«Ha pugnalato alle spalle» e «venduto» il faraone
Ironia della storia. Auto ed etero etichettato come «unica democrazia del Medio Oriente», Israele si riscopre ora come estremo baluardo dell'autocrazia minacciata di Mubarak. Per questo lancia una pioggia di moniti all'occidente, Usa in testa, affinchè non molli il traballante faraone e provi ancora a puntellarlo: dietro l'angolo - ha detto ieri il premier Benyamin Netanyahu - lo spettro di un altro Iran (e, in piccolo, di un'altra Gaza). Il sostegno di Israele a Mubarak - espresso finora con prudenza nel timore dell'effetto boomerang con l'Islam militante che ha già additato il Rais come un sionista di complemento pronto a chiedere un fantomatico asilo a Tel Aviv - appare sempre più evidente. Fino alla conferma del via libera israeliano all'ingresso di truppe egiziane a Sharm el Sheikh, nel Sinai, che stando agli accordi di pace del '79 dovrebbe essere demilitarizzato ma che rischia di diventare una porta spalancata verso la striscia di Gaza controllata da Hamas. Netanyahu ne ha parlato ieri sera a Gerusalemme anche con la cancelliera tedesca, Angela Merkel, la quale ha assicurato di «non aver abbandonato Mubarak», ma solo invocato quelle riforme che l'occidente gli chiede da tempo. Ma l'ambigua posizione Usa non convince gli israeliani che ammoniscono gli americani - scriveva Haaretz - a «mettere un freno», almeno in pubblico, alle critiche contro Mubarak, «nell'interesse dell'Occidente» e «dell'intero Medio Oriente». La stampa israeliana usa parole forti e parla di «pugnalata alla schiena» inferta da Obama «al suo partner più antico della regione» e indirettamente «ai leader arabi moderati» (Israel ha-Yom), o di un Obama che «ha venduto Mubarak per un piatto di lenticchie nell'intento di guadagnare popolarità fra le masse egiziane» e che potrebbe anche scaricare Israele con la stessa disinvoltura (Yediot Ahronot). Più articolato Haaretz secondo cui ora gli Usa dovranno riavvicinarsi a Israele «dopo aver perso posizioni in Turchia, Libano ed Egitto e dopo aver verificato che gli alleati in Giordania e nel Golfo sono sulla difensiva». Questo, scriveva ieri il giornale liberal israeliano, sarà «il test decisivo» per Netanyahu e per il ministro della difesa Barak che non devono farsi sfuggire l'occasione per rilanciare il dialogo con l'amministrazione Usa.
Fonte: www.ilmanifesto.it
1.02.2011
Mah, sembra in atto un curioso gioco dlle parti
http://www.repubblica.it/esteri/2011/01/29/foto/il_manuale_della_rivolta_egiziano-11813576/1/