"Il premio Nobel per la Pace assegnato all'Unione Europea per il suo ruolo nel garantire la pace e la stabilità nel continente"
AHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAH
"Il premio Nobel per la Pace assegnato all'Unione Europea per il suo ruolo nel garantire la pace e la stabilità nel continente"
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Ho avuto la stessa reazione
La decisione del Comitato norvegese del Nobel per il vincitore del premio per la Pace 2012 è stata «unanime».
(Corriere della serva)
Insomma è proprio così che viene assegnato il Nobel, più fai danni alla pace più vieni premiato. Orwell sghignazza nella tomba.
Facevano prima a dare il Nobel alle scie chimiche.
D'altra parte lo hanno assegnato anche ad Obama ancor prima che questi avesse in realtà compiuto una sola minima azione, forse per qualche dichiarazione d'intenti:
Premio Nobel per la Pace 2009 «per i suoi sforzi straordinari volti a rafforzare la diplomazia internazionale e la cooperazione tra i popoli».
che buffonata
Ci sarebbe da piangere a dire il vero...ma ridiamo che e' meglio..........finche' non ci tasseranno o vieteranno pure la risata...... ( a dire il vero converrebbe piu' tassare le lacrime )
Oltre tutte le cose note l'UE ai suoi vertici ha una cricca di massoni pedofili dediti al sacrificio umano(forse per ricattarsi) come rivelò non solo Paolo Ferraro, ma anche Blondet alcuni anni fa.
Il prossimo nobel lo daranno a Guantanamo o ai campi FEMA o ad Al-Qaeda e i suoi ''ribelli libici'':
http://www.youtube.com/watch?v=PPIIUqrQ7EI
Patetica autocelebrazione
Se la cantano e se la suonano, con relative stecche
il ballottaggio finale era tra l'UE e il virus della peste...sarà per il prossimo anno 🙁
una nota positiva: essendo la Svezia fuori dall'EUR si potrà spernacchiare chi parla di moneta unica come condizione necessaria alla pace europea.
lo so mi consolo con poco
Ottimo, poi alla prossima tornata inventeranno anche il reato, così se qualcuno criticherà l'Europa avrà commesso un "crimine contro la pace".
D'altronde già alcune proposte di legge, tutte respinte, miravano a rendere reato pure una critica fatta alla BCE, cioè il terribile crimine di "critica a una banca".
Ma i soldi del premio a chi vanno? 🙄
Verranno distribuiti ai poveri e ai bisognosi, chiaramente.
svarione: il nobel per la pace a differenza degli altri è consegnato in Norvegia. cmq il ragionamento non cambia, anche loro si sono tenuti la corona!
aggiungo un articolo di Dani Rodrik che è abbastanza pertinente:
si può far convivere democrazia, globalizzazione e sovranità nazionale contemporaneamente?
Nel recente dibattito parlamentare in Francia sul nuovo trattato fiscale europeo, il governo socialista attualmente in carica ha negato con forza che la ratifica del trattato comporterebbe un indebolimento della sovranità francese. Non pone “alcun limite sul livello di spesa pubblica” ha affermato il Primo Ministro Jean-Marc Ayrault. “La sovranità del budget rimane infatti nelle mani del Parlamento della Repubblica francese.”
Mentre Ayrault tentava di rassicurare i colleghi alquanto scettici (tra cui diversi membri del suo stesso partito), il Commissario europeo per la Competizione, Joaquin Almunia, lanciava un messaggio simile ai suoi compagni social democratici a Bruxelles. Per avere successo, sosteneva, l’Europa deve smentire chi crede che ci sia un conflitto tra globalizzazione e sovranità.
A nessuno piace rinunciare alla sovranità nazionale, e meno di tutti, pare, ai politici di sinistra. Tuttavia, negando che la possibilità di sopravvivenza dell’Eurozona dipende dall’imposizione di limiti sostanziali alla sovranità (aspetto decisamente ovvio), i leader europei stanno fuorviando i loro elettori, ritardando il processo di europeizzazione della politica democratica e aumentando i costi politici ed economici.
L’Eurozona aspira ad un’integrazione economica totale con l’eliminazione dei costi di transazione che spesso ostacolano le operazioni commerciali e finanziarie transnazionali. Ovviamente, quest’integrazione richiede che i governi rinuncino a delle restrizioni dirette su commercio e flussi di capitale, ma richiede anche un’armonizzazione delle norme e delle regolamentazioni nazionali (come gli standard di sicurezza sui prodotti e la regolamentazione bancaria) con quelle degli altri paesi membri affinché non diventino degli ostacoli indiretti al commercio. I governi, da parte loro, devono sostenere i cambiameni in queste politiche per evitare che l’incertezza stessa si trasformi in un costo di transazione.
Tutti questi aspetti erano impliciti all’interno dell’iniziativa del mercato unico dell’Unione europea. Con l’eurozona si è passati poi ad una fase successiva con l’obiettivo di eliminare del tutto, attraverso l’unione monetaria, i costi di transazione associati alle valute nazionali e i rischi legati al tasso di cambio.
In termini semplici, il progetto di integrazione europea si è sostanzialmente basato su una serie di limitazioni alla sovranità nazionale. Se il suo futuro è ora a rischio, è perchè si trova infatti, ancora una volta, ad affrontare il problema della sovranità. In un’unione economica vera, sostenuta da istituzioni politiche dell’unione stessa, i problemi finanziari di Grecia, Spagna e altri paesi non sarebbero arrivati ai livelli attuali che minacciano l’intera unione.
Prendiamo in considerazione gli Stati Uniti. Nessuno tiene conto, ad esempio, del deficit di conto corrente della Florida rispetto al resto del paese, anche se possiamo immaginare che sia piuttosto elevato (dato che nello stato risiedono molti pensionati che vivono di benefici provenienti da altre fonti).
Nel caso in cui il governo della Florida dovesse andare in bancarotta, le sue banche continuerebbero ad operare normalmente in quanto regolamentate dalla giurisdizione federale. Inoltre, se le banche della Florida dovessero fallire, le finanze pubbliche sarebbero comunque protette dato che gli istituti bancari sono, in definitiva, responsabilità delle istituzioni federali.
In caso di disoccupazione in Florida, i sussidi dei lavoratori disoccupati provengono da Washington. E quando gli elettori della Florida rimangono delusi dall’economia non protestano per le strade della capitale, bensì fanno pressione sui rappresentanti del Congresso affinchè apportino dei cambiamenti alle politiche federali. Nessuno potrebbe d’altra parte sostenere che gli Stati Uniti abbiano un alto livello di sovranità.
Anche la relazione tra sovranità e democrazia viene male interpretata. Non tutte le restrizioni sull’esercizio della sovranità risultano essere non democratiche. Gli scienziati della politica parlano di “processo di delega democratica” (ovvero l’idea secondo cui uno stato sovrano decide volontariamentedi avere le mani legate, tramite accordi internazionali o la delega ad agenzie autonome, al fine di ottenere risultati migliori). La delega della politica monetaria ad una banca centrale indipendente è l’esempio più calzante: nel processo di stabilizzazione dei prezzi, la gestione quotidiana della politica monetaria viene infatti protetta dalla politica.
Anche se alcune limitazioni selettive alla sovranità potrebbero migliorare la performance democratica, non c’è alcuna garanzia che tutti i limiti imposti da un’integrazione dei mercati possano avere lo stesso risultato. Nelle politica interna, il processo di delega è calibrato attentamente e limitato a poche aree legate a tematiche altamente specializzate in cui le differenze di parte non sono enormi.
Un vero processo di globalizzazione in grado di promuovere la democrazia dovrebbe rispettare questi limiti ed imporre solo delle restrizioni conformi ad un processo di delega democratico, assieme ad una serie di norme procedurali (come la trasparenza, la reponsabilità, la rappresentitività, l’uso di prove scientifiche, ecc.) in grado di migliorare la deliberazione democratica a livello nazionale.
Come dimostra l’esempio americano, è possibile rinunciare alla sovranità (come hanno fatto la Florida, il Texas, la California e gli altri stati degli Stati Uniti) senza rinunciare alla democrazia. Ma combinare l’integrazione dei mercati con la democrazia richiede la creazione di istituzioni politiche sovranazionali che siano rappresentative e responsabili.
Il conflitto tra democrazia e globalizzazione diventa più aspro nel momento in cui il processo di globalizzazione finisce per limitare l’esercizio delle politiche preferenziali a livello nazionale senza un’espansione compensativa dello spazio democratico a livello globale/regionale. L’Europa è già dalla parte sbagliata di questo confine, proprio come dimostrano le rivolte in Spagna e Grecia.
Il TRILEMMA
Ed ecco il punto in cui il mio trilemma inizia ad essere mordace. Non si possono avere globalizzazione, democrazia e sovranità nazionale allo stesso tempo, ma bisogna scegliere due elementi tra questi tre.
Se i leader europei desiderano mantenere la democrazia, devono scegliere tra l’unione politica e la disintegrazione economica. Devono da un lato rinunciare in modo esplicito alla sovranità economica, oppure metterla, in modo attivo, a servizio dei suoi cittadini affinché ne traggano beneficio. La prima opzione implicherebbe ammettere la propria colpa di fronte all’elettorato e creare uno spazio democratico sovranazionale. La seconda opzione comporterebbe invece una rinuncia all’unione monetaria per poter implementare delle politiche monetarie e fiscali nazionali con l’obiettivo di una ripresa di più lungo termine.
Più questa scelta viene posticipata, maggiori saranno i costi politici ed economici che dovranno in definitiva essere pagati.