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Le ultime dall'Egitto, evoluzioni della rivoluzione egiziana


MicheleMorini
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Forse prima del 29 Luglio il tema del rapporto tra religione e politica non era stato affrontato ancora con l’asprezza che invece ha preso dopo la manifestazione del venerdì 29 Luglio, la manifestazione che si chiamava “Giorno dell’Unità” e che tutto portò fuorché unità. Infatti i movimenti “salafiti”[3] e probabilmente parte dell’area più conservatrice dei “Fratelli Musulmani” vollero farne una prova di forza[4].

Da quel giorno questa tematica è tornata ad essere centrale nei dibattiti politici, massmediatici e tra la popolazione. E dopo quel giorno hanno cominciato a delinearsi i primi due grossi schieramenti che probabilmente si affronteranno alle elezioni parlamentari. Infatti dopo un’unità di facciata durata fino a poco fa, per ora si stanno formando due coalizioni principali: “Il Blocco Egiziano”, che comprende formazioni laiche, gruppi e partiti della sinistra e gruppi e partiti liberali e la “Allenza democratica per l’Egitto” in cui si sono aggregati I Fratelli Musulmani, la galassia di partiti di ispirazione islamica, la destra liberista, capitalista e moralista del Wafd, ed i salafiti, a partire dal maggiore di essi, il temuto “Hizb an-Nur” (Il Partito della Luce) .

Infatti quel venerdì, gli egiziani avrebbero dovuto manifestare tutti insieme l’unità del popolo egiziano, e celebrare la rivoluzione. Poiché le componenti erano davvero tantissime, e andavano dal “Partito Comunista Egiziano”, e dalla sinistra storica del “Tajammu’”, ai liberali di destra del “Wafd”, ai giovani che avevano guidato la rivoluzione: i laici del “6 Aprile” e movimenti fuoriusciti dal 6 Aprile, i giovani socialisti di varie tendenze, i giovani comunisti, leninisti o trotzkisti, i giovani dei Fratelli Musulmani…. E poi ancora, gli intellettuali di “Kifaya” (“Ora basta” primo nucleo di rivoluzionari di ogni tendenza, composto da famosi intellettuali e formatosi nel 2005), i “Fratelli Musulmani” e il loro nuovo partito “Hurriya wa ‘Adala” (Giustizia e Libertà), i partiti più recenti come quello dello studioso ‘Amru Hamzawy, il partito dei “sufi”, l’ala mistica dell’islam (di cui una parte ha appunto deciso di fare un partito) fino ai salafiti, che da buoni “letteralisti” i sufi li detestano e spesso tacciano di “apostasia”. I salafiti però alla rivoluzione si erano opposti in nome di uno dei tanti detti del Profeta*, (a volte contrastanti tra loro, a volte con una catena di narrazione debole e quindi in certe occasioni chiaramente manipolati), che in questo caso dice: “ Meglio il sovrano ingiusto della “fitna” (confusione, anarchia etc.). Ma appena i loro leader e ulema, videro che la rivoluzione stava avendo pieno successo, passarono con gran disinvoltura sul carro del vincitore, sostenendo che inizialmente pensavano che sarebbe stata solo “fitna”….e quando realizzarono invece che era una cosa seria, allora scelsero di passare con i vincitori.

Accadde che così anche i salafiti presero parte all’organizzazione della manifestazione, ormai accettati tra le fila della politica, e legittimati politicamente, nonostante l’uso strumentale della democrazia, denigrata come valore ma usata per tentare di prendere il potere e imporre quella che questi “letteralisti”, spesso di ispirazione wahhabita, credono sia la legge di Allah: il Corano ridotto a codice penale, il Corano come un qualcosa di a-storico nella sua interezza, il Corano che regola la vita pubblica come fossimo nel 620 d.C e non nel 2011 d.C. (oltre alla non considerazione che nell’islam non c’è un clero, che pure il fondatore dei Fratelli Musulmani stesso, lo sheykh Hassan Al Banna ricordava, quando dichiarava la sua predilezione per il sistema parlamentare, chiamava all’islamizzazione dal basso ricordava ad alta voce[5])

Come finì la manifestazione che sarebbe dovuta essere dell’”Unità”, credo lo sappiamo tutti: un tripudio di bandiere saudite, di slogan sull’applicazione della shari’ah islamica, ritratti dell’ex-imam delle jama’at islamiyya, l’imam cieco ‘Omar Abder-Rahman, attualmente detenuto negli Usa, slogan “siamo tutti Osama Bin Laden” (incredibilmente è stato ripetutamente cantato), slogan ossessivi e cupi e abbandono della manifestazione da parte delle forze laiche. Infatti, mentre l’accordo tra gli organizzatori delle diverse tendenze voleva che si mettessero sul campo solo i punti in comune tra tutte le parti, e cioè essenzialmente una maggiore rapidità nel processare i protagonisti del vecchio regime, e una maggiore “pulizia” in tutta la macchina governativa e burocratica. Così i laici avrebbero messo da parte la loro richiesta di “la Costituzione prima” (delle elezioni), gli slogan sulla laicità dello stato e ogni slogan che potesse offendere la sensibilità di altri. I “Fratelli Musulmani” senz’altro la componente più organizzata e antica nella politica egiziana acconsentì, così fece il partito ufficiale della Fratellanza infatti, e altrettanto i tanti partiti più piccoli usciti dalla sua matrice, e pure il fronte salafita con le sue numerose organizzazioni e partiti di visione “salafi”, promettendo altrettanto di evitare provocazioni politiche all’ampio fronte laico e quindi la promessa di rispetto degli accordi che imponevano di non parlare di shari’ah islamica, di non far diventare la manifestazione una manifestazione islamista, ma che sia dai colori che dagli slogan fosse invece una manifestazione egiziana, considerando oltretutto la presenza dei partiti e organizzazioni cristiano-copte. Copti che, tra ortodossi (la maggioranza), protestanti e cattolici raggiungono oltre del 10% della popolazione egiziana e che ovviamente hanno già fondato almeno un partito di “ispirazione Copta”.

Sul racconto di quella manifestazione, le persone con cui ho parlato sono state tutte molto chiare: I salafiti, e le testimonianze sono da tutti i governatorati dell’Egitto, hanno organizzato, con i soldi che ricevono dall’Arabia Saudita e da chissà chi altro, un ottimo e capillare servizio di autobus e microbus, generalmente con l’aria condizionata, che in Egitto è decisamente un lusso, ancor di più per dei contadini, disoccupati, anziani o giovani sottoproletari… che sono il target preferito dei gruppi salafit trasportando decine di migliaia di “lumpenproletariat” dai loro villaggi al centro della capitale, Piazza Tahrir. Con il viaggio si offriva anche da mangiare a tutti. La Piazza Tahrir si andava riempiendo all’inverosimile, ma c’erano troppe cose che non tornavano, gli slogan che iniziavano a sollevarsi: le bandiere saudite verdi, altre bandiere nere con la “shahada” (la testimonianza di fede islamica) stampata sopra, gli striscioni richiedenti l’applicazione della shari’ah, agli slogan con le stesse richieste, i manifesti inneggianti al jihad….e il colore verde dell’islam a prevalere nettamente sul bianco-rosso-nero della bandiera egiziana, oltre a simboliche sostituzioni, ove possibile, della bandiera egiziana con quella saudita. E dopo qualche discussione anche molto accesa, tutti i gruppi laici, dalla sinistra alla destra ai giovani del “6 Aprile” che raggruppa giovani di ogni tendenza, (inclusi alcuni dei Fratelli Musulmani) hanno deciso di comune accordo di uscire dalla piazza e tenere una conferenza stampa in cui annunciavano il “tradimento”, i patti non rispettati. Da quel giorno le posizioni si sono molto polarizzate, si è sembrati tornare indietro nel tempo, quando la separazione tra corrente islamista e corrente laica era netta e le distanze molto lontane.

Tra le fila dei salafiti è molto forte e presente la componente delle “jama’at islamiyya”, (il cui leader è stato appena scarcerato), che ha ancora le mani sporche del sangue di numerosissimi egiziani, uccisi a partire dall’ex-presidente Sadat nel 1981, fino alle uccisioni di altri egiziani visti come miscredenti poichè non condividevano il loro estremismo. Personalmente non pensav
o che i Fratelli Musulmani avrebbero trattato con loro e vi si sarebbero avvicinati tanto, ma al contrario, sotto la direzione di Mohammed Badie, ex-compagno di prigionia di Sayyid Qutb, il capofila dei radicali islamisti e dei “takfiriiyun, i Fratelli Musulmani stanno ritornando indietro ideologicamente. Le mani dei salafiti provenienti dalle “jama’at islamiyya”sono ancora piene del sangue di innocenti turisti di ogni nazionalità, che osavano inoltrarsi verso i gioielli dell’antichità egiziana nel profondo sud, ad Assuan o Luxor, o volevano visitare il Museo Egizio del Cairo, e venivano attaccati sul treno o sparati sulla stessa piazza Tahrir, dove si trova il Museo Egizio e che tutti ora conoscono come la Piazza della rivoluzione, turisti che a lor dire, infangavano l’Egitto con la loro presenza “impura”, secondo l’ideologia malata di questo gruppo estremista. Gruppo che terminò la sua storia insanguinata nel 1997 con il macello di Luxor, dove in molti ricorderanno avvenne una delle più orribili stragi compiute sul suolo egiziano. Ebbene buona parte degli ex-carcerati del gruppo è oggi attiva politicamente nel campo salafita, che compete alle elezioni tramite alcuni partiti “politici”, il più importante dovrebbe essere “Hizb an-Nuur” (Partito della Luce), ma c’è anche l’”Hizb al Fadila” (“Partito della Virtù”) e “Hizb al Asala” (“Partito dell’Autenticità”)

Questa tendenza religiosa non è rappresentata solo dagli ex-terroristi delle “jama’at islamiyya”, ma anche da alcuni predicatori molto famosi, che appoggiano il fronte salafita, condividendone le posizioni religiose. La loro principale e praticamente unica richiesta è quella di un Egitto Emirato Islamico, dove secondo la lettura più dogmatica e letteralista del Corano e della Sunna, l’unica legge sia la shari’ah islamica, e dove la musica, il ballo, gli appuntamenti mistici dei sufi con le loro cerimonie, e si dibatte, perfino il turismo, sarebbero vietati. Già ora i Fratelli Musulmani stanno invitando ad un dibattito sul turismo e sul rispetto alle tradizioni islamiche che secondo la Confraternita sarebbe dovuto dai turisti. Le “jama’at islamiyya” che della lotta al turismo avevano fatto un cavallo di battaglia negli anni’90, hanno colto al volo la palla al balzo, infatti già per prassi i membri dei gruppi salafiti non possono lavorare con turisti, colpevoli di “importare comportamenti viziosi, di diffondere una morale anti-islamica e una visione del mondo da miscredenti”.

I salafiti sarebbero pure favorevoli alla fine degli accordi di Camp David e alla rottura diplomatica totale con il confinante Israele. Salvo poi leggere di uno sheykh salafi piuttosto famoso che dichiarando, riguardo al processo a Mubarak, e all’accusa di esportazione illegale di gas a Israele, sostiene che “non c’è nulla di condannabile in ciò, poiché anche il nostro amato Profeta * faceva commercio con gli Ebrei”. Infatti negli ultimi anni Mubarak aveva fatto uscire di galera un po’ di salafiti, in funzione “spauracchio per l’Occidente” e anti-Fratelli Musulmani, poiché parte dell’elettorato si mischia, soprattutto nei quartieri illegali, gli “’’ashwayyat”: quartieri cadenti, costruiti abusivamente, e dove vivono, secondo un calcolo piuttosto ottimistico, circa 8 milioni di cairoti.

Ma appunto l’idea fissa dei salafiti è quella di un paese dove venga applicata il prima possibile la shari’ah islamica in modo letterale, a partire dal taglio della mano ai ladri, alle frustate per amanti e coppie che escono dai canoni. Sembrerebbe eccessivo, qualcuno può pensare che stia calcando la mano, ma tutto questo è nero su bianco, i quotidiani egiziani fanno a gara a intervistare esponenti di ogni tipo della corrente salafita e le risposte sono sempre meno incoraggianti e pochi giorni fa in un’intervista ad uno dei principali quotidiani egiziani, “Al Masry al Youm”, Najeh Ibrahim, ha confermato la loro volontà di applicazione immediata delle pene “hudud”, le pene corporali, che vengono applicate praticamente solo in Arabia Saudita, nell’Afghanistan talebano e in qualche altro sfortunato paese.

Tornando alle scelte che hanno di fronte i “Fratelli Musulmani”, in quanto gruppo più organizzato, più popolare e più radicato, e che perciò sono e saranno molto importanti per l’Egitto ci sono varie ipotesi. La scelta che sembrano stare prendendo i “Fratelli Musulmani” è abbastanza sconcertante sia per l’accettazione della condivisione dell’alleanza con i salafiti, che per la collaborazione intensa con le ex-“jamaat islamiyya”. Certo il partito ufficiale della Fratellanza sarà alleato per le elezioni parlamentari con i liberali del “Wafd”, formazione di destra conservatrice e laica, dalle radici molto antiche anch’essa essendo il partito più antico d’Egitto. Il “Wafd” collaborò con i Fratelli Musulmani già in passato e presentarono liste comuni nel 1984 (o meglio: il Wafd ospitò gli “indipendenti” dei Fratelli Musulmani, che in quanto tali, con Mubarak, non avrebbero potuto presentarsi)

Ma a mio avviso come spesso è accaduto nella storia delle Fratellanza, il tatticismo e la non volontà di prendere una posizione chiara sull’argomento della laicità dello Stato e quindi su una serie di argomenti che erano stati messi recentemente al centro del dibattito, quali la possibilità che un Presidente possa essere cristiano, o un capo dell’esercito In questo modo “Hurriya wa ‘Adala”, i “Fratelli Musulmani” sono troppo spesso caduti in contraddizione e dato l’impressione di avere una posizione su questi punti che andrebbe a incidere sull’uguaglianza di tutti gli esseri umani – a prescindere da razza, colore, religione, genere- così come sul tema della condizione e del diritto della donna i Fratelli sono spesso scivolati…..In ogni caso, già l’aver creato un partito politico differenziato dall’organizzazione dei Fratelli Musulmani, è un segnale forte verso l’idea di un potere civile e laico. Rappresenta infatti in modo formale la differenza tra il politico e il religioso, con la separazione dei due elementi. Si parla molto di un Akp turco in Egitto, ma non credo che il partito politico dei Fratelli, l’”Hurriya wa’Adala” sia ancora in grado di fare quei passi necessari, almeno ora, ad evolversi in un senso totalmente democratico, diventando una sorta di “Democrazia Cristiana” egiziana, come invece si è evoluto il partito turco al governo. Sarebbe un vero peccato non accadesse, dato che la Costituzione a quanto pare, sarà scritta dai vincitori delle elezioni parlamentari. E’ importante per l’unità dell’Egitto tutto, che i Fratelli Musulmani e il loro partito politico rispettino in pieno quei principi di laicità, seppur a volte non chiarissimi, che sono stati comunque stilati nel programma elettorale per il 2007 e che già erano presenti in quello del 2005. Dipende da come si comporteranno i Fratelli Musulmani principalmente, se lo scontro diventerà bi-polare, “laici” vs. “islamisti”, oppure se si manterrà entro le regole del gioco democratico, con i “salafiti” ( un po’ come il vecchio italiano Movimento Sociale Italiano, i fascisti insomma) esclusi da qualsiasi alleanza di governo, e i Fratelli Musulmani che si evolvono in un partito politico, che solamente si inspira a principi religiosi ma tiene in conto che la democrazia è fatta del rispetto delle minoranza (concetto invece totalmente estraneo ai salafiti ), allora si eviterà una spaccatura in Egitto che non porterebbe a nulla di buono.

Sulla forma stato, i Fratelli Musulmani hanno scritto già nel loro programma del 2007 ed è elemento che ormai si considera assodato, che la shari’ah islamica debba essere in qualche modo solo una “cornice” entro cui muoversi, e che l’autorità statale debba essere civile e laica, pur suggerendo la presenza di sapienti religiosi in Parlamento.[6] Questa posizione era valsa molte accuse ai Fratelli Musulmani, i quali però sem
brano sino ad ora aver ben compreso le regole del gioco democratico e non parlano più di Califfato o di shari’ah da implementare integralmente. I dubbi tuttavia della compattezza su questi argomenti all’interno dei Fratelli Musulmani permangono e la divaricazione tra laici e islamisti aumenta………..

La situazione comunque in Egitto è talmente fluida, gli schieramenti e le alleanze si fanno e si disfano in pochi giorni, l’attuale governo civile, presieduto da ‘Essam Sharaf, una persona considerata da tutti molto perbene a con alcuni ministri molto apprezzati prosegue, pur sotto l’ombrello della giunta militare che è poi il vero governo del Paese, nella sua opera di ricostruzione democratica. Assieme al Ministero dei lavoratori, presieduto da un ministro dalla storia di sinistra, gli operai (del cui ruolo nella rivoluzione e situazione particolare parlerò nel prossimo articolo) e i lavoratori delle varie categorie, sono riusciti a ottenere una legge che permette ora la formazione libera di sindacato, con le sue regole democratiche di elezione dei rappresentanti da parte dei lavoratori ecc. Questa è stata una grossa conquista per gli operai, che tutt’oggi sono in lotta per un aumento del salario minimo da 700 Lire Egiziane a 1.200 Lire Egiziane (1.200 Lire Egiziane sono 150 euro, mentre l’attuale paga minima di 700 LE non sono nemmeno 90 euro)

Infatti si parla poco in Italia del ruolo centrale avuto nella rivoluzione di alcuni sindacati del ruolo degli operai del distretto industriale di Mahalla. La sinistra egiziana sta vivendo anch’essa una rinascita enorme su tutti i piani: popolare, giovanile, sindacale… A detta di Ashraf Aglani, avvocato di 21 famiglie degli “shuhada’a”, dei giovani morti durante la rivoluzione, in una intervista che gli ho potuto fare personalmente e che caricherò appena possibile, (considerato che è tutto in arabo e vorrei metterci almeno dei sottotitoli), sostiene che i gruppi che davvero lavorano nei quartieri di periferia, nelle zone popolari, nei quartieri illegali fatti di baracche e case abusive, e che sono in definitiva in vero contatto con il popolo egiziano sono gli attivisti delle sinistre comuniste e socialiste, e quelli delle diverse tendenze islamiste. Girando per il Cairo me ne sono accorto, le arti hanno ripreso a vivere, il teatro sperimentale, i concerti nelle piccole sale della zona di Wast al balad, storicamente zona di sinistra, e dove ha sede il partito più antico della sinistra egiziana: il glorioso “Tajammu’ al Taqaddumi” (Raggruppamento progressista) dove ho potuto ammirare una foto del Che Guevara in bianco e nero, in visita in Egitto durante l’epoca di Sadat, e i miei accompagnatori del partito stesso mi davano di gomito raccontandomi ridendo: “E lo sai che il Che non andò nemmeno a visitare o salutare il Presidente Sadat? Venne solo da noi, a visitare il nostro Segretario”.

Ma la parte riguardante la sinistra egiziana la voglio raccontare nei dettagli nel prossimo articolo.

PAOLO GONZAGA

Autore di “Islam e democrazia- I Fratelli Musulmani in Egitto”, ed.Ananke, Maggio 2011, Torino. Prefazione del Prof. Franco Cardini


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MicheleMorini
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Dalla padella alla brace... si sente chiaramente inneggiare alla Sharia (la legge islamica teocratica) che si pronuncia proprio Sharia in arabo....
Gli islamisti finanziati dall'Arabia Saudita (leggi USA) hanno monopolizzato la rivoluzione, e sto Hitler pazzo sul palco sta facendo uno schifo...

rabbrividite -> http://www.youtube.com/watch?v=wx5DHjTiAMQ&feature=related


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stefanodandrea
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Perché stupirsi? Fin dall'inizio molti avevano previsto uno spostamento di potere a favore dei salafiti. Un amico mi raccontava che, essendo andato a trovare i "rivoltosi" tunisini, questi, che erano in gran parte laici repubblicani, come se fossero rivoluzionari francesi del 1789, gli dicevano che non potevano andare nei quartieri islamici (quelli della rivolta), perché erano pericolosi. Allo stesso modo, i laici iraniani, con i cartelli scritti in inglese, dove si presentano? I laici democratici arabi - che avevano manifestato anche in Libia e che hanno constatato come alcuni islamisti o gruppi sovversivi abbiano approfittato della manifestazione per attaccare la polizia e scatenare la legittima reazione del governo libico - devono capire che le rivoluzioni non sono un gioco e che non nascono da semplici manifestazioni. Possono essere sufficienti pochi morti, ma se non hai 20.000 persone pronte alla morte non vai da nessuna parte. I salafiti li hanno e vincolo le rivoluzioni. I laici-democratici non hanno nemmeno il coraggio di entrare nei quartieri islamici e quindi fanno ridere. Allo stesso modo o i democratici-iraniani dimostrano coraggio e capacità di sacrificio che dimostrarono gli islamisti sciiti oppure si tolgano di torno: sono ridicoli.


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MicheleMorini
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Aquesto punto fanno ridere i patetici social network della dabbenaggine dove orde di disinformati inneggiavano ed inneggiano a queste rivoluzioni eterodirette da gli USa per fare posto ai regimi islamici filo sauditi... che in realtà non farà altro che scatenerare la gueera con israele e dare lo sfogo terza guerra mondiale che gli USA cercano cosi tanto per uscire dalla crisi


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MicheleMorini
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sembra stiano creando le condizioni per un conflitto mondiale innescato fra i paesi arabi ed israele


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