Originale italiano: http://znetitaly.altervista.org/art/7368
di Costas Panayotakis – 27 agosto 2012
Il New York Times è orgoglioso di offrire ai suoi lettori “tutte le notizie adatte a essere stampate”. Il giudizio di valore implicito nel termine ‘adatte’ non si riferisce naturalmente alla comprensibile e inevitabile necessità per qualsiasi giornale di operare una scelta riguardo a quale, nel numero potenzialmente infinito di storie, sia la storia che merita di essere narrata. Si riferisce anche alle scelte fatte anche dopo che le storie da raccontare sono state scelte. Si tratta di scegliere quali informazioni relative alla storia siano da riferire. Queste scelte rendono possibile al The New York Times prendere sottilmente posizione anche in articoli che a prima vista sembrano non fare altro che riferire gli eventi del giorno. Sono posizioni che sono solidamente all’interno delle opinioni neoliberali comunemente accettate, difendendo così il sistema capitalista contro qualsiasi critica o contestazione preoccupante. Il vero criterio su cosa è “adatto a essere stampato” per il New York Times è, perciò, non ciò che è importante abbastanza per riservargli spazio ma ciò che è coerente abbastanza con l’opinione convenzionale da contribuire all’agevole riproduzione di un sistema socio-economico che infligge quantità indicibili di sofferenza a miliardi di persone in tutto il mondo. Un caso emblematico è “Grecia e Germania trovano una nota conciliativa”, un articolo di Melissa Eddy e Jack Ewing (i).
Lo scopo apparente di questo articolo è di riferire sugli imminenti incontri del nuovo primo ministro Greco, Antonis Samaras, con il cancelliere tedesco Angela Merkel e sull’opinione dei giornalisti che “il confronto a volte stridente tra la Germania e la Grecia è sembrato divenire più conciliativo questa settimana quando ai leader delle economie più forti e di quelle più deboli d’Europa è apparso chiaro che una rottura dell’eurozona sarebbe catastrofica per entrambe.” Secondo l’articolo, sia Samaras sia la Merkel, “stanno cercando di far quadrare le aspettative dei loro elettori con le scelte che sanno di dover operare per preservare l’euro e evitare che la Grecia abbandoni l’unione monetaria.”
L’articolo basa la sua conclusione che Samaras sa cosa deve fare e si rende conto della posta in gioco su un’intervista che ha concesso al giornale tedesco Bild, nella quale cerca di rassicurare il logorato pubblico tedesco che egli è dedito al 100% al programma d’austerità imposto alla Grecia dagli europei e dal FMI ma che ha bisogno di un po’ di tempo extra per attuarlo. Considerato questo suo impegno, ci informa l’articolo, “sembrano migliorare le possibilità che riesca a guadagnare altro tempo per adempiere le condizioni imposte dai finanziatori ufficiali e per ricostruire la disastrata economia greca.” Non commenterò circa il fatto che le possibilità di Samaras stiano migliorando o no, ma devo segnalare l’affermazione dell’articolo che, se Samaras ottenesse il tempo aggiuntivo di cui ha necessità, egli sarebbe in grado di “ricostruire la disastrata economia greca.” Nel fare questa affermazione l’articolo fa due cose: avalla l’approccio di Samaras alla crisi economica greca, avallando così il programma d’austerità greco con la leggera modifica che Samaras richiede.
L’articolo non offre alcuna motivazione per il secondo avallo e, in realtà, suggerisce una conclusione del tutto diversa quando fa notare che “sembra essere una crescente presa d’atto che l’austerità ha già spinto la Grecia al limite e che qualsiasi ulteriore stretta della cinghia non farebbe che alimentare partiti politici estremisti e tagliare le entrate fiscali, rendendo ancor peggiori i problemi dell’indebitamento del paese.” Quel che questa frase riconosce è che il programma d’austerità ha portato in Grecia a una depressione catastrofica, in cui l’economia si è contratta di circa il 20% negli ultimi tre anni e la disoccupazione è salita alle stelle. E’ a causa di questo collasso che le entrate fiscali sono crollate, aggravando così il problema del debito greco. Quel che questo significa, in altre parole, è che, lungi dal costituire una via per ricostruire la disastrata economia greca, il programma d’austerità è una delle principali cause dei problemi che la Grecia sta attualmente affrontando.
Nell’adottare tale posizione incoerente, l’articolo nasconde anche l’incoerenza della posizione dello stesso Samaras che ha detto anche, in una parte della sua intervista al Bild non inclusa nell’articolo in questione, che “noi manteniamo i nostri obblighi di soddisfare tutte le prescrizioni. Ma dobbiamo stimolare la crescita, perché essa ridurrà i buchi delle nostre finanze. Tutto ciò che vogliamo è un po’ di respiro per far partire l’economia e far crescere le entrate” (ii). In altre parole, Samaras sta promettendo di continuare a stringere la cinghia che i giornalisti del NYT suggeriscono essere controproducente e rifiuta di ammettere che continuare con i tagli draconiani al bilancio e quelli ai salari e alle pensioni del settore pubblico non “stimolerà la crescita” ma aggraverà la depressione dell’economia greca.
Dato tutto questo, val la pena di tornare alla congettura dell’articolo su ciò che Samaras e la Merkel sanno e di cui si rendono conto a proposito delle conseguenze delle loro azioni sul futuro dei loro paesi dei loro paesi e della stessa eurozona. L’articolo mette in scena un contrasto tra Samaras e il popolo greco, in cui Samaras è presentato come uno che conosce “le scelte … che deve fare per preservare l’euro ed evitare che la Grecia abbandoni l’unione monetaria” mentre il popolo greco è semplicemente descritto come coltivante “aspettative” o bisognoso, secondo Jurgen Matthes, un economista tedesco citato dall’articolo, che Samaras gli mostri “che i suoi sacrifici sono valsi la pena e che la vita comincia a diventare migliore”. E l’articolo prosegue: “Se sarà in grado di raccontare questa versione, allora le cose potrebbero cambiare,” ha detto Matthes. “Il popolo ha necessità di vedere la luce alla fine del tunnel.” Interessantissimo: invece di pronunciarsi su ciò che è più prossimo al suo campo e precisamente gli effetti economici recessivi delle politiche d’austerità sino a questo momento, l’esperto economico tedesco scelto dai giornalisti si finge psicologo e, ricorrendo a luoghi comuni a proposito della natura umana e a congetture su ciò che il popolo ha o non ha bisogno di vedere, promette che, nonostante i fallimenti dell’austerità sino ad ora, tutto alla fine andrà bene se soltanto Samaras riuscirà a far sì che le miriadi di greci disoccupati e impoveriti “pensino positivo”!
Il problema, naturalmente, non è che il popolo greco ha necessità di vedere quel che vede Samaras e cioè il potenziale che le attuali politiche funzionino in qualche futuro remoto che non pare arrivare mai. Il problema è che Samaras continua con le politiche fallite d’austerity che il popolo greco ha ripudiato più volte. Lo ha fatto nelle elezioni del 6 maggio quando ha rifiutato i due partiti che davano un appoggio non ambiguo al programma dell’austerità, lo stesso partito conservatore di Samaras e il partito socialista, dando loro meno di un terzo dei voti. Dopo questo risultato disastroso sia i conservatori sia i socialisti hanno proclamato di aver capito il messaggio e che, se avessero vinto le successive elezioni di giugno, avrebbero fatto dell’ottenimento di serie modifiche a tale programma la loro priorità fondamentale. E’ stato solo in questo modo che sono riusciti a ottenere il sostegno sufficiente a formare un governo di coalizione. Invece di perseguire le diverse politiche che avevano promesso, tuttavia, stanno c
ontinuando con quelle stesse politiche, sperano che gli europei possano permettere loro di attuarle un po’ più gradualmente. Ritornando al commento di Matthes, perciò, se c’è un problema con il popolo greco non è che esso non abbia fiducia in Samaras bensì che può essere stato un po’ troppo credulone quando Samaras, tra maggio e giugno, ha proclamato di aver cambiato idea a proposito del programma dell’austerità.
Quanto alla pretesa dell’articolo che Samaras riconoscerebbe che una rottura dell’eurozona sarebbe una catastrofe per la Germania quanto lo sarebbe per la Grecia, sembra essere contraddetta dalle azioni di Samaras. Se fosse convinto di questo, Samaras lo userebbe come un gettone negoziale e cercherebbe di mantenere le promesse fatte prima delle elezioni di giugno. Invece di usare gli effetti di una rottura dell’eurozona come leva negoziale nelle sue trattative con gli europei, tuttavia, egli sta cercando di terrorizzare i greci perché accettino un’altra fase di austerità concentrandosi soltanto sulla possibilità che gli europei caccino la Grecia dall’eurozona.
Tutto considerato, questo articolo riesce, filtrando le informazioni importanti, a presentare un quadro incoerente e fuorviante della situazione in Grecia. Questo quadro è adatto alla stampa solo se il criterio d’idoneità è stabilito da ciò che è negli interessi delle élite capitaliste globali, decise a far pagare al resto di noi la crisi che sono state loro a provocare.
Costas Panayotakis è professore associato di sociologia a New York, presso il College of Technology dell’Università della Città di New York e autore di ‘Remaking Scarcity: From Capitalist Inefficiency to Economic Democracy’ [Rivedere la scarsità].
(i) vedere http://www.nytimes.com/2012/08/23/business/global/daily-euro-zone-watch.html?ref=global-home .
(ii) vedere See Harvey Morris, ‘Euro Zone Talks Revive Specter of Greek Exit [I dialoghi nell’eurozona resuscitano lo spettro dell’uscita della Grecia] ,’ http://rendezvous.blogs.nytimes.com/2012/08/22/euro-zone-talks-revive-specter-of-greek-exit/?scp=1&sq=euro%20zone%20talks%20revive%20specter%20of%20greek&st=Search
Da Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo
www.znetitaly.org
Fonte: http://www.zcommunications.org/what-s-fit-to-read-about-greece-by-costas-panayotakis
Originale: NYTX
traduzione di Giuseppe Volpe
Traduzione © 2012 ZNET Italy – Licenza Creative Commons CC BY-NC-SA 3.0