Sì, insomma, anche la lettura di Escobar lascia perplessi in molti punti. Non pensa piuttosto, @mystes, che l'uscita di scena relativamente ordinata di Bolsonaro sia da leggere in una chiave leggermente diversa, forse un po' più semplice? Mi spiego: i risultati elettorali sono opachi e il voto elettronico sembra aver giocato un ruolo fin troppo decisivo nell'esito finale ( pur non conoscendo affatto la realtà del Brasile sembra una situazione simile a quella delle elezioni di medio termine in USA ), i cittadini protestano e chiedono chiarezza quindi sarebbe stato assai facile per Bolsonaro rivendicare la vittoria o se non altro discutere sulla legittimità del voto così espresso. Invece è accaduto ben poco, se non sbaglio. Non mi stupirebbe se lo stesso ex presidente avesse in qualche modo "negoziato" la sua uscita di scena o la sua rinuncia alla corsa per la presidenza. Possono intervenire minacce o anche promesse di scambi di benefici. Non vorrei fare paragoni inopportuni ma non sarebbe la prima volta: quando nel 2011 qui in Italia l'ennesimo colpo di stato light portò al bizzarro "governo na.politano", Berlusc. presidente del consiglio in carica non ebbe quasi nulla da obiettare. Senza entrare nel merito del lungo elenco di cose che rese comunque gradita la "fuga" di B. , resta il fatto che la prassi istituzionale non fu rispettata, anzi ne uscì a pezzi. Poco male, si disse allora ma forse la questione è un po' più complessa. In quel caso ci furono senza dubbio una trattativa e un accordo ma, agli occhi del paese, i vari attori non si comportarono come ci si sarebbe aspettato. Forse sono sempre eroi a metà quelli che ci toccano.
Si, francamente anch'io ed i miei amici che seguono le vicende dell'America Latina, non riusciamo a spiegarci il comportamento di Bolsonaro subito dopo il risultato elettorale. Crediamo che Bolsonaro si aspettasse un risultato elettorale diverso, pari all’alto consenso popolare registrato durante la campagna elettorale, diverso al punto da vanificare il pericolo di frode (il pericolo era stato segnalato dalla stampa un anno prima delle elezioni), frode che si è concretizzata quando i risultati viaggiavano sulla differenza dell’1%, 2% tra i due concorrenti. Con un margine così modesto non è stato difficile ai marpioni del Supremo Tribunale Elettorale che controllano le urne elettorali e i relativi conteggi mettere in atto la frode e dare la vittoria al loro candidato preferito, Lula. Bolsonaro ci deve essere rimasto male non tanto per la frode subita, quanto per il “tradimento” del suo popolo, dal quale si aspettava un’alta percentuale di voti.
A questo punto la tua ipotesi: “Non mi stupirebbe se lo stesso ex presidente avesse in qualche modo "negoziato" la sua uscita di scena o la sua rinuncia alla corsa per la presidenza.”, prende quota visto che sia le Forze Armate sia il partito di Bolsonaro, nelle prove documentate della frode elettorale, hanno evidenziato alcuni elementi di reato accompagnati da pesanti punti interrogativi.
Subito dopo, Bolsonaro si è chiuso in uno stranissimo silenzio, lo davano per malato, e quando dopo 40 giorni è riapparso in pubblico, si è limitato a fare un discorso melenso e certamente non all’altezza di un politico navigato come lui. Si è visto un uomo fiacco e privo di una qualunque volontà di reazione, pur sapendo che la Costituzione Federale gli avrebbe fornito le armi necessarie per questionare il risultato elettorale e il comportamento dei giudici della Suprema Corte.
La “rinuncia alla corsa per la presidenza” e la possibile trattativa dell’ “uscita di scena” sono l’unica spiegazione possibile specialmente quando i seguaci di Lula hanno fatto circolare la voce che Bolsonaro avrebbe potuto essere arrestato.
Ci sarebbero altri aspetti, (come quello dello strano comportamento delle Forze Armate sorde agli accorati appelli dei manifestanti) ma credo che bastano queste poche spiegazioni per confermare le tue supposizioni.