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La Rivoluzione ha dato vita al socialismo


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Oscar Sánchez Serra

"... a me la passione mi esce dai pori quando della Rivoluzione si tratta". La frase ha fatto che il sangue ci corresse più veloce, perché il cuore si gonfiò di orgoglio e pulsava con la forza di tale espressione. Parlava Cuba nella mattina dello scorso 11 aprile, con la voce di Raul, che è quella di Fidel e del suo popolo, proprio a 120 anni da quando Marti calpestò la terra natale per iniziare la Guerra Necessaria.

Il mondo intero stava guardando, quel giorno del VII Vertice delle Americhe, nel momento storico in cui la Maggiore delle Antille è stata sentita al suo debutto in quello scenario. Le aspettative sono state precedute dall'annuncio del 17 dicembre 2014, che svegliò alla notizia dell'accordo di progredire nel ripristino delle relazioni diplomatiche con gli USA. E poco dopo le 10 e 55, di quella mattina, uscì quella frase dal petto per consegnarla a tutto il continente, quale sentimento di fedeltà alla Rivoluzione che ha dato alla luce il nostro socialismo, anche in aprile, 54 anni fa.

Come risultato dell'escalation dell'aggressione imperialista contro questo piccolo paese dei Caraibi che era passata attraverso l'incendio dei campi di canna, centinaia di violazioni del suo spazio aereo, attacchi pirati contro raffinerie e la preparazione e l'organizzazione di eserciti mercenari dagli USA, il 15 aprile 1961, un infido e vile bombardamento in Avana, San Antonio de los Baños e Santiago de Cuba, lasciò senza vita giovani innocenti.

La mattina dopo, nell'addio alle vittime del ripugnante crimine Fidel disse "... non possono perdonarci, che siamo qui nelle loro narici e che abbiamo fatto una Rivoluzione socialista nelle stesse narici degli Stati Uniti". E aggiungeva: «Compagni operai e contadini, questa è la Rivoluzione socialista e democratica degli umili, con gli umili e per gli umili. E per questa Rivoluzione degli umili, dagli umili e per gli umili, siamo disposti a dare la nostra vita".

Il giorno dopo si produsse l'invasione preparata, organizzata e finanziata dagli USA, da Playa Giron, al sud della provincia di Matanzas, ed in meno di 72 ore il popolo, difendendo il proprio socialismo, sconfisse l'aggressore causando all'imperialismo la sua prima grande sconfitta in America.

Tale socialismo è stato sentito anche nel Vertice delle Americhe, quando il Capo della delegazione cubana ha parlato di perfezionarlo mediante lo sviluppo dell'aggiornamento del modello economico il cui obiettivo "è consolidare le conquiste di una Rivoluzione che si è proposta conquistare tutta la giustizia per il nostro popolo". Così anche si era espresso Fidel il 16 aprile 1961: "Il crimine di ieri, però, è stato il crimine degli sfruttatori imperialisti contro un popolo che vuole liberarsi dallo sfruttamento, contro un popolo che vuole attuare la giustizia".

La piena partecipazione dei cittadini alla vita politica e sociale; l'accesso alla sanità e all'istruzione gratuita, sistema di sicurezza sociale che non lascia nessuno indifeso, lotta risoluta a tutte le forme di discriminazione, pari opportunità, rispetto dei diritti dei bambini e delle donne, ampia partecipazione allo sport e cultura e il diritto alla vita e alla sicurezza pubblica, sono i volti della giustizia conquistata.

Lo è anche l'espressione di solidarietà con i popoli del mondo. Più di 65000 cubani/e offrono il loro contributo in 89 paesi, soprattutto nelle aree della medicina e dell'educazione, mentre si sono laureati, a Cuba, 68000 professionisti e tecnici provenienti da 157 nazioni.

Se le bombe cariche di morte, dell'aprile 1961, diedero la vita al socialismo e alla sua difesa, le minacce di una caccia alle streghe a Cuba, presente nel fraudolento documento, del 20 maggio 2002, firmato dal presidente USA, George W. Bush, fece che il popolo rispondesse in egual modo come al preludio all'invasione di Girón, quando Fidel chiese: "Operai e contadini, uomini e donne umili della Patria: giurano di difendere fino all'ultima goccia di sangue questa Rivoluzione degli umili, dagli umili e per gli umili? La risposta fu un sonoro sì.

Nel 2002, tra il 15 ed il 18 giugno, più di nove milioni di cubani hanno chiesto che il socialismo fosse irrevocabile e tale mandato fece sì che si modificasse la Costituzione della Repubblica negli articoli 3, 11 e 137. Nel primo di essi si è aggiunto il seguente comma: "Il Socialismo ed il sistema politico e sociale rivoluzionario stabilito in questa Costituzione, provata da anni di eroica resistenza contro le aggressioni di ogni tipo e la guerra economica dei governi della potenza imperialista più potente che sia esistita e avendo dimostrato la sua capacità di trasformare il paese e creare una società completamente nuova e giusta, è irrevocabile e Cuba non tornerà mai al capitalismo".

Ragione aveva il Generale dell'Esercito ad esprimere, nell'appena concluso Vertice delle Americhe a Panama, "la persecuzione porta più rivoluzione, la storia lo dimostra ...".

Ma tale irreversibilità controfirmata nella Costituzione, non è sinonimo di immobilismo, perché vivere in Rivoluzione presuppone costante movimento e sviluppo e a dire dello stesso Fidel significa senso del momento storico. Oggi l'irrevocabilità del socialismo passa per renderlo efficiente, poiché ha già dimostrato essere un'opera giusta; per non confondere egualitarismo con uguaglianza di opportunità; per non temere le differenze, che, come ha già detto il compagno Raúl sempre saranno più desiderabili rispetto alla falsa unanimità basata sulla simulazione e l'opportunismo.

Per rendere davvero irrevocabile il nostro sistema si sono progettate le misure che emanano dall'aggiornamento del modello economico, mediante l'applicazione dei Lineamenti approvati nel VI Congresso del Partito. Tuttavia, in questo decisivo cammino per il futuro della nazione, l'esempio deve essere una scienza del socialismo.

Prova evidente di questo esempio ce lo fece sapere Raul, il 18 dicembre del 2010, alla fine del Sesto Periodo Ordinario di Sessione della Settima Legislatura dell'Assemblea Nazionale del Potere Popolare, al dirci che "Non ci crediamo più intelligenti o capaci di qualcuno o qualcosa di simile, ma siamo convinti che abbiamo il dovere fondamentale di correggere gli errori che abbiamo commesso in questi cinque decenni di costruzione del Socialismo a Cuba e a questo proposito useremo tutta l'energia che ci rimane, che per fortuna non sono poche".

E' senza rinunciare a quei principi che oggi, la Cuba socialista, è capace di sedersi, a parità di condizioni, per dialogare di qualsiasi tema con gli USA, rispettando le differenze, alcune sostanziali, ma proponendo nei punti comuni di cooperare, ciò che contribuisce alla pace, che è uno degli attributi del socialismo, che in questo pezzo della geografia del Caribe raggiunge i suoi 54 anni, come unica garanzia per continuare a essere liberi ed indipendenti.


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