Brasile: elezioni frodate? Peggio ancora, risultato deciso negli USA, campioni di democrazia!
Un articolo del quotidiano britannico Financial Times pubblicato mercoledì scordo spiega i modi in cui l'amministrazione di Joe Biden ha agito per garantire il rispetto del processo elettorale in Brasile nel 2022.
Sotto il titolo La discreta campagna statunitense per difendere le elezioni in Brasile, l’articolo afferma che gli Stati Uniti hanno fatto ricorso alla loro rilevanza in politica internazionale per confutare i sospetti di Jair Bolsonaro sulla inviolabilità delle urne elettroniche e fare pressione sui leader politici e militari brasiliani affinché si rispettasse la democrazia (sic!).
All'epoca, gli Stati Uniti diffusero una nota in cui avallavano la legittimità delle elezioni brasiliane e affermavano che le urne elettroniche erano state ampiamente testate al fine di delegittimare il presidente in carica.
Secondo il Financial Times, le elezioni brasiliane preoccuparono gli Stati Uniti per la somiglianza con le elezioni americane che si conclusero con la sconfitta dall'ex presidente Donald Trump nelle elezioni del 2020 e successivamente culminati con l'invasione del Campidoglio. L'amministrazione Biden avrebbe manovrato dietro le quinte tra il 2021 e il 2022 per "far passare il messaggio" a favore della democrazia senza promuovere un intervento diretto nelle elezioni e nella politica brasiliana.
L’organo di stampa afferma che c'è stata una campagna coordinata in vari settori del governo statunitense, l'esercito, la CIA, il Pentagono e persino la Casa Bianca. Il testo sottolinea inoltre che Biden, anche mentre era in viaggio, è stato il primo leader a contattare altri leader per riconoscere la vittoria di Luiz Inácio Lula da Silva il 30 ottobre.
Il giornale dice anche che, secondo una fonte non identificata, i leader militari statunitensi hanno minacciato di rompere tutti gli accordi con il Brasile - dall'addestramento alle operazioni congiunte - se il risultato elettorale fosse stato messo in discussione. Il rapporto cita inoltre sei funzionari statunitensi e Tom Shannon, ex alto funzionario del Dipartimento di Stato americano, come fonti principali dell’interferenza.
Secondo Shannon, Biden era convinto che le relazioni con il Brasile sarebbero migliorate con la vittoria di Lula.
Il periodico sostiene infine di basarsi sui resoconti di funzionari statunitensi coinvolti nel caso. Secondo la pubblicazione, i funzionari del governo statunitense avrebbero partecipato per più di un anno a una "campagna di pressione" affinché i politici e i leader militari brasiliani "rispettassero e salvaguardassero la democrazia" in Brasile, parallelamente alla costante messa in discussione del sistema di voto elettronico da parte dell'ex presidente Jair Bolsonaro (PL).
La campagna è stata condotta inviando messaggi attraverso interlocutori in visita ufficiale in Brasile da parte di membri del governo statunitense, tra cui il consigliere per la sicurezza nazionale del presidente Joe Biden, Jake Sullivan, nell'agosto 2021; il capo della CIA, William Burns, nel maggio 2022; e il segretario alla Difesa Lloyd Austin, due mesi dopo.
Michael McKinley, ex alto funzionario del Dipartimento di Stato ed ex ambasciatore degli Stati Uniti in Brasile, ha dichiarato al Financial Times che la visita in Brasile del segretario alla Difesa, del capo della CIA e del consigliere per la sicurezza nazionale in un anno elettorale è una pratica a dir poco "insolita”.
La campagna statunitense, tuttavia, si è svolta nella massima segretezza per non far riaffiorare i ricordi del passato, quando il governo statunitense sostenne apertamente il colpo di Stato che rovesciò il presidente brasiliano João Goulart e instaurò una dittatura durata 21 anni.
L'incontro di Bolsonaro con circa 70 ambasciatori per la presentazione di un rapporto che metteva in dubbio l'affidabilità del sistema di voto elettronico (dubbi che persistono tuttora, dubbi che intensificano il sospetto che le urne elettroniche sono tutte manipolabili, ndt) fece sì che gli Stati Uniti intensificassero la loro campagna di messaggi rivolti soprattutto agli ufficiali militari brasiliani.
La preoccupazione degli americani finiva con agli atti di rivolta dei primi di gennaio, che hanno portato all'invasione e alla depredazione della sede dei Palazzi governativi di Brasilia. Alcune fonti hanno dichiarato al Financial Times che gli Stati Uniti avevano bisogno di "dare un'ultima spinta per far rispettare le elezioni".
Il Presidente Biden si trovava in Messico in quel momento e avrebbe chiesto immediatamente di parlare con Lula, seguito da una telefonata del Primo Ministro canadese Justin Trudeau e del Presidente messicano Andrés Manuel López Obrador, i quali hanno rilasciato una dichiarazione congiunta di sostegno a Lula e al Brasile dopo aver condannato le manifestazioni popolari.
Per concludere, un popolare programma brasiliano "Os Pingos nos Is" (I puntini sulle I) nella puntata del 21 giugno 2923 ha commentato la notizia dell'interferenza americana nelle elezioni brasiliane col proposito di favorire il candidato di sinistra Lula da Silva:
https://www.youtube.com/watch?v=IqorneL_Ar8
Fonte: https://www.ft.com/
I risultati delle elezioni sono quasi sempre decisi dagli USA, in tutti i paesi loro soggetti. Lo sono sempre, quando il risultato non è indifferente, dal loro punto di vista. Siccome controllano tutti i partiti, l'alternanza serve a mascherare la farsa, tranne casi particolari come l'era della DC in Italia. Bolsonaro evidentemente ha deluso le aspettative, per cui l'hanno scaricato, ripescando il vecchio marpione.
Bolsonaro evidentemente ha deluso le aspettative, per cui l'hanno scaricato, ripescando il vecchio marpione.
Sono d'accordo, ma "adda passà 'a nuttata".