Resteremo presto senza banane?
Un fungo virulento sta attaccando le monoculture in tutto il mondo, e nessuno sa come fermarlo
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07
dicembre
2015
14:02
WASHINGTON - Ci vorrà ancora qualche decina d'anni, ma le banane che troviamo in commercio ovunque nel mondo - vale a dire la varietà Cavendish, che forma il 99% del mercato - potrebbero sparire per sempre. Questa la conclusione a cui è giunto uno studio pubblicato su PLOS Pathogens e raccontato sul Washington Post.
Non sarebbe la prima volta che succede. Le Cavendish negli anni '60 hanno sostituito le Gros Michel, oggi praticamente estinte perché colpite da un fungo chiamato Panama Disease. E oggi come allora è un altro fungo - Tropical Race 4, una mutazione del Panama Disease - che sta per fare strage di uno dei frutti più popolari al mondo. Con una differenza: se allora per le Gros Michel c'era una varietà commestibile - seppur meno saporita - e resistente al fungo, adesso alle Cavendish non c'è alternativa, e gli scienziati non credono possibile trovare un sostituto in tempi brevi.
A favorire il fungo e sfavorire le banane è stata la monocultura. Oltre a essere la stessa varietà in tutto il mondo, le Cavendish crescono prive di semi, e per creare una nuova pianta bisogna tagliare un ramo della vecchia e inserirlo nel terreno, creando di fatto un clone dell'originale (motivo per cui le banane hanno tutte grossomode la stessa grandezza e le stesse caratteristiche organolettiche, non importa dove ci si trovi); un clone incapace di difendersi dall'attacco del fungo, che è divenuto negli ultimi anni più virulento e ha attaccato le piantagioni in Asia, Africa, Medio Oriente e Australia. Non ha ancora intaccato quelle dell'America Latina, da dove proviene la gran parte del raccolto, ma gli esperti sono concordi nel dire che è solo una questione di tempo.
Qualche anno, quindi, e adieu banane. A meno di non trovare in fretta e furia una cura contro il fungo o una nuova varietà resistente (ve ne sono già altre, ma non adatte al cosumo commerciale come quello attuale). Compiti ardui. A essere andato storto, come conclude il Washington Post, il non aver previsto che una cosa simile potesse capitare di nuovo dopo il disastro Gros Michel: bisognava cambiare metodo di produzione. E non che non ci fossero degli indizi anche nel passato più lontano: lo stesso concetto di monocultura aveva causato per esempio la grande carestia di patate in Irlanda nel 1846. Anche in quel caso, boia fu un fungo.
http://www.cdt.ch/mondo/cronaca/144575/resteremo-presto-senza-banane
bisogna farsene una ragione....serve ad aumentare i prezzi.
Come disse la regina...: mangeremo cornetti 🙂
Sarà, cmnq chi ha vissuto nei paesi tropical e/o equatoriiali sa che la banana è diffusissima in tantissime varietà, decine di tipi forse, molto differenti l'una dall'altra.
creiamone ogm in laboratorio, che problema c'è? 😆 😆 😆