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Il banchiere di Dio


Tao
 Tao
Illustrious Member
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A 84 anni è morto, dopo anni di silenzi ed esilio, monsignor Paul Marcinkus, l’arcivescovo che venne coinvolto nelle vicende finanziarie e fallimentari del Banco Ambrosiano.
Ls sua scomparsa ha “resuscitato i morti” e ieri, vecchi e nuovi nomi noti, hanno rilasciato dichiarazioni sulla scomparsa del prete “latitante”, che porterà dentro la sua bara vecchi misteri e storie mai conosciute fino in fondo.

Così ha commenta la notizia della morte il venerabile maestro Licio Gelli, condannato anche lui per il crack del Banco Ambrosiano: “Mi dispiace per monsignor Marcinkus, ma per un sentimento di pietas, perché io l’arcivescovo non l’ho mai conosciuto”. Per il fondatore della loggia P2, “non si può che essere dispiaciuti per la morte di un uomo, ma non l’ho mai sentito nemmeno al telefono. Vorrei mandare un telegramma alla diocesi di appartenenza dell’arcivescovo ma, appunto, non sapendo nemmeno dov’era, sarebbe difficile farlo”.

Come sem pre le parole di Gelli ci lasciano esterrefatti, ci sembra davvero impossibile che i due “compagni di merende” non si conoscessero. Ancora oggi, evidentemente, il Venerabile tiene una linea processuale, fatta di omertà e segreti.

I funerali di Monsignor Paul Casimir Marcinkus si terranno a Chicago, la città dove fu ordinato sacerdote nel 1947. Ieri è intanto arrivata la conferma che la morte dell’ex capo dello Ior sarebbe avvenuta per cause naturali, legate probabilmente ad uno scompenso cardiaco. Sempre ieri, monsignor William Waldron, della Diocesi di Phoenix, uno degli amici di vecchia data di Marcinkus, ha detto ad un quotidiano locale che l’ex capo dell’Istituto Opere di Religione gli aveva confessato, negli ultimi anni, di voler dedicarsi soltanto ai fedeli della chiesa di San Clemente, a Sun City, e di voler chiudere in questo modo la sua esistenza: “Le persone che entravano in contatto con lui ne erano entusiaste. Diceva messa due volte la settimana e partecipava a tutte le cerimonie”.

Secondo Robert Blair Kaiser, gior! nalista di Phoenix, che seguì per il Time, negli anni sessanta il Concilio Vaticano II, monsignor Marcinkus fu un buon soldato all’interno del Vaticano e in quel tempo fu una delle sue migliori fonti. Il giornalista ha anche tentato di “assolvere” il prelato: “Secondo me fu un capro espiatorio per le attività finanziarie vaticane che rimangono tuttora impenetrabili”. Anche il cardinale Joseph Tomko, membro della Commissione cardinalizia di vigilanza dello Ior, ha voluto ricordare la figura del monsignore: “Un sacerdote vero, fino alla fine. Sempre al servizio della Chiesa. Ma sulle sue attività finanziarie non posso dire nulla. In ogni cosa ha cercato sempre di fare bene”.

Certo, il bene per il Vaticano lo ha fatto, non certo per i cittadini. Come sempre, quando uno muore si fa sempre l’elogio dello scomparso, dimenticando le nefandezze compiute in vita. Un vecchio detto popolare dice che “il cimitero dei disonesti non esiste”, e anche questa volta, sulla lapide del sacer dote verrà scritto, invece di speculatore, agente segreto, usuraio, o altro, “servitore di Dio”.

Chi invece non ha certo lesinato giudici negativi sul vaticanista, oggi come ieri, è stato il magistrato che indagò sul caso del Banco Ambrosiano, Renato Brichetti: “Stavamo indagando sulla bancarotta dell’istituto di Roberto Calvi e ci imbattemmo in una serie di lettere di patronage che garantivano società panamensi sulle quali fluiva il denaro che usciva in mille rivoli dal banco Ambrosiano. Quei soldi transitavano dallo Ior che lucrava onerose commissioni. Reputammo che il presidente Marcinkus fosse concorrente nel reato di bancarotta ed emettemmo un mandato di cattura. Siamo stati fermati anche se nessuno aveva mai messo in dubbio i gravi indizi”. Quei giorni furono tremendi, si rischiò un grande incidente diplomatico con lo Stato del Vaticano e anche in quel caso a vincere furono gli stranieri: la Chiesa impedì l’arresto del “banchiere di Dio” e lo fece riparare all’ester o. Qualche anno fa uscì un film, “i banchieri di Dio” appunt! o, ma venne censurato e coperto dal silenzio. Noi lo consigliamo a tutti i nostri lettori...
Le vie del Signore sono infinite, come infinite erano e purtroppo continuano ad essere i poteri del Vaticano, lo Stato più ricco, potente e assolutista del pianeta. Alla faccia della solidarietà e della carità.

Giuliano Castellino
Fonte: www.inascita.info
23.02.06

I segreti nella tomba

Monsignor Marcinkus se ne è andato in silenzio e solo ieri l’altro, nel pomeriggio, lo Stato del Vaticano ne ha dato l’annuncio.
Dagli anni ‘90, Paul Casimir Marcinkus, il personaggio più controverso dei vertici Vaticani degli Settanta e Ottanta, si era ritirato a Sun City, cittadina dell’Arizona, in un esilio dorato, al quale di fatto era stato destinato dai vertici della Santa Sede.

Il declino, per il Vescovo nato in America e figlio di un lavavetri lituano, cominciò nel 1990. In quell’anno Giovanni Paolo II promulgò i nuovi statuti dello Ior, l’Istituto Opere di Religio ne che opera in tutto il mondo e del quale l’alto prelato, nato a Cicero, ne era stato sovrano assoluto dal 1971 al 1989. Marcinkus lasciò per sempre la Capitale e tornò negli Stati Uniti, prima in una parrocchia dell’Illinois, e poi presso la diocesi di Phoenix.
Nel febbraio 1987 il giudice istruttore del tribunale di Milano, Renato Bricchetti, aveva emesso un mandato di cattura contro Paul Marcinkus, Luigi Mennini e Pellegrino de Strobel, i vertici dello Ior, individuando gravi responsabilità della Banca Vaticana nel crack del Banco Ambrosiano di Roberto Calvi, i cosiddetti “banchieri di Dio”. Ma cinque mesi dopo, una sentenza della Cassazione non convalidò il mandato di cattura in base all’art. 11 del Trattato lateranense del 1929, per il quale lo Stato italiano non può esercitare la propria sovranità sugli enti centrali della Chiesa, compreso lo Ior. Gli ultimi anni di Monsignor Marcinkus nella provincia americana trascorsero al riparo dalle polemiche. Colui che nel 1 970, in occasione del viaggio di Paolo VI nelle Filippine, s! i era guadagnato il soprannome di Gorilla, in qualità di body guard del Pontefice, grazie anche alla massiccia corporatura, era ormai completamente defilato. A parte il golf, la messa nella chiesa di San Clemente a Sun City e la partecipazione a qualche iniziativa di beneficenza, nessun altro impegno coinvolgeva più l’ex potentissimo capo delle finanze del Vaticano.

Riferendosi alla morte di Papa Albino Luciani, così si espresse ill banchiere di Dio nel corso di un’intervista con un giornalista inglese: “Sono stato accusato di aver assassinato il Papa e di essere coinvolto nello scandalo del Banco Ambrosiano. Entrambe le cose sono completamente infondate. Dico a me stesso che questo potrebbe essere il modo con il quale Dio si assicura che ho messo il dito nella porta del Paradiso. Perché se io l’ho fatto egli non può più sbatterla”. E così, senza troppi clamori, se ne è andato il monsignor più chiacchierato dell’ultimo secolo.
Coinvolto nelle vicende più oscure della Chiesa cattolica, riuscì a farla franca grazie al concordato, che di fatto teneva e tiene in una posizione “intoccabile” tutta la gerarchia vaticana, compresi i padri dell’usura e della speculazione, compresi quelli coinvolti in loschi affari, servizi segreti e strani omicidi.

La morte di Marcinkus riapre vecchie ferite: il crack ambrosiano, lo Ior, la morte di Calvi, Gelli e la P2. Un altro pezzo di quelli che i più chiamano “misteri d’Italia”, se n’è andato e ha portato con se segreti e nomi, burattini e burattinai...

G. C.


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