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Il museo della sconfitta


cubainforma
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Vedremo nel Museo di Miami le lattine di confetture per cui furono scambiati i mercenari di Girón?

A Miami si è inaugurato, con grande copertura mediatica, il cosiddetto "Museo della brigata 2506". Ben potrebbe anche essere chiamato il "Museo della Sconfitta", perché quella Brigata -ricordiamo- è quella che cercò d'invadere Cuba, nel 1961, alla Baia dei Porci e fu sconfitta in sole 72 ore dalla Rivoluzione.

Dei più di mille mercenari armati ed addestrati, in un piano congiunto del Pentagono, Casa Bianca, Dipartimento di Stato e la CIA, quasi 800 appartenevano a famiglie ricche che erano, esclusivamente, per recuperare le loro proprietà. Altri 135 erano ex militari o membri dei servizi repressivi della dittatura di Batista.

Nessuna di queste informazioni, ovviamente, appaiono nei pannelli del detto museo, che è stato presentato alla stampa, niente meno che, da Félix Ismael Rodríguez Mendigutía, alias "El Gato", che -agli ordini diretti dalla CIA- diede l'ordine di esecuzione, in Bolivia, del Che Guevara.

Neppure si leggerà nulla sulle biografie -per nulla esemplari- di buona parte dei partecipanti di quel tentativo di invasione, poi convertiti in trafficanti di droga, terroristi e criminali dal colletto bianco.

Questo Museo è stato montato grazie, soprattutto, a un milione di dollari che ha fornito lo Stato della Florida, e la sua manutenzione sarà anche a carico dei contribuenti USA.

E organizzerà, per esempio, visite delle scuole della zona. Qualcosa di molto educativo sarebbe che, agli scolari a Miami, si mostrino le lattine di confetture per i quali questi mercenari, proprietari terrieri, torturatori, figli di papà e sacerdoti franchisti furono scambiati più tardi, in un accordo tra i governi di Cuba e gli USA.

Confetture, medicine ed alimenti con cui i bambini/e di Cuba alleviarono le difficoltà che già allora provocava la guerra economica dal nord. Una guerra che continua, anche se i media cercano di convincerci ... del contrario.


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