Il presidente francese ci ripensa e si schiera la fianco di Netanyahu nel boicottaggio dell’iniziativa indipendentista palestinese
Matteo Bernabei
Benjamin Netanyahu continua purtroppo a fare proseliti. Il primo ministro israeliano, intento a convincere i Paesi occidentali a impedire il riconoscimento unilaterale di uno Stato palestinese, sembra infatti essere riuscito a portare dal proprio lato della barricata dopo Stati Uniti, Gran Bretagna e Germania anche la Francia.
A riferire del volta faccia di Parigi, che solo la scorsa settimana aveva assicurato al presidente dell’Anp Mahmud Abbas il proprio sostegno all’iniziativa indipendentista, è stato lo stesso premier di Tel Aviv, secondo il quale il capo di stato Francese Nicolas Sarkozy avrebbe assicurato che prima di ogni altra cosa i palestinesi dovranno riconoscere a Israele il carattere di “Stato ebraico”.
Una condizione che anche l’Autorità palestinese ha rifiutato più volte in passato durante i negoziati di pace e alla quale certo non acconsentirà ora dopo la riconciliazione con Hamas. Una cosa che Netanyahu sa bene così come sa bene che ponendo tale precondizione alla pace potrà manipolare l’opinione internazionale a proprio piacimento giocando sul rifiuto del futuro governo di unità nazionale che comprenderà anche Hamas, nonostante questa clausola non sia mai stata inserita negli accordi di pace firmati con gli altri Pesi arabi.
Eppure il movimento islamico che controlla di Gaza nell’ultimo mese ha sempre rispettato il cessate il fuoco di fatto adottato con Tel Aviv, che invece ha continuato a provocare le fazioni dell’enclave palestinese con le continue incursioni delle proprie forze armate all’interno della Striscia. Ma di questo la comunità internazionale, proprio come accaduto nei mesi precedenti l’inizio dell’operazione “Piombo Fuso”, non terrà conto al momento di tracciare un bilancio dei fatti prima di votare la proposta di riconoscimento unilaterale di Abbas. Anche per questo venerdì il premier del governo di Hamas, Ismail Haniyyeh ha lanciato un appello hai diversi gruppi armati di Gaza affinché rispettino l’armistizio con Tel Aviv, dando così la possibilità al futuro esecutivo di compiere il proprio dovere senza fornire ai rivali un pretesto per attaccarli.
Inoltre per sottolineare all’Occidente la nuova disponibilità del movimento islamico alla pace, il capo del governo della Striscia è tornato a sottolineare che non si candiderà come premier del prossimo esecutivo e che questo sarà formato esclusivamente da tecnici con il solo scopo di indire nuove elezioni. Una ripetizione resasi necessaria dopo le continue polemiche dei ministri israeliani sulla possibilità che Hamas torni a espandersi in Cisgiordania. Polemiche accolte e sottolineate dagli Stati Uniti e dai loro alleati, senza però che questi dessero alcun peso alle dichiarazioni del numero uno del movimento islamico. La questione purtroppo è semplice: Usa, Ue e Israele non vogliono discutere con Hamas e stanno provando ogni genere di provocazione, politica e armata, per costringere la resistenza palestinese a fare un passo falso. Cosa che metterebbe fine alla riconciliazione e alla speranza di veder nascere finalmente uno Stato di Palestina, permettendo a Netanyahu e ai suoi di tornare a fare il proprio porco comodo a Gaza e in Cisgiordania. La pace e la democrazia non sono concetti ai quali poter applicare dei “se” o dei “ma”, sarà forse per questo che al giorno d’oggi non esistono più.
07 Maggio 2011 1200 - http://www.rinascita.eu/index.php?action=news&id=8124
il capo di stato Francese Nicolas Sarkozy avrebbe assicurato che prima di ogni altra cosa i palestinesi dovranno riconoscere a Israele il carattere di “Stato ebraico”.
Una condizione che anche l’Autorità palestinese ha rifiutato più volte in passato durante i negoziati di pace
Anche un collaborazionista come Abu Mazen si vergogna di appoggiare il razzismo del nuovo ordine mondiale. Vaglielo a spiegare alla cricca di repubblica e del progressismo vendoliano che ancora sogna di assomigliare alla superrazza che "ha fatto rifiorire il deserto". Questa frase, disco rotto degli insostenibili sostenitori di israele, dovrebbe essere incorniciata come la più bella presa per il culo del terzo millennio.