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India:O i marò o l'ambasciatore va in galera


helios
Illustrious Member
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O i marò o l'ambasciatore va in galera
Ecco il retroscena: l'India aveva già disposto l'arresto di Daniele Mancini. Quando l'Italia ha capito che facevano sul serio si è rimangiata tutto.
Desk
martedì 26 marzo 2013 17:43

La storia della paura per la pena di morte? Bugia penosa. Perché, male che vada, i due marò rischiano al massimo sette anni da scontare in Italia, probabilmente con tutti i possibili benefici offerti dalla nostra legislazione; paura per la Corte speciale? Altra penosa bugia, perché la decisione della Corte suprema era già stata presa da tempo, prima del rientro in Italia di Girone e La Torre in licenza elettorale.

E allora perché, all'improvviso, il governo italiano si è calato le braghe e si è rimangiato in poche ore tutto quello che aveva detto nei giorni precedenti?

Il motivo è semplice e, tra le righe, si era anche compreso. Le cose - stando a quanto ha riferito a Globalist una qualificata fonte della Farnesina - sono andate in questi termini: il governo indiano ha comunicato a quello italiano che un minuto dopo la fine del permesso, se i due marò non fossero rientrati in India, l'ambasciatore italiano Daniele Mancini sarebbe stato arrestato. Gli indiani, attraverso le vie riservate, hanno fatto capire (e dimostrato) che non si trattava di generiche minacce, ma che - sul serio - Mancini sarebbe stato privato della libertà. Insomma: non ci ridate i due fucilieri, ci prendiamo l'ambasciatore in ostaggio, visto che era stato Daniele Mancini a firmare la dichiarazione giurata e quindi, stando alla Corte suprema indiana, i margini legali per l'arresto ci sarebbero stati tutti.

Quindi il governo italiano si è trovato di fronte ad un aut-aut: o i marò o l'ambasciatore. E dopo aver frettolosamente concordato un paio di bugie di copertura hanno messo su un aereo Girone e La Torre.

Negli ambienti diplomatici la vicenda ha suscitato non meno irritazione rispetto agli ambienti militari. Perché per insipienza si è messo l'ambasciatore Mancini in una situazione di grande rischio. Se proprio avessero voluto non rispettare l'impegno dato, avrebbero potuto e dovuto far rientrare in Italia con qualsiasi scusa (magari una vacanza o la visita a qualche parente malato) l'ambasciatore Mancini, dovendo prevedere che era stato proprio il nostro rappresentante diplomatico a sottoscrivere l'impegno e che, quindi, sarebbe stato il più a rischio.

Così, mentre a suo tempo la Marina aveva ordinato (o quantomeno non impedito) che la nave rientrasse nel porto del Kerala - nonostante la sparatoria fosse avvenuta a 20,5 miglia dalla costa e quindi in acque internazionali - e che i due fossero arrestati; il Mae non ha pensato a mettere al sicuro il proprio ambasciatore.

Così la doppia frittata è stata fatta. Una frittata salata, visto che al momento la vicenda marò tra avvocati, cauzioni, spese di carcerazione e di soggiorno è già costata alle casse pubbliche 3 milioni e mezzo di euro. Senza contare le spese riservate e i costi del via-vai diplomatico.

Ci sarà mai una Corte dei Conti che presenti il conto ai responsabili di questo disastro? A chi è in servizio e a chi è andato in pensione. Anzi, in doppia pensione.

http://www.globalist.it/Detail_News_Display?ID=41927&typeb=0&O-i-maro-o-l-ambasciatore-va-in-galera


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