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Lozano di nuovo in tv: «Non chiedo scusa»


Tao
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Ai microfoni del Tg1: «La colpa di tutto è di Giuliana Sgrena, non vengo al processo perché temo per la mia vita». Il processo salta ancora: la Farnesina non ha notificato agli Usa la citazione a responsabile civile

Niente più lacrime per il soldato Mario Lozano. Ieri, proprio nel giorno che avrebbe dovuto segnare l'avvio del processo in cui è accusato di omicidio volontario, è apparso nuovamente in televisione ed ha attaccato frontalmente la nostra inviata Giuliana Sgrena. Il palco d'eccezione era il Tg1 delle venti: «Non vado al processo in Italia perché temo per la mia vita e quella della mia famiglia - ha detto Lozano - La colpa di quello che è accaduto la darei a lei (Giuliana ndr), doveva fermare la macchina quando ho segnalato con il faro». Lozano sostiene che a convincerlo che non era necessario rispondere alle domande della procura romana che lo accusa di omicidio sono stati «i militari americani». Passata la commozione, è passata anche la voglia di chiedere scusa a qualcuno. E come sempre Lozano ritiene di interpretare il volere di un uomo, Nicola Calipari, che non conosceva e ha pure ammazzato: «Non sono sicuro che chiedere scusa sia la cosa giusta da fare; è un po' come ammettere di essere colpevole. Non so come reagirebbe, penso a lui, vorrei che non fosse mai successo». Le foto scattate sul luogo del delitto sarebbero un'altra reazione dettata dal panico: «Quando ho saputo che era Calipari ho avuto paura ed ho scattato quelle immagini».

Il processo a carico di Lozano ieri ha subito un nuovo rinvio. Sta volta a colpa è del ministero degli Esteri italiano che ha inviato in ritardo la notifica di citazione a responsabile civile indirizzata al Dipartimento per la difesa americano. Si partirà il 10 luglio.
La lettera che indicava la prima udienza, quella dello scorso 17 aprile, è arrivata a Washington solo il 26 dello stesso mese (dunque a udienza già avvenuta), quella per la convocazione di ieri non è mai partita da Roma. E dunque il presidente della corte Andrea Gargani ha deciso di aspettare ancora: se a luglio la notifica avrà rispettato i tempi anche se Washington non dovesse rispondere la citazione sarà valida e il dipartimento della Difesa americano sarà parte in causa nel processo.
Sia il pm Franco Ionta che l'avvocato Franco Coppi si sono opposti all'aggiornamento dell'udienza ed hanno spiegato di avere alcuni dubbi sul tentativo di coinvolgere l'amministrazione americana, come invece sta cercando di fare l'avvocato Alessandro Gamberini che rappresenta Giuliana. «Bloccare ora il processo è sbagliato sul piano della visibilità e su quello della serietà», ha detto Ionta argomentando la propria opposizione.

Sa. M.
Fonte: www.ilmanifesto.it
16.05.07


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