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La "valvola di sicurezza" o il racconto dei fenici


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Antonio Rodríguez Salvador cubainformazione.it

Illustro questo articolo con un racconto popolare. Uno studente dice ad un altro: Guarda, puoi andare alla festa. Da fonte sicura so che il tuo esame di domani, sarà sui fenici. Basta solo studiare questo capitolo. Niente, il giovane gli crede, ma il giorno dopo ha una brutta sorpresa: la domanda riguardava i vandali. Ignaro del tema, riesce solo a scrivere questo: I vandali erano un popolo così feroce che devastavano tutto quanto incontravano al loro passaggio. Tra le città distrutte c'era Cartagine, un insediamento fenicio. Perché i fenici ... e poi continuò trascrivendo tutto ciò che sui fenici aveva studiato il giorno prima.

Vago su Internet, e a leggere alcuni giornali e blog, così come i loro portavoce delle reti sociali, vedo che ripetono la stessa cosa: Obama ha privato Cuba di una tradizionale e necessaria "valvola di sicurezza".

Con questa tesi pretendono mostrare che a Cuba non avvengono rivolte popolari perché coloro che potrebbero iniziarle, periodicamente, fuggono dal paese. Ora, senza il presunto allevio di pressione che significava la politica dei piedi secchi - piedi bagnati, affermano che presto la caldaia scoppierà. Naturalmente, questo è solo l'inizio della loro tesi perché, a continuazione, non smettono mai d'introdurre, intempestivamente, il copione appreso; come è accaduto allo studente nella storia dei fenici.

Già sappiamo in cosa consiste la sua trama: per esempio, in esso non si smette mai di narrare che il socialismo è un fallimento; dicono che qua la gente fugge perché stiamo quasi morendo di fame. Nulla importa che, in questi stessi giorni, l'Organizzazione Pan Americana della Salute ha pubblicato un rapporto che indica che Cuba è il paese dell'America Latina e dei Caraibi con una minore prevalenza di basso peso alla nascita (5.3%), e che la popolazione cubana presenta un 59% di sovrappeso, superata solo da pochi paesi nella regione.

Infine, le tecniche, ossessioni e mezze verità di questa storia si ripetono fino alla nausea. Come sempre, nello stesso racconto fanno sparire un semplice dettaglio: l'emigrazione cubana non ha carattere politico, ma economico.

Negli USA ci sono circa un milione e duecentomila cubani, nati sull'isola, e, nel 2016, ne vennero in visita a Cuba circa 400 mila. Guarda i perseguitati politici che, più volte, ritornano in vacanza al paese che, presumibilmente, li reprime! Una delle risorse più utilizzate dalla disinformazione è la semplificazione esagerata dei dati. La tecnica è quella di potenziarne alcuni e omettere altri, con l'obiettivo di promuovere le informazioni che confermano le proprie convinzioni od ipotesi.

Ad esempio, difficilmente lei si accorge, da loro, che, nonostante il privilegio unico che ha significato la politica dei piedi asciutti - piedi bagnati – insieme alla sua omologa Legge di Aggiustamento Cubano - il nostro Paese occupa solo l'ottavo posto per numero totale di emigranti verso gli USA. Al primo posto c'è il Messico con circa 12 milioni, seguito da El Salvador con tre. Poi dietro a Cuba, ma molto vicini, si trovano Guatemala e Repubblica Dominicana. Mi domandai quanti più emigranti avrebbero questi paesi, e altri, contando sul privilegio di una legge che consegnasse ai loro cittadini immediata residenza nel paese del nord. Due terzi dei boliviani, che prima del governo di Evo Morales esibivano più del 60% della povertà, probabilmente starebbero vivendo negli USA. Ed Haiti? Per caso esisterebbe come nazione?

In quanto al numero di emigrati cubani, degli ultimi tempi, sempre procurano quello che più può impressionare. La tecnica consiste nel raggruppare la cifra di vari anni, diciamo quella di un periodo di cinque o sei in modo che il totale cresca. Prendo a caso uno dei media che in questi giorni affronta la questione, e questo ci dice che, secondo il Department of Homeland Security USA, dal 2012 fino ad oggi, "118000 cubani sono giunti negli USA presentandosi in porti d'ingresso lungo il confine". A prima vista il numero fa pensare. Tuttavia, si omettono due dettagli. In primo luogo, questo significa un ritmo di circa 19000 e rotti emigrati l'anno, cifra inferiore ai 20000 visti annuali che il governo USA si è impegnato a concedere. Ed in secondo luogo, questo è solo lo 0,17% della popolazione dell'isola.

Faccio ricorso al proverbio e dico: ciò che è bene per la tacchina è bene per il tacchino. Voglio dire, che se stravagantemente si afferma che questi 19 mila all'anno sono alcuni presunti guarimberos oppositori fuggiti grazie alla valvola, allora perché non affermare anche che gli 11 milioni e più cubani che rimangono sull'isola appoggiano la Rivoluzione. Non dovrebbero applicare un doppio standard? O sì? Infine, smettiamo con l' ipocrisia: una grande percentuale di coloro che giustificano la politica dei piedi asciutti - piedi bagnati, come la sua pari - ed altrettanto sinistra – il blocco, economico, commerciale e finanziario di Cuba, non è interessato alle vite di coloro che muoiono in mare o nella selva, né la prosperità materiale di noi che stiamo qui; solo brandire il macchiavellico e già noioso argomento che tutti sappiamo.

Continuiamo parlando chiaro: ora si sopprime tale politica per la semplice ragione che non era più moralmente sostenibile. Il suo indecoroso obiettivo, da molto tempo, è rimasto scoperto davanti all'opinione pubblica internazionale. Con lo spietato blocco economico e la politica dei piedi secchi – piedi bagnati si è preteso solo destabilizzare la società cubana, screditare il suo modello politico, drenare da Cuba il suo capitale umano e porre le basi per la creazione di movimenti controrivoluzionari incaricati di eseguire azioni terroristiche ed aggressive contro il popolo. Inoltre, lo stimolo all'emigrazione irregolare poneva in pericolo vite umane e anche incitava la commissione di reati quali la tratta di persone.

Basti un solo esempio per rivelare il carattere cinico e manipolatore di tale politica. Nel 2011 il Dipartimento di Stato USA presentò un rapporto dove Cuba era mostrata totalmente inadempiente del Protocollo delle Nazioni Unite per Prevenire, Reprimere e Punire la Tratta di persone. Questo dimostra che l'intenzione era sempre quella di presentare la vittima come colpevole. Dal momento del trionfo della Rivoluzione, gli USA hanno usato la questione migratoria come arma di destabilizzazione contro il governo cubano. Ricordiamo la chiamata Operazione Peter Pan, perversa manovra organizzato dalla CIA nel 1960, per la quale circa 14 mila bambini furono presi da Cuba e portati negli USA, senza che molti di loro mai tornassero a vedere i loro genitori. In modo perfido fu redatta una falsa legge sulla Patria Potestà, ampiamente divulgata da diversi mezzi di propaganda, per dimostrare che il governo cubano cercava l'eventuale espropriazione dei bimbi, ai loro genitori, al fine di indottrinarli nell'URSS.

Prova che i cosiddetti balseros (profughi su zattere ndt) sono stati solo un pezzo in più nella scacchiera politica USA, è possibile ottenerla in un documento ufficiale, declassificato nel 1997, che raccoglie dettagli della cosiddetta Operazione Northwoods. Questo piano, messo a punto nel 1962 dal Dipartimento dal Ministero della Difesa USA, intendeva realizzare diverse iniziative terroristiche che avrebbero permesso incolpare il governo rivoluzionario cubano al fine di giustificare l'invasione dell'isola. Una di queste azioni consisteva nell'affondamento, "reale o simulato", di emigranti cubani nella loro rotta verso la Florida. Così lo slogan di moda, la "valvola di sicurezza", è solo ed esclusivamente una valvola di sicurezza davanti alla frustrazione di 58 anni senza vedere soddisfatti i loro sogni di sconfiggere la Rivoluzione Cubana.

Nulla di quanto intentato contro Cuba gli diede il frutto anelato. Hanno provato di tutto: blocco economico, invasioni, minaccia di una guerra nucleare, tentativo di isolare la Rivoluzione sul piano internazionale, guerra batteriologica e psicologica, terrorismo di stato, centinaia di piani per assassinare Fidel ... e niente. Pertanto, ora è comprensibile il risentimento, e che solo gli rimanga esprimere, più volte, il copione appreso -benché non faccia al caso- come nel racconto a dei fenici.


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