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La sfida di Putin a Obama: “I raid in Libia sono illegali”


Eshin
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La sfida di Putin a Obama: “I raid in Libia sono illegali”

Il presidente Usa annuncia trenta giorni di missione contro l’Isis a Sirte. L’ira di Mosca: serve una risoluzione Onu. Ban Ki-moon: tutto regolare

FRANCESCO SEMPRINI
NEW YORK
Barack Obama annuncia l’inizio di un agosto di fuoco per sradicare lo Stato islamico da Sirte. E Vladimir Putin lancia un’offensiva diplomatica per fermare i raid americani sulla Libia. Per Mosca sono «illegali», perché serve una risoluzione del Consiglio di sicurezza dell’Onu.

È questo il clima in cui Washington riapre il capitolo della guerra al Califfato sulla sponda Sud del Mediterraneo, dopo i raid di novembre e febbraio. Questa volta però con una missione autorizzata su specifica richiesta del Governo di accordo nazionale (Gna) guidato da Fayez al-Sarraj.

Trenta giorni di bombardamenti «mirati e chirurgici», questo l’orizzonte temporale fissato dal Pentagono secondo media Usa, anche se Africom, il comando militare americano in Africa, parla di «operazione a tempo determinato». «È nell’interesse della sicurezza nazionale e nella lotta all’Isis assicurarci che i libici siano in grado di finire il lavoro», spiega Obama. Il riferimento è alle milizie impegnate nell’offensiva passate ieri in rassegna da Sarraj che, assieme ai due vicepresidenti Moussa al Kouni e Ahmed Meetik, ha visitato il comando delle operazioni gestito dalle formazioni di Al Bunyan Al Marsoos.

Le modalità dei blitz aria-terra ricalcano del resto quelle attuate in Iraq e Siria, ovvero «coordinazione assoluta» con le forze sul campo per facilitarne le operazioni offensive. Nella fattispecie la riconquista di Sirte dove sono asserragliati tra 500 e mille jihadisti in una zona del raggio di 3 km. Poco meno di una decina i raid condotti dalle forze aree Usa in meno di tre giorni, con droni «Reaper», ma anche caccia «Harrier» trasportati sulla Uss Wasp, unità d’assalto anfibio che rimarrà in navigazione al largo delle coste libiche per tutto il mese. A farle da scorta è il cacciatorpediniere Uss Carney dotato di batterie missilistiche teleguidate. Le dotazioni della Wasp comprendono anche elicotteri d’attacco «Cobra» e Ch-53 per l’aviotrasporto delle truppe su terra, in caso ce ne fosse bisogno. I soldati imbarcati sono del 22° Marine Expeditionary Unit di base a Camp Lejeune in Carolina del Nord. L’agosto di fuoco servirà a fare in modo che Al Baghdadi non abbia più una roccaforte sulla sponda Sud del Mediterraneo «perché - sottolinea Obama - molti Paesi vogliono la stabilità della Libia per fronteggiare la crisi dei migranti».

L’attivismo di Washington non piace alla Russia che fa pressioni sulle cancellerie d’Europa, - sull’Italia in particolare affinché non conceda l’uso delle basi agli Usa - per fermare un’operazione «illegale». L’ambasciatore russo in Libia, Ivan Molotkov, avverte che «dal punto di vista della legittimità probabilmente gli americani non avevano questo diritto».

Si ripropone anche in Libia il braccio di ferro tra Washington e Mosca alla luce del quale Obama attacca Donald Trump per le sue simpatie nei confronti di Vladimir Putin, e lo definisce «non adatto a fare il presidente degli Stati Uniti, perché impreparato e privo delle conoscenze di base sulle questioni fondamentali». Aguila Saleh, portavoce della Camera dei deputati di Tobruk, dice che «le decisioni prese dal Gna, che ancora non ha ottenuto la nostra fiducia, sono una violazione della Costituzione e dell’accordo politico». A dar manforte agli Usa interviene l’Onu secondo cui la missione Usa rientra in un quadro di piena legalità giuridica. «I raid sono stati richiesti dal governo di unità nazionale», dice il portavoce di Ban Ki-moon, il quale fa capire che una disposizione in materia già esiste. È la risoluzione del Consiglio di Sicurezza n. 2259 del 23 dicembre 2015 in cui si esortano gli Stati membri dell’Onu «a sostenere il governo di Accordo Nazionale, su sua richiesta, nella lotta all’Isis».

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