

Grazie Mincuo e Nat, sempre un piacere leggervi.

Grazie sganzo. Conosco De Cecco, e lo apprezzo come storico dell'economia, mi dà l'impressione di uno molto preparato che però dice una piccola parte di tutto quello che sa. Ma d'altronde si sa che di questi tempi è piuttosto arduo far campare la famiglia...


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Conosco De Cecco, e lo apprezzo come storico dell'economia, mi dà l'impressione di uno molto preparato che però dice una piccola parte di tutto quello che sa. Ma d'altronde si sa che di questi tempi è piuttosto arduo far campare la famiglia...

Non so quanto tu conosca De Cecco.
De Cecco ha scritto degli ottimi libri. Le università inglesi e americane sono piene di suoi studi/pubblicazioni/articoli. Io conosco De Cecco e ti assicuro che a lezione “integra” tutto quello che non scrive nei libri (non tutto si può documentare o dire ai quattro venti...). Ogni suo intervento/pubblicazione ha un target preciso e quindi “il taglio” della relazione dipende dalla platea a cui è rivolto. Spesso ci si dimentica la differenza che c’è fra accademico e divulgatore (un’abisso). Ce ne fossero di prof. così preparati ed onesti in Italia.
Riguardo a far “campare la famiglia” ti assicuro che una cattedra De Cecco la trova anche senza “aiuti esterni”. Ha lavorato ovunque. La sua fama è internazionale ed è uno dei migliori che abbiamo in Italia e non. Sono ben altri quelli che cercano visibilità e qualche credito in più.

http://docenti.luiss.it/economia-de-cecco/


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