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L'oscuro business delle crociere


mastermind
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La cittadina di Zuihuatanejo, località di vacanza sulla costa pacifica del Messico, ha vinto: minacciate dalla rivolta popolare, le autorità hanno cancellato il progetto di costruire un molo capace di dare attracco a due navi da crociera in contemporanea. Sapete, quegli alberghi galleggianti dediti al divertimento organizzato, pieni di hall «di lusso», sale da ballo, saune e piscine, ristoranti e casinò, lunghi anche 500 metri, che torreggiano come grattacieli a ridosso delle vecchie città visitate, e che se ne vanno dopo due giorni lasciando alla località qualche tonnellata di spazzatura e, talora, avendo prosciugato l’acqua potabile della zona.

Il numero dei passeggeri che visitano le acque messicane su navi da crociera è passato da 3,2 a 6,4 milioni l’anno dal 2000 al 2007; 22 porti messicani consentono l’attracco a questi casinò galleggianti. Ma la popolazione è convinta che l’arrivo di queste masse di turisti praticamente autosuffficienti porti poco o nulla allo sviluppo locale.

Le statistiche sembrano dar ragione a questa tesi: il business delle crociere ha portato al Messico nel 2007 487,5 milioni di dollari (nel 2001 erano 201 milioni) e creato 16 mila posti di lavoro; una briciola nel complesso dell’industria turistica messicana complessiva, che nel 2007 ha fruttato al paese 12,9 miliardi di dollari, e occupato 2,4 milioni di addetti.

Nel corso della polemica, sono stati rivelati dati preoccupanti su questa industria in grande sviluppo. Li riferiamo, specificando che essi valgono per le due grandi compagnie statunitensi leader del settore, la Carnival Cruise Line e la Royal Caribbean; ditte quotate alla Borsa di New York, ma per eccellenza «transnazionali», non si adeguano ad alcuna legislazione sociale nè salariale di alcun Paese.

Sicchè i lavoratori del settore (che nelle Americhe si valutano in 150 mila circa), per lo più assunti da Paesi del terzo mondo, ricevono paghe da 10-20 dollari al giorno per giornate lavorative di 13 ore, più vitto e alloggio, certo; l’alloggio consistendo in amache stesse nei ponti più bassi, surriscaldati e soffocanti. Il cibo consiste negli avanzi dei clienti. Il personale di servizio in cabina riceve salari mensili da 50 dollari, poichè si suppone che il resto debbano guadagnarselo con le mance.

Il profitto netto della Carnival, intanto, nel 2007 è stato di 2,4 miliardi di dollari, quello della Royal Caribbean di 633 milioni. Il mercato europeo è in frenetica espansione e l’euro forte aiuta i conti, anche se il mercato USA sta calando. Le compagnie di navigazione però si lamentano: il settore è «fortemente competitivo» e i rincari del greggio limano i profitti (ma Carnival e Royal, dal 2008, addebitano una sovrattassa per costi carburante di 140 dollari ad ogni passeggero).

Le destinazioni sono scelte dalle compagnie, non tanto per assecondare le preferenze dei loro turisti, quanto in vista della minimizzazione dei costi. Per esempio, l’Alaska ha appioppato una tassa di 50 dollari a passeggero per «servizi ambientali e infrastrutturali»; il parlamento messicano solo ora ha deciso di estrarre 5 dollari a passeggero, e la tassa non è ancora entrata in vigore.

Quanto ai «divertimenti» - o piuttosto ai bagordi - a bordo, gioco d’azzardo, droga a fiumi e super-alcoolici duty-free a basso prezzo pare abbiano creato qualche problema. Almeno secondo l’associazione International Cruise Victims, nata nel 2006, con centinaia di associati in 16 Paesi, che hanno documentato una incredibile serie di delitti - impuniti - che avverrebbero durante le crociere.

Il gruppo ha comprovato la scomparsa di almeno otto persone fra il 2004 e il 2006: poichè gli eventi sono avvenuti in acque internazionali, pare che non ci sia modo di condurre serie indagini. Il presidente dell’ICV, Kendall Carver, ha perso la figlia Marianna, 40 anni, svanita nel nulla il 28 agosto 2004 durante una crociera in Alaska della Celebrity Cruise Lines. Laura Dishman, un’altra socia, ha deposto di essere stata violentata in una denuncia che ha depositato a Sacramento.

«Non c’è sicurezza, non c’è legge sulle navi», dice, «è il Far West in rotta». La Royal Caribbean ha dovuto riferire al Congresso con una relazione, in cui ammette che fra il 2003 e il 2005 sono avvenuti 237 «incidenti a sfondo sessuale», comprese violenze di gruppo, durante le sue crociere. Secondo Carver il numero è molto superiore, perchè è raro che le vittime di stupro facciano denuncia.

Per di più, le compagnie usano proprio personale di sicurezza, alle loro dipendenze, che molto probabilmente non riportano i fatti alle autorità penali, per non rovinare l’atmosfera di festa perpetua tipica delle crociere.

L’IVC sta cercando di far approvare dallo Stato della California una legge che imponga la presenza a bordo di un poliziotto o di un funzionario californiano, insomma un agente indipendente per constatare non solo i delitti, ma le violazioni delle altre norme, per esempio ambientali. Le compagnie hanno minacciato, se passa la legge, di «saltare» i porti californiani. Ora l’associazione delle vittime delle crociere sta facedo lobby per ottenere una legge federale.

Maurizio Blondet
EffediEffe.com
04.08.2008
Link: http://www.effedieffe.com/content/view/4084/180/


Citazione
mastermind
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Un lettore, che ha lavorato per la Carnival 6 anni ci invia questa testimonianza:

Per gli italiani le condizioni sono buone e gli stipendi anche.
Carnival ha oltre 20 navi su cui lavorano una media di 30 Italiani; metà delle navi, le più grosse, sono state costruite in Italia presso Fincantieri.

Sono navi da 800-900 milioni di dollari (e spesso incorrono in penali che sviliscono il prezzo finale).
Poi come non bastasse i cantieri sono pure finanziati dallo Stato, quindi in certi casi le navi alla Carnival gliele paghiamo noi... ma basta lavorare...
Queste navi sono per crociere di massa, non di lusso, in quanto portano fino a 3.500 passeggeri con 1.500 membri di equipaggio, le cabine passeggeri sono piccole.
Le crociere di lusso hanno spazi privati grandi e la proporzione tra equipaggio e passeggeri è sbilanciata a favore dell'equipaggio o si pareggia.
Una volta in funzione comunque trasportano i passeggeri americani presso le tipiche destinazioni caraibiche, messicane e non.

Inutile dire che le scene peggiori si vedono in molti dei Paesi poveri dei Caraibi e del Messico.
Le crociere a Santo Domingo e in Colombia sono state sospese anni fa, per la criminalità e per la brutta vista che si offriva ai passeggeri, dalla povertà e dal degrado ai cadaveri che affioravano nei porti.
Comunque il tipico passeggero Carnival (ma vale per altre compagnie) è un povero americano che paga la crociera a rate e mangia più che può una volta a bordo.
Questo tipico passeggero è un gran rompiscatole strafottente che non si gira nemmeno se rovescia un vassoio di patatine e ketchup; ne prende un altro e si gode la vista del filippino che pulisce.
Ho visto scene interessanti in cui il passeggero pezzente tira quarti di dollaro in acqua per vederli recuperare dai bambini locali.

Le violenze di bordo avvengono per molti motivi, ma quando riguardano i passeggeri di solito sono per i classici motivi che la società si porta dietro anche in vacanza, e cioè suicidi, botte tra ubriachi, botte tra coniugi, tentate violenze su donne, etc.
Solo in alcuni casi riguardano membri dell’equipaggio, con passeggere, o tra membri dell'equipaggio.
Ad esempio il personale che fa pulizie in cabine è spesso composto da sudamericani o caraibici. Essendo alcuni abituati ai modi spicci utilizzati nei propri Paesi di provenienza, il fatto di aprire una cabina e trovarci dentro una donna seminuda li portava a pensare che ella stesse aspettando proprio il negrone caraibico, e quindi costui passava alla vie di fatto.
Per ovviare a questo, nei primi anni 2000 il personale di camera è stato soppiantato da ragazze dell’est.
Una volta rotto l’isolamento del blocco sovietico si è aperto un grande serbatoio di manovalanza a basso costo.
Oltretutto avere dei bianchi e non dei negri come camerieri appariva più gradevole ai passeggeri, e se i passeggeri erano negri questo li allievata ancor di più.
Le peggiori vessazioni avvenivani spesso da passeggeri negri a servitù bianca.
Oltretutto il personale dell’est, in gran numero donne, ha allietato non poco la vita degli equipaggi, in quanto il numero di donne (e che donne!) ha trasformato anche per gli equipaggi la crociera in piacere.
Ho visto parecchi marittimi italiani attempati tingersi i capelli e impazzire d’amore per giovincelle rumene; molti di essi hanno lasciato la famiglia o sono morti di viagra.
Del resto una prestazione sessuale di una mora lituana, con occhi azzurri, alta 1,80 in una spiaggia delle Bahamas fa vedere la vita in una maniera diversa...

Comunque tornando agli aspetti importanti, gli stipendi del personale non tecnico sono irrisori, camerieri baristi e cabinisti hanno un fisso ridicolo di poche decine di dollari e il resto sono mance.
Mance che in percentuale sono obbligatorie, ma che comunque vengono spartite in maniera impari per cui i capiservizio prendono di più e «motivano» quelli sotto di loro in maniera molto convincente.
Questo sistema, seppur contestabile, fa guadagnare abbastanza, anche un paio di mgliaia di dollari al mese.
Un operaio, proveniente da Paesi dove non c’è il costume della mancia, guadagna circa 1.400 dollari; un rumeno che lavorava con me non si lamentava molto in quanto a casa sua guadagnava cento dollari al mese, a bordo stava circa 6-7 mesi e portava a casa circa 10.000 dollari; in Romania ogni due o tre anni comprava un appartamento e manteneva la famiglia nel gran lusso.
Per 10.000 dollari un americano farebbe ben poco, considerata la disponibilità di 24 ore su 24 e i disagi di un lavoro off-shore.
Alcuni sindacati americani si sono battuti perchè perlomeno nelle giornate di porto in America gli equipaggi ricevessero il minimo sindacale americano.

Ma niente di fatto.
Le navi sono territorio straniero e basta.
I reati in esse commessi possono essere perseguiti in varie maniere, ma se non coinvolgono direttamente cittadini americani non succede molto.
Le mitiche sicurezze, anche se israeliane, sono semplici security, non sono inquirenti e non possono fare più di tanto se non immobilizzare qualche ubriaco o far coprire qualche americana sbronza che si vuol spogliare in discoteca.
Quando ci scappa il morto, al rientro negli Stati Uniti avviene un’indagine consueta in base a testimoniaze, etc.
Anche tra l’equipaggio possono avvenire incidenti, del resto ci sono i vari gruppi, i colombiani, gli honduregni, i filippini, (gli italiani sono ritenuti tra i più miti), etc.
Non più di due anni fa anche un idrauilico italiano sparì misteriosamente.
Se sparisci in una nave di solito vuol dire che sei sparito in mare, per tua volontà o no.
Gli incidenti che avvengono sulle navi sono dovuti più che altro all’alcool, che tra i passeggeri scorre a fiumi, ma del resto sono incidenti che capitano pure a casa.
Sono invece comuni incidenti simulati, per cui i passggeri fanno poi causa alla compagnia, che vanno dal finto scivolamento alla finta aggressione sessuale da parte di un membro dell’equipaggio. Esempio tipico: sei in ascensore con una donna sola, quando la porta si apre lei urla e si strappa i vestiti, e dice che hai tentato la violenza.
Per scherzetti come questi più di un marittimo si è fatto la galera o è stato sbarcato all’istante, perchè la compagnia non ha nessuna intenzione di proteggere un presunto arrapato, anzi, tende a prendere le distanze e duri provvedimenti.

Non esitono amache nei ponti bassi, ma al massimo cabine da due, eccezionalmente 3 persone, e servizi in comune.
Ma c’è aria condizionata, TV con videoregistratore e la pulizia è un obbligo fatto rispettare con frequenti ispezioni.
Le mense equipaggio sono eccellenti e abbondanti; un polacco che ho conosciuto è ingrassato di 20 chili in pochi mesi e si è fatto pure venire il diabete.
Io come primo ufficiale prendevo circa 5.500 euro al mese avevo una cabina vista mare, con letto matrimoniale e servizi in cabina.
Gli ufficiali superiori, come comandanti e direttori, arrivano a oltre 20.000 euro al mese senza bonus.

Carnival è il gruppo crociere più potente al mondo, con oltre 80 navi tra tutte le compagnie del gruppo Carnival.
La compagnia Costa è di proprietà del gruppo Carnival al 100%.
Carnival è propietaria di mezza Miami e di tanti altri immobiloi nella grande America.
Carnival è della famiglia ebrea Harrison; il suo fondatore negli anni ‘70 ha cominciato con una piccola nave scassata e un gruppo di marittimi italiani reduci del fallimento della Società Italia, compagnia statale ridotta al fallimento con la stessa tenica delle varie Alitalia odierne.
Ancora oggi nessuno sa spiegarsi come in un paio di decenni Carnival abbia sbaragliato compagnie storiche, comprato praticamente tutto tranne Royal Caribbean ed essere diventata un unico immenso coloss
o mondiale delle crociere tale che non è più nemmeno considerabile che subisca concorrenza in un qualsiasi angolo del globo, dato che se incontra una nave al 90% è sua.
Il gruppo Carnival versa metà dei suoi utili annuali in banche israeliane e metà in America.

Alla fine della cena di gala i passeggeri vengono fatti alzare e cantano tutti insieme «God Bless America».
A Natale nelle navi Carnival si mette una enorme menorà nel salone in modo che possa essere ammirata da tutti i passeggeri.

Lettera firmata
EffediEffe.com
05.08.2008
Link: http://www.effedieffe.com/content/section/4091/200/


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