Notifiche
Cancella tutti

Obama , il '68 ed i negri


Affus
Famed Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 3261
Topic starter  

“ Se non fossimo in fondo un po’ razzisti, non ci importerebbe del colore di Obama, quanto del suo programma politico. ”

Obama , il '68 ed i negri

Mi chiedono di scrivere un post serio su Obama e sulla sua vittoria alle presidenziali. Come al solito, vi accontento con la consueta logorrea.

Per prima cosa, con Obama e' finito il 1968, e si e' chiuso il ciclo delle sue conseguenze culturali. La X-Generation, sia essa Hillary Clinton sia essa MCCain, e' finita qui. Obama non ha fatto il 1968, all'eta' dei contestatori lui faceva gli anni '80.

E' importante stabilire questo per sancire l'abisso tra lui e la politica italiana, che giusto quest'anno e' riuscita a liberarsi del 1900, trovandosi ferma al 1968. Al pessimo 1968 che e' stato quello italiano.

Tutta la dialettica della protesta, della lotta, del vittimismo, tutta la dialettica dei "movimenti", dei "collettivi", della guerra dei sessi, degli scontri urbani non gli appartengono. La sinistra italiana, che non ha mai digerito gli anni '80 limitandosi a rimuoverli, non ha gli strumenti culturali per capire Obama. Ha rinunciato a questi strumenti quando ha condannato Craxi al ruolo di male assoluto e capro espiatorio, e quando ha deciso di abolire gli anni '80 come se fossero stati semplicemente gli anni di Drive In.

Ah, i negri.

Punto primo: Obama non e' un negro. Se per negro in America intendiamo una categoria sociale e dialettica caratterizzata dalla figura dell'uomo del ghetto, se per negro intendiamo il prodotto di una cultura che accolla al sistema ed al razzismo tutte le colpe dell'emarginazione dei neri, se per negro intendiamo il figlio delle pantere nere, ebbene Obama non e' un negro.

Ed e' per questo che adesso i negri dei ghetti avranno vita piu' difficile e non piu' facile. Finora la cultura del negro americano si e' nutrita di un vittimismo fatalista col quale giustificavano una condotta fancazzista e criminale accusando la societa' di emarginarli, di non accettarli. Il negro pimp, tutto bling-bling e hooker commetteva crimini contro la societa' americana, rifiutava per primo di impegnarsi in un percorso di vita legittimo grazie ad uno stratagemma dialettico , lo stratagemma di accusare la societa' americana di non accettarlo.

Oggi, questa dialettica (figlia degli anni '70) e' finita. Da oggi il "gangsta" ha una scusa in meno. Da oggi, essere uno spacciatore , un parassita nullafacente , un gangster, essere un magniaccio saranno semplicemente scelte, scelte delle quali sara' meno facile accusare la malvagia societa' razzista.

Finisce oggi il sogno di Martin Luther King. Finisce oggi la parabola di Malcolm X. Obama non e' il loro acme. E' la loro nemesi. E' la nemesi di un'idea di negro che non prova neanche a vincere e si ritira in un ghetto ove vive di espedienti e crimine , giustificato dal razzismo dei bianchi.

Razzismo che era un'ombrello protettivo dietro al quale troppa inerzia e troppo assistenzialismo alleggerivano il giudizio sui neri. Da oggi, ricordiamolo, se la gran parte dei carcerati e' di colore nessuno potra' piu' accusare la societa'.

In definitiva, Obama da' un bruttissimo colpo alla "cultura del piagnisteo" che alimento' tutti gli anni '70 e tutti i movimenti dei negri americani.

E no, non e' negro nemmeno per un altro motivo: e' stato eletto come presidente. Se una nazione fa questo, ha evidentemente superato il problema del colore della pelle, o lo ha fatto almeno in massima parte. Questo non significa che siano scomparsi i razzisti. Significa pero' che tutti i discorsi sulla pelle di Obama potrebbero persino risultare offensivi per gli americani: se lui e' presidente, il colore della pelle per loro conta poco. Se per noi conta, sia nel bene che nel male, allora siamo NOI ad avere un problema.

E ancora: spicca la scomparsa della destra religiosa dalle scene. E' durata pochissimi anni la parabola dei teo-qualcosa, siano teodem , teolib o teocon. Nei sondaggi non sono neppure comparsi.

Alcuni si sentono presi in giro dalle amministrazioni Bush e hanno smesso di votare. Altri hanno capito che non basta prendere il comando del paese piu' ricco del mondo per mandare indietro le lancette dell'orologio. Altri ancora hanno semplicemente deciso di seguire un'altra moda.

Il dato di fatto e' che oggi sara' piu' difficile chiamare "teodem" un bigotto, perche' non avra' termini di paragone negli USA. E sara' piu' difficile tenere "sdoganata" quella cultura che otto anni fa venne aizzata ad uscire dalla sua gabbia , nella "bible belt" americana.

Cosi', in definitiva finisce una moda, quella della religione come categoria politica americana. Finisce una stagione, quella dei leader negri spinti dalla cultura del piagnisteo, ove se un negro prendeva una multa per divieto di sosta era vittima di razzismo e non un semplice cittadino pizzicato. Le Pantere Nere vanno in soffitta.E finisce una generazione, quella dei post-sessantottini.

Le conseguenze si faranno sentire presto, ma nessuno degli schieramenti italiani, uno sessantottino e uno pre-sessantottino, hanno gli strumenti culturali per capirle in tempo.

Non capisco di che cosa si rallegri Veltroni: per un rottame del sessantotto come lui, Obama uomo degli anni '80 e' letteralmente un alieno.

Uriel

http://blog.wolfstep.cc/index.php?subaction=showfull&id=1225887218&archive=


Citazione
Condividi: