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L'anno in cui il Venezuela sfuggì all'oligarchia


cubainforma
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Iroel Sánchez cubainformazione.it

L'opposizione anti-chhavista in Venezuela cominciò, il 2016, con la più grande opportunità che avesse mai avuto. La vittoria elettorale le permetteva il controllo dell'Assemblea Nazionale e la diminuzione dell' 80% dei proventi delle esportazioni causata dall'impatto del maggior calo, del secolo, del prezzo del petrolio, insieme alla permanenza di un modello economico di rendita creava la più difficile situazione economica affrontata dal chavismo dal suo arrivo al potere, nel 1999. Tutto ciò con l'aggiunta che, negli anni trascorsi da allora, si erano uniti al consumo milioni di venezuelani in precedenza esclusi, non in base ad un aumento della produzione ma alla crescita delle importazioni pagate dal petrolio che si facevano impossibili nelle nuove circostanze.

La ripetuta dichiarazione con cui il governo Obama qualificò il Venezuela come una "straordinaria minaccia", unito all'assedio delle istituzioni finanziarie internazionali completavano un quadro in cui era praticamente impossibile, per il governo, sopravvivere. Approfittando di ciò il potere legislativo, era in grado di colpire, costantemente, da lì, l'esecutivo bolivariano e non lasciarlo governare. Da parte sua, il governo USA, mentre dialogava con Cuba, cospirava politicamente ed economicamente contro l'alleato più stretto dell'isola per far pressioni, su di essa, a fare concessioni in direzione del capitalismo.

Invece lontano dal coronare la sua vittoria in un gioco di scacchi politico, la cui scacchiera la favoriva in pedine e posizioni, dentro e fuori del paese, la precipitazione antichavista nella sua ossessione -costituendosi il nuovo parlamento dichiararono il suo obiettivo di spodestare il presidente Nicolas Maduro in meno di sei mesi- portò l'opposizione a dilapidare un'opportunità che ora non si ripeterà.

Per sfidare la Camera Costituzionale del Tribunale Supremo di Giustizia (TSJ) nella difesa dei tre deputati "non eletti regolarmente" tutte le decisioni dell'Assemblea finirono invalidate da tale tribunale in base alla Costituzione. Volendo ignorare i passaggi per convocare il referendum revocatorio contro il Presidente solo possono, ora, ottenere il sostegno per convocare e vincere quel processo, sostituire Maduro con chi il quotidiano spagnolo El Pais chiama "il chavista più rifiutato dall'opposizione" l'ex governatore di Aragua, Tarek El Aissami.

Nel frattempo, l'esecutivo bolivariano ha avuto il tempo di promuovere e realizzare un accordo tra i principali esportatori di petrolio il cui annuncio ha posto il prezzo di un barile di petrolio al doppio del prezzo che aveva all'inizio del 2016, ha potuto adottare misure per iniziare a spostare la distribuzione di prodotti con sovvenzioni generalizzate solo verso i settori più bisognosi, eliminando così una delle cause della speculazione e della scarsezza, sostenuto dalle Forze Armate che gli sono rimasti leali e non hanno accettato gli appelli, da parte dell'opposizione, di aderire al golpismo. Quest'ultimo è stato una fattore chiave affinché l'esplosiva miscela di scarsità, guerra mediatica e sostegno USA non seguisse il corso che diede fine al governo di Salvador Allende in Cile.

Il discorso di bilancio annuale della sua gestione che pronunciò, il presidente Maduro, davanti alla TSJ, in sostituzione dell'annullata Assemblea Nazionale, rivela una profonda comprensione degli errori commessi nella gestione economica e della necessità di abbandonare la rendita e l'assistenzialismo per passare ad un nuovo modello di produzione e distribuzione che permetta trasformare la società venezuelana, con la partecipazione attiva del popolo in difesa dell'enorme opera sociale che ha costruito il chavismo.

E' l'unico modo di emendare l'errore di permettere ai settori putschisti di riorganizzarsi e mantenere intatto il loro potere economico e mediatico dopo il fallimento del loro putsch, dell'aprile 2002, oltre che, fino al 2015, come denunciava lo scrittore Luis Britto García, sostenuto in una documentata analisi dal titolo "La scarsità e l'inflazione in Venezuela" di Paulina Curcio Curcio:

"il governo ha consegnato la chiave del suo pacemaker all'avversario economico capitalista affidandogli 60.000.000 milioni di dollari preferenziali, o più, perché li dissipi in importazioni fantasma o in beni che poi accaparrerà o che impedirà che giungano al pubblico." (…) "non arriva al consumatore l'enorme sacrificio fatto dal governo fornendo dollari a un tasso preferenziale agli imprenditori privati affinché importino beni di base o materie prime per produrli, e questi rimangono rimangono bloccati in una purulenta mafia di intermediari, in gran parte controllata dai monopoli ed oligopoli del settore. Il cittadino medio non può fare nulla contro questo tappo che ostruisce le politiche socialiste e corrode l'adesione del popolo verso il suo governo."

Pertanto, la creazione dei Comitati Locali di Approvvigionamento e Produzione (CLAP) sta dando un nuovo ed efficace risposta, con protagonismo popolare, a questo problema e già rifornisce 2 milioni di famiglie a basso reddito e si pretende farle crescere sino a raddoppiare questa cifra, nei primi mesi del 2017, a prescindere dalle reti mafiose create dall'oligarchia e demoralizzante 'incettare'. Il chavismo sembra aver tratto i giusti insegnamenti dalla sua più difficile congiuntura e l'oligarchia venezuelana ha sperperato un'opportunità d'oro che difficilmente ritornerà a presentarsi. Come recita il verso guilleniano gli oppositori hanno conosciuto "ciò che è morire di sete accanto alla fonte" ed ora, difficilmente, torneranno ad arrivare sino ad essa.


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