Nelle ultime ore del suo mandato, il presidente uscente Joe Biden ha concesso la grazia preventiva a diverse figure di spicco, tra cui il dottor Anthony Fauci, l’ex generale Mark Milley e i membri del comitato del Congresso che ha indagato sull’assalto al Campidoglio del 6 gennaio 2021, oltre alla sua famiglia tutta. La motivazione? L’ormai ex presidente democratico intende, con l’ultimo gesto della sua amministrazione, proteggere i già citati prescelti da possibili procedimenti giudiziari che potrebbero essere avviati dall’amministrazione entrante di Trump.
La grazia concessa a Fauci, che ha guidato la risposta degli Stati Uniti alla pandemia di COVID-19, è particolarmente significativa, sospetta e inquietante a detta di qualcuno, dato il ruolo centrale che ha ricoperto durante l’emergenza sanitaria e tutte le controversie legate alla sua figura istituzionale. “Proteggerli da procedimenti politici” asserisce Biden nello stilare le motivazioni dell’ultimo atto da Presidente uscente.
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Biden, all’ultimo minuto, dà la grazia preventiva ai famigliari, Fauci, il generale Milley e ai deputati della Commissione J6
January 21, 2025
Il presidente uscente degli Stati Uniti Joe Biden ha sfruttato i suoi ultimi momenti in carica per concedere una grazia generale ai membri della sua famiglia, proteggendoli di fatto dalle potenziali ripercussioni che avrebbero potuto subire sotto Donald Trump.
Lunedì Biden ha affermato che la sua famiglia è da tempo presa di mira in uno sforzo concertato per danneggiarlo politicamente.
«La mia famiglia è stata sottoposta ad attacchi e minacce incessanti, motivati unicamente dal desiderio di farmi del male, il peggior tipo di politica partigiana. Sfortunatamente, non ho motivo di credere che questi attacchi finiranno», ha affermato Biden in una dichiarazione.
La grazia riguarda «qualsiasi reato non violento contro gli Stati Uniti» che cinque membri della famiglia Biden potrebbero aver commesso a partire dal 1° gennaio 2014 fino alla fine del suo mandato presidenziale.
«Sto esercitando il mio potere, garantito dalla Costituzione, per graziare James B. Biden, Sara Jones Biden, Valerie Biden Owens, John T. Owens e Francis W. Biden», ha affermato il presidente uscente, aggiungendo che «i perdoni non devono essere confusi con il riconoscimento che hanno commesso qualche illecito».
La grazia seppellisce di fatto la pluriennale vicenda di traffico di influenze di James Biden, indagata dai repubblicani del Congresso e dai giornalisti. Sebbene non abbia dovuto affrontare accuse penali, il fratello di Biden, James, ex proprietario di un night club, broker e consulente politico, è stato accusato dai repubblicani di aver mentito al Congresso, oltre ad aver agito come agente straniero non registrato in violazione della draconiana legge americana nota come FARA.
James e il figlio del presidente, Hunter, sono stati citati in giudizio per il presunto coinvolgimento del presidente Biden nei loro affari negli Stati Uniti e all’estero, in particolare in Cina e Ucraina.
Hunter Biden è stato graziato dal padre alla fine dell’anno scorso, mesi dopo la sua condanna per accuse di possesso di armi e tasse e mentre affrontava la condanna in un caso separato. La grazia ad Hunterro è arrivata nonostante le ripetute promesse di Joe Biden di non intervenire nei casi penali del figlio.
Come riportato da Renovatio 21, le accuse di corruzione del clan Biden – dove nei discorsi di spartimento dei fondi incassati Joe sarebbe chiamato «The Big Guy» – si sono susseguite, anche all’interno del Congresso USA, per diversi anni.
Sempre all’ultimo momento, Biden ha concesso la grazia preventiva all’ex capo supremo dell’esercito USA generale Mark Milley, al dottor Anthony Fauci, che ha guidato la risposta degli Stati Uniti alla pandemia di COVID-19, nonché ai membri del Congresso che hanno indagato sulla rivolta del 6 gennaio 2021 al Campidoglio di Washington, evento noto come «J6».
In una dichiarazione rilasciata lunedì e citata da diversi organi di informazione, Biden ha espresso preoccupazione per le minacce ai funzionari statunitensi, da lui descritte come ingiuste azioni penali.
Ha citato espressamente Milley, Fauci e i membri e lo staff del Comitato speciale per le indagini sull’attacco del 6 gennaio al Campidoglio degli Stati Uniti, sottolineando che «questi dipendenti pubblici hanno servito la nostra nazione con onore e distinzione e non meritano di essere oggetto di procedimenti giudiziari ingiustificati e motivati politicamente».
Milley, che ha definito Trump un «fascista», ha avuto una brillante carriera militare, prestando servizio in alcuni dei luoghi più pericolosi del mondo «per proteggere e difendere la democrazia», ha detto Biden, il quale ha anche elogiato il curriculum professionale di Fauci come ex direttore del National Institute of Allergy and Infectious Diseases e consulente medico capo durante la pandemia di COVID-19. «Gli Stati Uniti sono più sicuri e più sani grazie a lui», ha detto il presidente uscente.
Per quanto riguarda i membri del Congresso che hanno indagato sull’attacco del 6 gennaio, Biden ha affermato che hanno adempiuto alla loro missione ritenendo responsabili «una folla di insorti che ha attaccato il Campidoglio nel tentativo di ribaltare un’elezione giusta e libera con la forza e la violenza». L’attacco è stato effettuato da sostenitori dell’allora presidente Donald Trump che hanno tentato di interrompere la certificazione della vittoria di Biden alle elezioni presidenziali del 2020.
«L’emissione di queste grazie non dovrebbe essere fraintesa come un riconoscimento che un individuo abbia commesso un illecito, né l’accettazione dovrebbe essere fraintesa come un’ammissione di colpa per un reato. La nostra nazione ha un debito di gratitudine nei confronti di questi dipendenti pubblici per il loro instancabile impegno nei confronti del nostro Paese», ha affermato Biden.
Mentre Biden ha decantato la carriera militare di Milley, Trump lo ha accusato di tradimento per aver presumibilmente detto ai funzionari cinesi negli ultimi giorni della sua amministrazione che gli Stati Uniti non avrebbero attaccato la Cina, anche se se un attacco fosse stato pianificato, avrebbe informato in anticipo la sua controparte cinese. «Questo è un atto così atroce che, in tempi passati, la punizione sarebbe stata la MORTE», ha affermato nel settembre 2023.
Come noto, Trump ha definito pubblicamente «un fottuto idiota» il Milley, dicendo di averlo capito quando il generale gli disse che era più conveniente lasciare tutte le armi e i mezzi militari in Afghanistan ai talebani invece che portarli via.
Più grave ancora, Milley avrebbe dichiarato che durante i giorni del gennaio 2021, al passaggio di potere tra l’amministrazione Biden e quella Trump avrebbe parlato con i generali cinesi avvertendoli in caso di decisione di attacco da parte di Trump. La questione secondo alcuni, oltre che assomigliare da vicino ad un golpe in cui i militari decidono di rifiutare gli ordini del potere civile, ammonta ad alto tradimento – un reato punibile negli USA con la morte.
Parimenti, l’anno passato aveva detto che Pechino non avrebbe ora le capacità e nemmeno l’intenzione di invadere Taiwan. Il Milley ha inoltre visitato una base illegale che gli USA hanno in Siria, strutture che, nonostante la volontà di Trump e il lavoro di alcuni deputati come Matt Gaetz (poi silurato via scandalo nella sua nomina a segretario della Giustizia) di chiudere le strutture di occupazione una volta per tutte.
Di recente il Milley – grande lettore di filosofia woke ed esperto del concetto di white rage (l’idea che i bianchi sono ingiustamente arrabbiati e aggressivi perché stanno per essere soppiantati) – si è fatto notare per l’eccezionale commento di difesa della politica di Israele perché «anche noi abbiamo ammazzato gente in gran numero».
Pur avendo collaborato con lui all’inizio della pandemia, cioè alla fine del suo primo mandato presidenziale, Trump è anche un critico di lunga data di Fauci, definendolo un «disastro» per la sua gestione della pandemia, accusato di minimizzare i potenziali effetti collaterali dei vaccini COVID e di promuovere lockdown, nonché di aver occultato – viste le implicazioni che lo possono coinvolgere – la possibile origine laboratoriale del COVID. Robert F. Kennedy jr., nominato capo della Sanità USA, ha scritto un libro, The Real Anthony Fauci, in cui dettaglia in centinaia di pagine e pletore di note le malefatte del Fauci nella sua carriera.
Il pardon a Fauci si estenderebbe per tutti i reati non violenti commessi contro il governo federale USA dopo il 2014: una data interessante, notiamo, perché coincide con le prime avvisaglie di rapporti e finanziamenti tra gli enti sanitari e di ricerca americani e il laboratorio di Wuhan.
In molti, tuttavia, dicono che ciò che l’uomo ha combinato prima del 2014 – come per l’AIDS – basterebbe per spedirlo in gattabuia fino alla fine dei suoi giorni.
Il presidente entrante degli Stati Uniti ha anche liquidato con sdegno le indagini sul suo presunto ruolo negli eventi che hanno portato alla rivolta del Campidoglio del J6 e durante la stessa, definendola una «caccia alle streghe» motivata politicamente, criticando duramente gli ex rappresentanti degli Stati Uniti Liz Cheney (figlia dell’architetto della guerra in Iraq Dick Cheney, passato incredibilmente ad appoggiare la Harris e i Democratici, che ancora più incredibilmente hanno incassato soddisfatti dell’endorsement di un personaggio che descrivevano come Satana) e Adam Kinzinger, entrambi membri della Commissione 6 gennaio, definendoli «due orribili RINO [Repubblicani solo di nome] che si mettono davanti al nostro Paese».
Trump ha quindi accusato la Cheney di manomissione di testimoni, che ha affermato aver contribuito a dare forma a una testimonianza chiave nell’indagine sulla rivolta del Campidoglio.
In pratica, Biden sembra aver blindato i dossier più importanti che potevano venire a galla nel nuovo corso, scoperchiando verminai impressionanti.
Sentito brevemente sulla questione delle grazie elargite in articulo mortis da Biden, Trump, appena dopo il giuramento, ha definito queste grazie preventive – oggettivamente mai viste, se non, forse, nel caso di Nixon graziato da Ford una volta dimessosi per il Watergate – come «unfortunate», «infelici».