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L'Irlanda del nord resta senza acqua


helios
Illustrious Member
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http://www.lastampa.it/_web/CMSTP/tmplrubriche/giornalisti/grubrica.asp?ID_blog=322&ID_articolo=17&ID_sezione=713&sezione=

La temperatura passa da -28 gradi a +2, saltano diecimila tubature, quarantamila persone restano a secco. Problemi negli ospedali, per gli anziani e per i neonati. Lunghe file davanti a punti di distribuzione a Belfast e in 80 villaggi

La fila davanti alla caserma dei vigli del fuoco di Belfast è lunga quattrocento metri. La notte si mangia ancora l’orizzonte e l’aria è gelida. Ci sono due gradi sottozero. Gli uomini hanno facce dure, portano contenitori di vetro, taniche per la benzina, tinozze di plastica, recipienti improbabili, qualcuno persino delle tazze da tea. Vogliono acqua, perché a casa non ce n’è più da oltre una settimana. In alcune zone di campagna manca da undici giorni. Aspettano il loro turno davanti ai container azzurri messi a disposizione dal municipio. Svitano i tappi, riempiono le bottiglie, leggono i cartelli («bollire prima dell’uso»), imprecano e vanno via. Con loro ci sono mogli e bambini pieni di sonno, perché ognuno deve dare il proprio contributo in questa catena dell’assurdo. C’è un silenzio irreale. Il cielo è bianco e pesante, nuovamente minaccioso su questa terra battuta per settimane da violente scariche di neve e scopertasi all’improvviso al centro di una siccità rovesciata. Non manca l’acqua, sono saltati i tubi. Circa diecimila. Uno dopo l’altro, con un effetto domino che ha piegato la regione. «Qualcuno dovrà pagare», sussura velenoso il ministro dell’ambiente Edwin Poots. Nel mirino ci sono i dirigenti della NI Water, l’ente che gestisce l’acqua nell’Irlanda del Nord. Si sono lasciati sfuggire la situazione di mano. La poltrona di Laurence McKenzie, chief executive della compagnia pubblica, è fortemente a rischio. Lui non parla. «I nostri ingegneri sono al lavoro. Nella giornata di ieri hanno risolto il problema di sedicimila persone. Ci scusiamo per il disagio. Non torneremo a una situazione di normalità prima di qualche giorno», dice un comunicato aziendale. Qualche giorno. Quanti? «Forse due». Forse.

Il governo scozzese ha inviato 160 mila litri di acqua imbottigliata e il primo mimnistro inglese, David Cameron, ha dato la propria completa disponibilità economica e di mezzi. La protezione civile è al lavoro. «Siamo diventati il terzo mondo», scrivono i giornali di Belfast.

Il disastro è cominciato pochi giorni prima di Natale, quando la temperattura è passata da meno ventotto gradi a più due e l’acqua si è messa a uscire dalla parte sbagliata. Le condutture non hanno retto. Si sono spezzate di botto, le crepe sono diventate voragini, le perdite in alcuni casi sono state del cento per cento e la NI Water è stata costretta a chiudere gli impianti. Ottanta villaggi e buona parte di Belfast, circa quarantamila persone, si sono ritrovate nel diciannovesimo secolo. Niente dalle doccce, dai rubinetti, dagli scarichi del water. Niente per lavare i bambini, pulire le scale, svuotare i gabinetti. Il cattivo odore ha cominciato a farsi insistente e anche gli ospedali, dove l’acqua è stata razionata, hanno dovuto mettere la popolazione in guardia da una possibile emergenza sanitaria. Sharon Pelvis, madre di un bambino di due mesi ha resistito cinque giorni. «Poi sono andata in banca, ho ritirato un po’ di risparmi e ho deciso di farmi una vacanza a Londra. Meglio un albergo di questo disastro. E’ inacettabile. Farò causa alla NI Water». Il Comune ha messo a disposzione i propri bagni. «Se qualcuno deve fare la doccia può venire da noi». John Seymour, medico di base, dice che a preoccuparlo di più sono gli anziani. «Penso alle persone che non possono muoversi di casa. A quelli che non sono in grado di raggiungere i punti di rifornimento. Chi li aiuta? Io personalmente sto suonando campanello per campanello perché ho il timore che qualcuno non abbia i mezzi per affrontare la crisi».

Il viceprimoministro irlandese Martin McGuinness parla di «inettitudine» della compagnia che distribuisce l’acqua. «Come hanno fatto a non capire? Quando martedì gli uffici torneranno a riempirsi il problema esploderà in maniera ancora più evidente. Lo sbalzo di temperatura ha avuto un ruolo decisivo, ma le tubature sono in condizioni pietose da anni. Non a caso c’è un piano di recupero che prevede uno stanziamento di tre miliardi». Sono quei piani che arrivano sempre dopo. Trecento operai sono al lavoro giorno e notte, mentre la fila davanti agli uffici del Comune si allunga a perdita d’occhio. La rabbia monta e l’aria si riempie di una pioggerellina fitta, costante, provocatoriamente inutile.


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Maria Stella
Noble Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 1429
 

Anche in Irlanda si è spinto per la privatizzazione del servizio, con la scusa che il privato avrebbe curato la manutenzione . Ma non contenti di questo, stanno spingendo per privatizzare l'acqua, bene comune. Se li lasciamo fare questi arrivano a considerare , e già spingono in questo senso, bene alienabile, anche la vita, Un po' come fanno con gli indiani che vengono spinti a suicidarsi per pagare i debito del microcredito. Il modo di ragionare delinquenziale è identico e a mio modo di vedere, la Stampa tutta è troppo delicata con questa plebe arrogante e avida. Dicono e non dicono, con altri meno potenti non si fanno remore, sembra che costoro non si pongano il problema del futuro dei propri figli, o pensano che potranno tutti sistemarli dalla parte di chi PRENDE?


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